Di Alessandro Franci
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mizaar
- 28/09/2012 19:49:00
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ringrazio la redazione per il link al mio blog, ma in modo particolare ringrazio lamico alessandro per aver permesso la pubblicazione e la lettura delle sue incantevoli poesie. faccio volentieri un po di " pubblicità progresso " al sito della rivista; avere la possibilità di conoscere nuove voci è sempre interessante. grazie ancora, mizaar
Redazione LaRecherche.it
- 23/09/2012 14:48:00
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E’ possibile leggere in questa pagina, del blog "chi ha paura di virginia woolf?", un commento/segnalazione al testo di Franci: http://mizaar.wordpress.com/2012/09/18/alessandro-franci-la-luna-e-nuova-poesie/
Mariella Bettarini
- 19/09/2012 18:44:00
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Caro Alessandro, davvero, con questo tuo testo poetico (quasi "antico" ma sempre nuovo...) "La luna è nuova": voglio dire che i tuoi forti, precisi, ben riconoscibili versi - che conosco quasi "da sempre" - hanno la presenza notturna, misteriosa eppure chiarissima del nostro lunare satellite. Versi che sempre - "da sempre", mi pare - si muovono in una ben precisa "aura", in un andamento solido eppure come dubitoso, straniato e straniante nella sua fisionomia particolarissima, inconfondibile. A questo punto, Alessandro caro, scusa la sequela di (però mi pare indispensabili...) aggettivi che ho fin qui usato (io che di solito ne sono parca): aggettivi che vogliono essere come-sostantivi, ognuno di loro come indicatori di una sostanza, epperò lunare, notturna... Grazie di questo tuo bel testo, di questo dono (sempre attuale) dagli anni Ottanta. E un grande, affettuoso augurio dallamica Mariella
Alessandro Franci
- 15/09/2012 10:04:00
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Un ringraziamento a Nastasi per l’accurata lettura, ad Alaimo per la profonda e articolata analisi critica, ad Attolico per i graditi apprezzamenti. A voi tutti un particolare grazie per il tempo che mi avete dedicato. A te Maria Grazia un caro saluto e grazie per le tue parole e la preziosa amicizia.
Eugenio Nastasi
- 14/09/2012 12:19:00
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La parola poetica di Alessandro Franci, lo confesso, ha faticato a convincermi non tanto per la studiata qualità del lessico quanto per il desiderio, da lettore, di entrare, anche se in punta di piedi per rispetto del poeta, nelle stanze segrete dove rimugina e stride la carrucola che guida il secchio alla pesca nel pozzo delle sue riserve poetiche. E dunque a rileggere, ad annotare su quel tanto di immaginismo e quel tanto di ermetico, quel tanto di algido e calcolatissimo che è nel suo simbolismo, fino a scorgere una fondamentale nitidezza e precisione di impressioni, di sentimenti: la parola, il ritmo, il verso che acquistano forza e armonia.Così "Il parco della villa" "Sembiante", "Sera", "Dimenticanze" e molte altre stigmatizzazioni del suo sentire, hanno come affermato che il verso libero detiene risorse inimmaginabili per scalfire orizzonti di sicuro dettato ma anche dove il poetare entra nella misura classica della rima non manca limpeto delle originie le modulazioni di temi ispirati allamore. Molto ricche di emozioni, sempre sorvegliste, sempre tenute a bada, le liriche di "Terre" e, tra i passaggi che sento più vicino, vorrei citare: "Perdersi continuando ancora/ alla vista di ogni meta/ raggiungere laltro sè stesso/ solo in sogno/ ed in sogno superarlo" che è poi lanelito allulteriore, la conquista di quel che si potrebbe definire il "terzo tempo".
