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Notizie sull'eBook
Questo eBook è segnalato su Retroguardia 2.0 - Il testo letterario, quaderno elettronico di critica letteraria a cura di Francesco Sasso e Giuseppe Panella: MOSTRI MARINI IN AVVISTAMENTO. Note sulla poesia di Roberto Corsi. Saggio di Giuseppe Panella: Leggi »
Roberto Maggiani
- 15/06/2010 12:57:00
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Mi pare di poter dire che la bellezza di questa raccolta scaturisca proprio da quella che sembra essere un’apparente “complicanza” nella costruzione del testo (già il titolo mette nella disposizione di una navigazione in qualche modo contraria alla direzione del “vento”: “…navigare con la prora orientata verso la direzione dalla quale spira il vento.”…una navigazione poetica quindi che va contro...), dal quale fluisce invece, ad una lettura condotta con la giusta attenzione, come la poesia richiede, un’armonia lineare di senso, fondata su costruzioni premurose dei versi, cesellati nei minimi particolari, nella scelta (fatto non scontato per un poeta) delle parole, adatte sia nel significato che nel suono in relazione al significato che nell’intreccio dei sensi. La lettura è completamente piacevole anche solo immergendosi nella “voce” dei lemmi e nel loro ritmarsi, mai stonato – nell’insieme si può ben dire che “All’orza” è una sinfonia.
Andando a indagare il senso della scrittura di Corsi, si rileva una attenta analisi del reale che scaturisce da intelligenza e cuore. Anche nelle sue descrizioni emotive, Corsi, non si lascia andare a facili sentimentalismi o giochi retorici, ma anzi sostiene il discorso con serietà e senza esitazione. Sa perfettamente scegliere, o creare, il luogo dove condurre il proprio concerto poetico, così bene che in conclusione di ogni singolo testo, come di un’intera sezione, – proprio per la perfezione dell’acustica della stanza entro la quale conduce il suo concerto – risuonano, nel lettore attento, piacevoli armoniche che persistono fino a smorzarsi in necessarie meditazioni. La ricchezza e la forza descrittiva della lingua di Corsi, sono, a mio avviso, insieme alle originali modalità di proposta e trattazione dei temi, la forza trainante di questa bellissima raccolta.
Sono molti i testi che mi hanno colpito per la bellezza, anche formale, ma cito soltanto “erosione”:
Fluisce, irrompe il mare sulla sabbia che fu miracolo mare tanto imboccato a ciottoli, come antica fontana cui votare il ritorno quel che è peggio, fluisce sulla cinica fronte scolmata dalle rughe l’abbandono.
Mariella Bettarini
- 13/06/2010 18:23:00
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Caro Roberto, ho letto con grande piacere ed emozione questo tuo corposo/corporeo eppur ventilato/ventoso e-book. fatto di Fiorenza e dacqua, di terra e di mare, di Cataloghi di "madamine" e di strade ben note eppure misteriche (come quasi tutte queste "nello spugnoso ventre di Firenze"), di turgido/scherzevole amore e tuttavia (ed anche) di morte (toccante la "camera ardente di Mario Luzi), così che davvero "il secolo pian piano ci bianchetta.Tutti. Figli, figli dei figli", così che si deve apprendere a "bianchettare i profili, castrarsi dei propri desideri", mentre - tuttavia - si ammirano/amano/contemplano/ascoltano opere dingegno, darte: pittura, scultura, poesia, filosofia, musica, che pienamente intridono questi tuoi "culti" ed insieme levissimi versi, questo verseggiare "pallido e assorto" (chè anche un poco un "meriggiare", infine...) Caro Roberto, scusa queste brevi, rapsodiche, e tuttavia non casuali, mie "note di lettura: una lettura spero non "indegna" del tuo lavorare in versi, del tuo maraviglioso, anche talora "classico", "gioco serio al pari di un lavoro", spero non "indegna" delle tue assidue interrogazioni, dei tuoi rovelli, dei tuoi sogni, del tuo veleggiare col vento... Un augurio grande e sentito, dunque, per questa tua raccolta, e davvero complimenti di cuore, insieme ad un sentito saluto da parte dellamica Mariella
Loredana Savelli
- 07/06/2010 16:51:00
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Mi hanno colpito per lefficacia e la rapidità espressiva le quartine per le stagioni. Scopro un linguaggio prezioso, che dà voce ad una poetica un po disincantata verso lumano e contemporaneamente ad una fascinazione indicibile per il mare.
