Di Marcel Proust
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Franca Alaimo
- 21/04/2014 22:06:00
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La presentazione firmata da G. Linguaglossa è pregevole, anche se sembra giungere alla conclusione in modo affrettato ( inoltre vi sono rimasti alcuni refusi). Sì, è vero, "Albertine disparue" si muove intorno al nucleo narrativo dellassenza; e soprattutto intorno alla mobilità dei sentimenti, qualora siano sottratti ai sensi, come se questultimi fossero il veicolo principale delle nostre relazioni con gli altri. Così mentre la lontananza diventa motivo di immaginazione, mitizzazione e struggimento, come ho cercato di mettere in rilievo nellintroduzione ai Guermantes; lassenza, sottraendo loggetto amato, conduce con sé loblio. Proust è un narratore legato ai sensi, tanto che ogni ritorno della memoria è legato sempre ad una qualche percezione concreta: il sapore di un biscotto, un brano musicale, un quadro, un paesaggio, un profumo. Insomma, Proust finisce con il raccontare i meccanismi complessi della memoria e come al suo riaccendersi e svanire siano legati anche i sentimenti umani, mai stabili, mai del tutto definibili, ma sempre vaghi. Il secondo tema dellapparire, pure messo in risalto da Linguaglossa, è in qualche modo legato al primo, se è vero che ciò che sembra potersi definire ad un primo sguardo, non corrisponde spesso a verità. In questo modo lontananza, assenza, apparenza costituiscono gli ostacoli più comuni per la conoscenza di se stessi e degli altri. Grazie sempre ai direttori della rivista, che, fedeli a Proust, ci danno la possibilità di rileggerlo e di capirlo di più attraverso le riflessioni di scrittori contemporanei che lo amano.
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