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Notizie sull'eBook
OrPHEus / Effetti Collaterali, Abbazia di SanPietro a Ruoti - Bucine (Ar) 25 /06 /2011. Il viaggio di Orpheus ha coinvolto artisti e pubblico in un percorso fuori e dentro gli spazi dell'Abbazia. Tra gli altri autori e le varie performance artistiche, Gionni Voltan legge frammenti di Erörtern di G. Pedicini.
Manuela Batul Giangrande
- 21/11/2011 12:09:00
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In questi versi Gerardo Pedicini ha saputo cogliere, con la sua consueta semplicità, la vita passata in tutte le sue sfaccettature. I luoghi, le cose e le persone a lui tanto care, emergono silenziosamente ma con una lucida forza e a poco a poco avvolgono il lettore in un vortice di senzazioni e emozioni di un tempo passato, antico...ma ancora cosi vivo. Le parole di Franca Alaimo nella prefazione raccontano magnificamente e sibillinamente tutto quello che il lettore sente e respira. A noi non ci resta che dire: "Grazie, Gerardo Pedicini...semplicemente meraviglioso."
Mario Santella
- 01/07/2011 20:28:00
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Ho letto con molta attenzione (e un po di commozione) le tue poesie. Belle! Ma non avevo dubbi in proposito! Rispetto a quelle giovanili che ricordavo ti sei un po distaccato da certi "padri putativi" che avevi allora (penso, soprattutto a Neruda, ma anche Pavese, e Rocco Scotellaro), per entrare in un mondo più labirintico e magmatico. Non penso sia casuale quel richiamo a T. S. Eliot. Cè, comunque, sempre un grande gusto descrittivo, oserei dire pittorico, che spesso ti fa restare nella "cornice" del quadro, senza arrivare agli strappi squarci tagli e bruciature di Burri e Fontana. Ma queste mie impressioni (prendile per quello che valgono, cioè poco) nulla tolgono alla bellezza lineare di certi versi accorati e commossi.
Anna Grazia
- 27/06/2011 22:19:00
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Sono nata nel dicembre del 1942 e, pur non ricordando nulla della guerra, lho conosciuta attraverso i racconti dei miei genitori : affascinanti erano per me ed i miei fratelli le storie, che mio padre ci narrava e che ci piacevano perché avevano il gusto dellavventura! Benché di tuttaltro tono, le poesie di Gerardo mi hanno riportato alla memoria i ricordi che hanno segnato la mia infanzia; quante volte ho sentito il racconto dello scoppio della nave che fece tremare la casa dei miei, i quali abitavano a Via Mezzocannone, a due passi dal porto. Dai ricordi di guerra, seppure non vissuta, a quelli ...natalizi. Anche a casa mia il presepe lo si faceva alla buona, non con la farina ( come nella poesia di Gerardo), ma con pezzettini di ovatta e le casette spesso erano ricavate da scatole di medicine, magari "ricostituenti", tanto in voga nel dopoguerra.... Forse anche a questo "serve" la poesia, ad annullare le distanze spaziali e temporali.
leopoldo attolico
- 27/06/2011 15:45:00
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Per i poeti della domenica è una bella novità , ma per gli addetti ai lavori il talento di Gerardo non si scopre oggi . Mi rifaccio alla testimonianza , molto oggettiva e partecipata , di Franca Alaimo e invio un caro saluto a Gerardo !
leopoldo
Pio Peruzzini
- 26/06/2011 13:04:00
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E come rivivere un film sulla propria storia. Avverto rumori, sapori, odori che qualche volta divengono profumi. Versi che scorrono come pellicola nella macchina del tempo. Si diventa attori partecipi di sentimenti ed attimi di vita. Non riesco a fare classifica dei versi che magneticamente mi tengono attaccato allo schermo del PC. Grande maestro! Grande poeta!
Pio Peruzzini
alfonso lentini
- 25/06/2011 09:53:00
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In queste poesie dense e meditate le parole si svolgono con variabile musica, ma sempre tenute sotto il fuoco costante della tensione espressiva. Profondo retroterra culturale e inquieto vissuto esistenziale formano un tuttuno, una matassa si sensi in mutevole disposizione e in progressiva estensione. Dagli echi di guerra che partono da eventi reali, si dipana una ramificazione, anche onirica, che proietta la riflessione su un piano più indefinito (e per questo, forse, più "poetico"). I testi sono spesso dedicati a persone che hanno segnato la vita dellautore e questo ne accentua il tono intimo e colloquiale, ma anche in queste composizioni lintreccio fra il vissuto esistenziale e le dimensioni più ampie non è mai perso di vista. Emblematica è in questo senso la poesia dedicata a Cosimo Budetta, a mio parere una delle più efficaci e toccanti... Complimenti! Alfonso Lentini
Eugenio Nastasi
- 23/06/2011 12:55:00
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Più che un commento a tanto dilagare di immagini e di luoghi, di nomi e circostanze, l"Erorten" di Gerardo Pedicini fa scalpitare nel lettore la tensione contemplativa di un paesaggio destoricizzato a favore di una sorta di mitologia che ha ancora il sapore della vicenda vissuta e del dolore che lha abitata. I versi trovano la loro suggestione più accesa nei richiami alla natura che, come scrive magistralmente Franca Alaimo, fanno da contraltare a quanta vita, a quante emozioni, eventi, visioni e affetti hanno trovato la loro consunzione. Nè riesco a staccarmi, tra le altre, dalla lirica dedicata al mio conterraneo e ancora non del tutto capito Lorenzo Calogero quando Pedicini recita:"...quel che rimane/è questo lungo andare nelleco/ che distanzia il tuo saluto/ di roccia in roccia". Rendo onore a questa poesia che trasuda calda umanità e gelosamente pare nascondere segreti dorati e orrori, tentazioni e abbandoni calcolatissimi, trovandomi in piena sintonia con lAutore che scrive:"...il sentiero è una pertica/ tesa verso il cielo".