Marco Giampieri
- 07/06/2010 15:58:00
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Non so perché, ma leggendo le tue poesie mi è tornata in mente una bellissima canzone di Ivano Fossati, che dice “io conosco la mia vita ed ho visto il mare”, che lega in modo quasi definitivo l’esperienza del mare e la conoscenza (e la ricerca) profonda dell’essere. Non a caso di questa tua nuova raccolta ho letto con – posso dirlo? - una certa commozione, thalassa e Foce del Cinquale, dove caducità e bellezza sembrano indivisibili. Non voglio ora farti una critica, che come sai non è neanche alla mia portata, ma dirti che questo tuo navigare nella preziosità della lingua mantiene sempre una fierezza ed una eleganza che l’asprezza della realtà e un po’ di disincanto non riescono a scalfire. Del resto la bassa stagione è non solo un fatto meteorologico, ma qualcosa che, abbassando la luce, rende colori e distanze meno verosimili, fino a quel mare oltre che è il nostro mistero. Marco
Roberto R. Corsi
- 06/06/2010 22:09:00
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Gentili Emanuele e Fiammetta, ["rispondo" da qui perché non avete lasciato le vostre email], grazie per i vostri commenti, intanto, sempre benvenuti.
mi piacerebbe discutere sulla portata di varie "grandezze" [letteratura, farsi capire, qualcosa che manca, inganno] che avete tirato in ballo, ma penso che sarei tediante assai più che, a quanto pare, i miei versi :-)
Mi limito a porre questo quesito: se io, invece che a "farmi capire", puntassi a sfidarvi? chi dice poi che, in poesia, linterpretazione lecita è quella autentica, lo scavo alla ricerca di "ciò che io intendevo dire" e non quella che risulta dallincontro tra due esperienze in cui il punto di arrivo non necessariamente coincide con quello di partenza? Nel mio infinitamente piccolo, credo che questo sia il principio fondante di ogni operazione poetica. E anche il principio di economicità, o se volete il rasoio di Occam: Genera non sunt multiplicanda sine necessitate... Cioè: se volessi farmi perfettamente capire e non aprire la strada in qualche parte alla doppia o plurima interpretazione, farei narrativa come lottimo Fruttero.
Tutto questo, naturalmente, a valle del dato "mi piace/non mi piace", che è primario, ingovernabile, e che pertiene alle sensibilità di ciascuno di noi. (e mi dolgo in caso della seconda opzione)
[O no? se volete ne discutiamo in privato - infoATrobertocorsiDOTcom]
RRC
PS con buona pace di Carducci e Sinone, non sono una celebrità e lebook è esente da virus ;-)
Fiammetta Lucattini
- 06/06/2010 21:36:00
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Linganno è nel cavallo che gli ignari troiani trascinano festanti entro le mura.
Emanuele Di Marco
- 06/06/2010 21:34:00
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"E so legger di greco e di latino, e scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù [...]"
