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Marina Pizzi
- 20/02/2011 15:36:00
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grazie a Chiara per lattenzione
Dr. Chiara De Marchi-Gherini
- 20/02/2011 14:07:00
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Sinceramente ho fatto fatica a leggere le sue poesie. Daltra parte io sono una semplice lettrice, ma, come dice mio padre, devo stare attenta alle folgorazioni. Alle immagini improvvise che si palesano nel testo e queste le ho colte, anche se poi non ho trovato il bandolo della matassa. Comunque, credo proprio che la sua sia grande poesia ma non alla portata di tutti, intendo i lettori semplici come me. Auguri e sincere congratulazioni
Marina Pizzi
- 19/02/2011 09:38:00
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un vivo grazie a Maria Grazia
Maria Grazia Cabras
- 18/02/2011 18:29:00
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Dissotterrare le cose del mondo attraverso memorie e luoghi della memoria sempre sospesi sul baratro del nulla, eppure prossimi alla luce ai suoi simulacri...
Un saluto e auguri vivissimi,
Marina Pizzi
- 06/02/2011 09:27:00
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grazie a te Mariella Bettarini per la presenza e la lettura.
Mariella Bettarini
- 05/02/2011 18:59:00
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Cara Marina Pizzi, queste tue quasi cento, intensissime poesie sono un forte dono a noi tutti che amiamo la poesia. Grazie di cuore, intanto, mentre poi cercherò di leggere con la dovuta calma e col tempo necessario. Un augurio e un saluto da Mariella Bettarini
Marina Pizzi
- 05/02/2011 08:44:00
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apprezzo queste parole a significanza dei versi, gentile Alfonso Lentini
Alfonso Lentini
- 04/02/2011 19:07:00
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Continuo ad apprezzare in questi versi la poesia di Marina Pizzi che scaturisce da una consolidata e sofferta sperimentazione espressiva ad alto tasso di significazione. Sviluppata negli anni con coerenza, la sua scrittura incastra in piani secanti brutale concretezza e rarefatta astrazione. Affonda i coltelli, scricchiola, canta, esplora boscaglie, sorvola nuvole, penetra come un seme fra le zolle, mette in scena il dolore... Davvero, nei suoi versi, scrittura e respiro sembrano diventare una sola cosa. (Alfonso Lentini)
fm
- 02/02/2011 15:37:00
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Nessun problema, gentile Maggiani. La prenda come un tentativo di fare un po di pubblicità al proprio blog...
Stia bene. E buone cose a tutti.
fm
Roberto Maggiani
- 02/02/2011 13:33:00
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Gentile fm (che mi sembra di capire chiamarsi Francesco), le chiedo pubblicamente scusa per questo disguido che mi vede come unico responsabile, non avendo io fatto le opportune domande allautrice, e ricerche in internet, per verificare che lebook non fosse già pubblicato, ero convinto, e qui sta la mia ignoranza, che lebook fosse inedito. Chiedo scusa, inseriremo opportunamente il link alla pubblicazione da lei indicata nel commento. La invito cortesemente, se possibile, a contattarmi per email: roberto.maggiani@larecherche.it
Roberto Maggiani Redazione LaRecherche.it
Marina Pizzi
- 02/02/2011 13:11:00
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Caro Francesco, nella mia frenetica disperanza, NON tengo il conto delle pubblicazioni Web, ma delle gentili ospitalità che ricordo con gratitudine. La tua è e rimane squisita, quindi, ti pregherei, di non volermene, sono innocente come una formica: vado alla mollica dato che non ho mai avuto la pagnotta. Ti abbraccio caramente, Marina
Marina Pizzi
- 02/02/2011 13:04:00
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ringrazio vivamente Eugenio Nastasi per questa attenta notazione.