Loredana Savelli
- 23/06/2011 12:08:00
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Se Erörtern signifca "indicare e osservare il luogo", questo luogo è molto profondo nellinteriorità dellautore che man mano lha portato alla luce come una levatrice. Così il lettore assiste a questo lento disvelarsi di luoghi e di figure, molto care al poeta, e così lo diventano per chi non li conosce, perché, lo ha detto bene Franca Alaimo, si tratta di metafore esistenziali. Il senso delle radici e del passato si coniuga con una schietta e commossa apertura al mondo attraverso i concreti riferimenti a piazze, strade, fiumi, località, giardini, e in effetti lappartenenza non è particolare, mi pare di cogliere, ma universale. "Ma se guardi bene dentro, ci sei tu/e ci siamo noi in questeterno/rinviare il tramonto/mentre ogni cosa cede e cade/senza più fondamento. (da pag. 66) Versi eleganti, diretti, intrisi di commozione.
Violeta Zidonyte
- 22/06/2011 18:15:00
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Versi eccelenti. Mi ha fatto piacere conoscere questo poeta italiano di alta cultura e di grande talento. Meraviglioso leggere le sue misteriose, profonde, suggestive poesie. Esse lasciano unimpressione indimenticabile e invitano a riflessioni filosofiche e ad una diversa comprensione del mondo.
Anche le sue poesie, tradotte e pubblicate in lituano, hanno suscitato molti consensi.
Grazie.
Violeta Zidonyte
- 20/06/2011 18:30:00
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Purtroppo, non ci sono lettere lituane... Allora, Gerardo, non potrai nemmeno tradurre le mie parole.
Violeta Þidonytë
- 20/06/2011 18:29:00
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Puikios eilës. Malonu paþinti ðá itin aukðtos kultûros ir didelio talento italø poetà, nuostabu skaityti jo paslaptingus, gilius, átaigius eilëraðèius. Jie palieka neiðdildomà áspûdá ir kvieèia filosofiniams apmàstymams bei kitokiam, negu ligðiol, pasaulio suvokimui. Grazie.
Narda Fattori
- 19/06/2011 15:45:00
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Difficile dire di meglio e di più di quanto abbia fatto Franca Alaimo nella prefazione. Il poema, perché tale si presenta per la continuità dei contenuti, è una lunga lamentazione sulle contizioni di sopraffazione, di dolore, di distruzione delluomo sulluomo. Spazio e tempo non sono definiti, anzi volutamente sono vaghi, perchè la condizione del dolore non ha un ubi consistam e un tempo: ci abita dentro e appare e stritola con mano fredda cose e persone. Pietà non è morta, è solo impotente, così come la natura, bella e ricca di vita, fa da contrappasso al gran male che vaga sulla terra, ma più che mostrare la sua bellezza e la sua innocenza altro non riesce a fare. Il dettato si colloca sul piano del dire perchè quanto poetato acquisti ancora più forza di verità; mancano compiacimenti letterari anche se qua e là ho apprezzato parole dense e polisemiche, versi duri come noccioli, pensieri ritratti in gusci intangilibi, a difesa.
Marzia Alunni
- 18/06/2011 22:08:00
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Lopera di Gerardo Pedicini evoca gli spazi aperti che nascono tuttavia nel profondo del cuore, testimone delle asprezze, degli incanti, e metafora del soggetto meditante, posto davanti al creato. Affiora, con una misura di perfetta sintonia con il mondo naturale, lintenzione comunicativa del poeta che si professa non estraneo al suddetto mondo, come ben ricordaFranca Alaimo in prefazione. Nella scrittura questi assume il ruolo del viaggiatore lucido e incantato, ad un tempo, pronto ad interrogarsi sulla vita ed i conflitti etico-esistenziali, vissuti dagli uomini. Nei testi, dalla varia e sempre equilibrata struttura, si apprezza particolarmente la finezza delle metafore, allusive e coinvolgenti, con quel distacco che è dominio del mezzo espressivo, non certo freddezza. I paesaggi nordici perciò si dimostrano vivi ed eloquenti, oltre il dire ed i suoi limitati concetti. Non mancano, ad ogni buon conto, cenni ad una più mediterranea solarità. La poetica dellautore è compresa nella dialettica tra impegno ( di testimonianza) e fuga (il viaggio). Entrambe le dimensioni sono importanti per resistere alla finitudine, senza dimenticare il vissuto e le sue trepide emozioni. Selezionerei, da Ars poetica, i versi seguenti: ...“io dico che è sogno / e che respira di vento, è un’ala che insegue una tregua, / è ciò che resta, ciò che rimane, ciò che sfugge e si annuncia / irrequieto, disposto e segreto” “come segreto son io / e sei tu, dico, di fronte alla morte” ... La lettura non lascia di certo indifferenti, per quellergersi, in maniera integrale ed attraverso la complicità delle parole, davanti alla morte, con animo tranquillo di poeta che conosce la solitudine, eppure sa di non essere veramente solo. Marzia Alunni
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