Se, come ho appena sentito dalle labbra dellineffabile Fruttero (cito grossolanamente) "fare letteratura è la capacità di farsi capire [...]" qui manca qualcosa... Parlo da profano, ovviamente...
annalisa macchia
- 05/06/2010 23:38:00
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Ho salvato un albero e solo questo meriterebbe un complimento. Il tuo viaggio - come ha ragione Franca Alaimo nel ritrovare Dante nei tuoi versi - è giocato su più fronti, ansiosamente in bilico tra il sublime e una, talvolta non sempre nobile, umana concretezza. Però, come il titolo preannuncia, è anche una corsa sul tuo amato mare. Si veleggia tra onde, venti, musiche (sirene?); tra ondeggiamenti e tempeste un io poetico si erge a più riprese, proteso verso una meta che vale ogni fatica. Questa limmagine rimasta impressa dopo la prima lettura. Anche la terra, Firenze in particolare, pare essere scorta dal binocolo, inquadrata da lontano in piccoli occhi rotondi, fuoco del tuo sguardo,tue personalissime proiezioni. Il linguaggio, oscillante tra un registro ricercato, colto, tecnologico, con qualche "toccata e fuga" sul popolare, si adatta bene a questo viaggiare per mare, ma con occhi puntati ora a terra, ora al cielo. Fra un po di tempo, forse, queste prime impressioni prenderanno altre forme, ma a me le forme del mare sembrano tutte affascinanti. Buon approdo. Annalisa
alessandra paganardi
- 04/06/2010 20:27:00
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Se nell "Indegnità a succedere" il tempo era compagno e nemico, fantasma e ostacolo, in questa nuova raccolta (generosamente offerta su web per scelta forte e netta di condivisione poetica) il tempo si fa mare.Abbandonarsi ad esso significa sconfiggerlo, superarlo attraverso la parola poetica, così come si supera nella saggezza vera il vacuo desiderio di una felicità soltanto effimera. Allora la morte diviene formula innocua,cui siamo stati come mitridatizzati dalla frequentazione di una parola alta e coraggiosa; e i "fidanzati dargento" possono ancora guardarsi in uno spazio non museale, sottratto alla noia e allincomunicabilità. Il porto, come il varco montaliano, non cè; forse neppure la poesia può salvarci; eppure il profondo senso religioso che permea questi versi - in cui fortissima è lidentificazione fra luoghi e figure, fra geografie interiori e concrete umanità svolgentesi nella Storia - sorregge, conforta, trascina. E leternità è quello stesso mare visto da una prospettiva diversa, purificata e pacificata: il "grandangolo" da cui la vita, proprio in quanto accolta nel suo incessante fluire, può essere infine acchiappata e trasformata dalla mente carnale, emotivamente aperta al mondo di questo poeta. Alessandra Paganardi.
narda fattori
- 03/06/2010 18:38:00
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Unopera di poesia bifronte: da una parte attacca il quotidiano mettendo a nudo le sue devastazioni, dallaltra si appella a immagini del passato per riproiettare sul presente lassenza di speranza della bellezza, caduca e infida. La complessità delle tematiche affrontate, che percorrono lesperienza umana dalla sua sorgente al suo inesistente approdo, sì che si può dire di Cristo come di un competente salumiere, ogni salvezza mercificata; conduce il poeta davanti ad una creazione sfaccettata , poliedrica e contemporaneamente, mi si passi lossimoro, univoca solamente nelle caratteristiche dellabbaglio, dellimperfezione, della necessaria illusione che appartengono al singolo come ai tanti e lidentità non sacralizza nessuno , tantomeno i poeti. Ci sono qua e là disseminate delle poesie con versi fulminanti, distici che aprono come un bisturi lintelligenza, e insiemi a una forte vena raziocinante e riflessiva che rende il verso pesante. Mai però non appassionato. Credo che risponda ad un bisogno di Corsi la divagazione che riporta a tema, il basso che si confronta con lalto e non ne esce perdente, la cultura che non è qui sfoggio ma leva, strumento di lettura, lente dingrandimento. Per una più accurata analisi rimando alla lettura della postfazione dove vengono passate al vaglio critico testi -chiave, quasi il filo che indirizza il lettura.