Eugenio Nastasi
- 02/02/2011 12:42:00
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In una vulcanica proiezione di lapilli che non si raffreddano neanche posati sulla carta, con una costante e velocissima successione di metafore di rara audacia, Marina Pizzi sgomina la tensione delle sue allusioni in sensi e sovrasensi che portano a una polivalenza semantica di grande efficacia: basterebbero, ma è solo un ristretto vademecum di citazioni, cliccare sui frammenti 15 "una colonia dasma il mio insuccesso/dovuto alla smania di ritornare/verso le bocce acidule del dubbio"; 23 "tu dimentichi di me che sono innesto/ con le pertiche nuche che sperdono il dolore"; 25 "in casa ho solo un remo per catalogo"; 35 "nonostante lestro di porgere aiuto/si restava confinati in una cerchia/di aiuole marce. fu così che la finestra/ si fece nera e la fandonia azzurra/come le migliori certezze";e, ancora, materia di evocazioni frastornate dombre e di colori (quante volte si nominano "rondini" "sale", "darsene") nei frammenti 36, 54, 56, 77 per asseverare che in "Vigilia di sorpasso" non cè vocabolo, per quanto semplice, che non giunga alla lettura come attraverso un tunnel per cui le vibrazioni dal piano di una naturalezza discorsiva portano a quello di un caleidoscopio di significati sempre vigili, di attinenze sempre infuocate. Le zone dombra, le ambizioni di sapore surrealistico vivono, in questi versi, lo sforzo dellamalgama (magari attraverso la "pietas" evidenziata lucidamente da Franca Alaimo nella prefazione) e dentro a tanto versificare sempre affiora lintonazione di una poesia in sè conclusa anche in senso "morale". Nellultima parte motivi talora mirabili per lincantato nitore o calcinato spessore degli elementi umani, degli affetti più "spesi" e dei loro oggetti, a serrare il colloquio del poeta con sè e con laltro attraverso la raffigurazione di una realtà interna così traboccante da essere filigrana di tensione di unanima fatta per domandare una "vigilia di sorpasso".
fm
- 02/02/2011 12:42:00
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Ringrazio sentitamente Marina Pizzi e la redazione tutta di "La Recherche" per avere con estrema correttezza citato questo e-book prodotto e messo in rete il 29 marzo 2010.
http://rebstein.files.wordpress.com/2010/03/marina-pizzi-vigilia-di-sorpasso.pdf
Auguri...
fm
Marina Pizzi
- 01/02/2011 11:58:00
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grazie a Loredana Savelli per questo articolato e attento commento.
Loredana Savelli
- 01/02/2011 11:24:00
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Sensazioni rapide affioranti da una prima lettura di questo poemetto a cui va dedicata una lettura lenta e meditata: mi è parso come un doloroso diario che scaturisce da un costante sentimento di dolore nei confronti di una realtà percepita come disgregata, autoreferenziale, muta. Allo stesso tempo è un eroico tentativo di annotare e riassumere tutto in una visione sì disincantata ma ancora appassionata e dolorosamente coinvolgente. Cito qualche stralcio a conforto di queste mie sensazioni che certamente sono ancora superficiali: “si gira il passo per cambiare vita ma è solo un vuoto che rattoppa un altro vuoto, bisbiglio disperato sotto la cimasa del ciglio che piange.” (da n. 5)
Con stile aforistico, sarcastico a tratti, l’autrice si sofferma su realtà desolanti: “in coda alla partecipazione del divieto la galera ronfava presa dall’attesa. l’orto botanico non riusciva proprio a consolare nessuno. il muro alto della prigione concludeva la giornata. le monetine lanciate sul presepe non invalidavano niente. si restava cretini come l’eremita sacrestano. le stimmate erano di un pendolare ultradolorante”. (da n. 6)
Tra le varie riflessioni di questo “zibaldone” ho colto anche una sui poeti dimenticati o non riconosciuti: “senza date è passato un almanacco uno scrittore ucciso con successo verso un poeta ucciso per due volte. una colonia d’asma il mio insuccesso dovuto alla smania di ritornare verso le bocce acidule del dubbio.”(da n.15)
Improvvisamente ci si trova davanti a rivelazioni fulminanti di una autobiografia feroce: “in cuore al bassofondo di resistere c’è mio padre che mi percuote ancora le mani al cielo di chi è morto tanto” (da n.19).