Franca Alaimo
- 03/06/2010 18:24:00
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Del libro di Roberto Corsi mi piace, innanzitutto, il registro lessicale tanto mescidato, emblema, come sottolinea in postfazione Panella, del dissidio tra sorte eletta e soluzione abietta, tra terrestrità e sublimità, che mi fa pensare allo stile anchesso emblematico della "Comoedia" dantesca. A Dante, di fatto, rimandano molti elementi, a cominciare dallidea del viaggio ( ma questo del Corsi allorza e non allEmpireo, per evidente naufragio, oggi, del senso stesso del viaggio terreno), ma con in mente, come pure per laltro fiorentino, la città di Firenze ed il suo stato di città-simbolo dei tempi, corrotti allora ed adesso, ma anche città dellaffettività intensa, ( lei e lautore quasi per celia definiti "due burberi fidanzati dargento" ) dove è possibile ancora incrociare qualche Beatrice, che nella Vita Nuova è langiolella di Dio, mentre nella poesia "Una Beatrice" di Corsi diventa (così almeno io la leggo) lunica possibile annunciatrice di beltà che possa darsi alluomo doggi, se accolta intimamente, cioè la Poesia. Basta leggerne i versi per trovare in il silenzio, il riguardo, il non-oracolo, lavvenenza, quelle che sono le qualità stesse della poesia dellautore Corsi. Altrove è dato cogliere questa poetica del dire poetico che si confonde con quello delluomo ordinario, in seguito a quello "svuotamento della forza centrifuga" e scavalcamento del fattore emozionale e sentimentale che partoriscono, infatti, versi fermi e talvolta gelidi come marmi, se non li percorresse un certo "segreto tremore", come quando viene messa in campo la morte, in tempi recenti, del poeta Mario Luzi, il corpo composto con "posa di Gregor Samsa", e quella remota del padre di Leonardo Da Vinci, annotata con dolore "piccolo, burocratico" sul Codice Arundel. Firenze, mentre si naviga allorza, distante dalla terra, viene ripercorsa nel ricordo: strade, piazze, musei, amori ed amici,ma come in unasciuttezza daddio, da spettatore che ormai, come si legge nella citazione, così "voluta", immagino, da Cioran, è restio "alla farsa unanime" perché "ha recepito una realtà nascosta a tutti" e, se sembra agire come gli altri, lo fa, perché "barare" diventa solo "una questione donore". Corsi è certamente un poeta che intride ogni verso della sua vasta cultura, così che questa sua poesia, che vuole essere ed è senza orpelli, tuttavia sazia il lettore di interminabili rimandi, e lo costringe a mettere in campo, se vuole comprendere, tutta una mappatura di simboli,la cui chiave può aprire i testi,solo a patto di possederli.
Roberto R. Corsi
- 03/06/2010 10:59:00
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ringrazio per questa generosa prima tranche di commenti, in particolare (primi inter pares) gli amici-Autori che non avevo ancora avuto il piacere di conoscere: ogni tonalità della vostra attenzione e percezione è preziosa. RRC
Eugenio Nastasi
- 03/06/2010 09:36:00
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Il tentativo che compie Roberto R. Corsi con questa raccolta poetica è un transito, certamente voluto e consapevole, tra le mangrovie della vita quotidiana e della storia cercando di decrittarne il senso attraverso una versificazione ricercatissima e, a tratti, paradassole. Gli è che Corsi, avendo certificato che sovente si è senza esistere, trascina il tempo stesso nel suo irrequieto consistere per ridare allesistere la dote dellessere.Da qui la sua poesia, carica di voglia definitoria, attinge stilisticamente a tutto il repertorio culturale di cui egli è testimone, per asseverare che quel "centro non esiste, il centro è in ogni luogo" come scriveva lautore di "Zarathustra" (e qui ringrazio il suggerimento dellamico De Marchi-Gherini). Ecco allora un corollario di emblemi desunti da siti fiorentini, da quadri e sculture celebri, da fatti personali, in una navigazione "AllOrza" in cerca di una scia fulgente che induca a proiettarsi ovunque per bruciare le distanze che separano Corsi e noi dalla consapevolezza di restare uomini. Ma è la musica la musa più incline, la sua Athena più prossima. Ed è come inseguire una cometa di note per immergersi in una realtà in continua oscillazione, con un misuratore che muta "per caso o per intenzione". Due dritte spulciate dagli spartiti più provocatori "similitudini dello sciame" e "reparti difensivi" con una referenzialità metaforica davvero ammirevole. Panella al meglio della sua indagine critica, riscrive in puntuale accerchiamento, le sagome dei "mostri marini" che Corsi intravede nel bluprofondo e poi annota in veste di provetto skipper.
leopoldo attolico
- 03/06/2010 08:18:00
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Questo procedere spesso per paradigmi , per clausole definitorie di volta in volta emblemi di un destino, di un personaggio, di unatmosfera , costituiscono una trama capace di "chiamare" il lettore , di non farlo stancare mai . Mi sembra notevole la gestione dell"io" che si apre all"Altro", al Mondo, rendendosene compartecipe e interprete responsabile ; attento a chiamare per nome il sentimento , i suoi prodromi e i suoi esiti con bella proprietà metaforica a volte favolistica a volte sospesa in una condizione intrigante di "latenza" che prelude sempre ad un incontro gratificante con loggetto della poesia e col suo comunicare .
Massimo Seriacopi
- 02/06/2010 17:34:00
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Caro Roberto, resto molto positivamente colpito dalla nobilissima ricerca formale e dalla fuga dalla banalità che sono presenti in questo tuo laboratorio poetico. Complimenti, si vede che hai raggiunto importanti tappe e che ti proietti ancora verso una sperimentazione che potrà essere molto fertile. Massimo Seriacopi
Liliana Ugolini
- 02/06/2010 05:08:00
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Caro Roberto R. Inconfondile il tuo stile. Disincanto e bellezza, misura e taglio, osservazione e critica si alternano in cedimenti carnali e percezioni sublimi. Un " tutto" nella piacevolezza duna scrittura " particolare" dove si avverte la conoscenza curiosa, lentrare nelle cose e nelle persone con un sentire accogliente, severo e selettivo. Leleganza è lelemento cardine, sia nella costruzione che nella parola, essenza, questa, della tua complessità. Quest " ORZA" ( una bolla fuori tempo) sta al quotidiano ( contemporaneamente) vissuta nella dicotomia poetica. Come sai apprezzo la forma e il senso del tuo scrivere che mi è congeniale. Le sottolineature di altre voci completano lelemento libro. Grazie per la lettura e per il dono che estendo alla Recherche per la scelta dellautore.
antonio de marchi-gherini
- 01/06/2010 23:30:00
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Tira aria di enfasi esistenziale con qualche sentore di nichilismo nicciano; mi si intenda: questa é una poesia speculare al vivere di oggi. Unopera al nero dove gli sprazzi di luce non riescono a lenire il male di vivere che ci ottunde. Pare dessere tornati agli anni luminosi dellesistenzialismo di Sartre o alle più pacate riflessioni di un Bernanos de Il dialogo delle Carmelitane. La Firenze che ci appare é quella verdeombra dellArno placido e melmoso che scorre sotto Ponte Vecchio.E comunque la citazione di Cioran in esergo é emblematica di tutto il costrutto poetico, radicato in un pessimismo elegante e aforistico che salva e tiene insieme la raccolta.
uskaralis07
- 01/06/2010 23:15:00
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Roger...passo alla lettura non appena mi riesce di poggiare.Grazie. Franco Seculin
Marion Lignana Rosenberg
- 01/06/2010 21:10:00
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Grazie, Herr Corsi! Ne faccio tesoro, e mi metto subito a leggere. (E poi, m*rde à la puissance treize, Hals- und Beinbruch, ecc.)
Maria Pia Moschini
- 01/06/2010 20:48:00
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caro Roberto R: il libro è unico e molto speciale. Per te scrivere è come comporre un’armonia anche quando scrivi una lettera. La tua natura è musicale e profonda, riesci sempre a conciliare il pensiero con il sentimento dell’esistere. E questo è dei grandi poeti. Complimenti. Maria Pia Moachini
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