Rari momenti lirici spiazzano il lettore: “scodella il mare l’ultimo barbaglio, l’alunno sul cipresso piange il caso, ondula il cipresso ritmi di novena. matriarcale il ritmo della voce ricerca consolanze di marea (da n. 27).
Altrove, confessioni col "cuore in mano", mai miranti alla com-passione: “ho voglia di starmene in declino con le persiane chiuse in far di lutto senza le luci delle giostre antiche giù nel cortile proletario” La conclusione è rassegnata: “e per domani lo stesso giro in rotta quando le mani litigano nei pugni snodate marionette senza fili.” (da n. 77)
Credo che questi stralci non rendano comunque l’idea del flusso continuo della densa scrittura di Marina Pizzi. Leggere questo libro è un continuo andirivieni tra la vista e il pensiero, la scrittura è come il "rumore necessario" di una macchina in incessante lavorio, e la spontaneità, solo apparente, è senz’altro frutto di un certosino lavoro di lima.
Marina Pizzi
- 31/01/2011 13:09:00
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grazie di cuore alla lettura di Narda Fattori.
Narda Fattori
- 31/01/2011 12:46:00
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E sempre "vigilia di sorpasso", stiamo sempre nellattimo che precede e il futuro ci sorprende già al passato. Un futuro così chiaramente visto e così caparbiamente combattuto con la scrittura inerme del poesta, che come il bambino fatica a risalire allinnocenza e sempre torna a riprovarci e sempre fallisce che la condanna è data. Non resta allora che chinarsi sulle ferite e sulle sconfitte con pietà, continuare ad amare conoscendo il sale che porta con sè, sale che prosciuga le ferite, sale che le tiene bene aperte, sale metafora de lacrime. Nella corposa opera della Pizzi il movimento non è a spirale ma è unimperfetta ellisse: quando si crede, si sospetta, un allontanamento dallorigine del dolore, eccolo trovarselo accanto, irrefutabile, invincibile se non lo si accoglie e se non lo si abbraccia per disarmarlo un po. Ma tutto questo è detto con gioco sapiente di parole che si rincorrono, si reinventano, spalancano altri orizzonti, saprono a rimandi.Si stempera il significato nel significante, a volte saggruma, altre lannebbia. Poesie solo apparentemente facile, al contrario direi molto riflettura per dare alla propria verità orizzonti più ampi e riferire le vedute dai varchi.
Marina Pizzi
- 31/01/2011 07:56:00
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grazie Antonio, con un caro saluto, Marina
Antonio De Marchi-Gherini
- 30/01/2011 16:56:00
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Non vorrei con il mio incipit scherzoso, che voleva essere un saluto affettuoso ad un poeta praticamente coetaneo, pregiudicare la giusta attenzione che merita una tra le voci poetiche più interessanti di questi ultimi tempi. Lunico nome che come paradigma dapertura si potrebbe prendere in considerazione è il grande Edoardo Cacciatore, che credo sconosciuto ai più, ma non sfuggito alla critica più accorta e qualificata. Comunque ancora una volta i miei complimenti alla chiarissima Franca Alaimo che ha saputo introdurre una poesia di non immediata fruibilità ma che richiede orecchio fino, mente pronta e cuore aperto.
Antonio De Marchi-Gherini
- 29/01/2011 02:01:00
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Ciao 5.5.55, ti ritrovo carca di versi affranti ai canti angolo di tenzone quando un giorno è finito è un altro è appena cominciato. Non ti ferisca il marzullesco attacco alla chioma delle chiose abbarbicato sto e appena febbre andata mente liberà lascerà saprò del canto affascinante il dire e forne intu-ire anche il non detto. Per ora ti abbraccio e prosaicamente vado a letto. Un abbraccio tuo Antonio
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