Maria Grazia Cabras
- 13/09/2012 19:48:00
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Caro Alessandro, ho letto con molto piacere questa tua raccolta “giovanile”, ritrovando la nitidezza di linguaggio e l’originalità delle prospettive che accompagna sempre i tuoi libri. E’ stato un andare oltre luoghi e situazioni, avendone percepito l’atmosfera densa, il sapore amaro, il senso più intimo -- i tuoi versi hanno ridestato, con vigore, suggestioni di percorsi personali e paesaggi dileguati nel fitto delle ombre e sorpresi da qualche raro spiraglio di luce -- forse miei momenti, vissuti con eguale intensità: anche per me, "La Luna è nuova"
Un caro saluto e un abbraccio da Maria Grazia
Franca Alaimo
- 13/09/2012 17:28:00
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la silloge poetica di Franci , divisa in cinque sezioni, ha una sua straordianria coerenza circolare, confermata da una sorta di variazione sul tema che annoda tra loro la prima e lultima, entrambe caratterizzate dalla malinconia della disgregazione, operata, nelluna dal tempo della storia, nellaltra dagli elementi della Natura; così che ai resti e ai frammenti di una civiltà passata, affioranti dal grembo di una nuova struttura urbanistica, corrispondono acquitrini e melma un ininterrotto e presente sciogliersi della terra "per rabbia": è il tema, dunque, del tempo che comunque corrode, e la cui opera di distruzione (in mezzo a cui balenano piccole manifestazioni di bellezza, come un vaso rotto colmo di ortensie, e a cui talvolta si oppone la tenacia di unosservazione alle micro-manifestazioni dellesistente), è perfino aiutata dallimperfetto volere e sentire del cuore umano, ambiguo, incapace di autentici slanci damore, perfino votato allinfelicità come il giardiniere che si accanisce con lalbero fiorito e che dimostra "come si distrugge la melodia/ che non si conosce". Una serie di limiti allora rende complesso il percorso esistenziale e spesso le scorciatoie tentate sono facilitazioni illusorie, e diventano, come scrive lautore, emblemi di una "falsa pista di opposte direzioni". Il limite sinsinua tra il passato,la memoria ed il suo presente, oppure come barriera spaziale,oppure diventa paura, incapacità di riconoscersi, balbettio dellespressione, impossibilità di cucire strappi, di gettare uno sguardo nelloltre. La sua metafora più densa é un glicine che "con i suoi rami strangolava tutto quanto "impedendo di vedere al di là del muro". Questa di A. Franci è una poesia dal passo greve, meditata, impastata di umori interiori e di metafore; straziata e tuttavia bellissima.
Leopoldo Attolico
- 12/09/2012 23:02:00
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Oltre le nicchie di tutte le buone intenzioni sapientemente illuminate , la poesia è una questione di linguaggio : e qui Franci mi sembra dimostri grande padronanza di tutti gli strumenti retorici disponibili , in uno con la famosa "sensibilità di scrittura" che presiede a vistose felici ( e personali ) scelte lessicali . La lettura di questi testi mi conferma limpressione favorevole riportata nella frequentazione dell"Area di Broca ", che ha in Franci da tanti anni uno dei collaboratori più significativi . Da parte mia complimenti e auguri .
Alessandro Franci
- 09/09/2012 16:34:00
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Grazie Savelli per le sue parole e la sua attenzione
Loredana Savelli
- 09/09/2012 08:51:00
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E’ come sfogliare un album di foto e meravigliarsi della suggestione che ancora suscitano. Stimoli che rinviano ad altri stimoli, immagini vecchie e nuove soffuse di luce, persino quando si descrive la notte imminente ("La notte di Goro", pag.13). Sensazioni molto intime sono consegnate ai luoghi ma ciò che si percepisce è il loro silenzio protettivo, così che i ricordi rimangono intatti. Riporto la poesia che mi ha rapito:
“Coincidenze”
Provo a snidare le coincidenze nascoste alle apparenze e mi chiedo se mai il tempo sia reversibile davvero visitando i medesimi luoghi ho un alibi? Penso ripercorrendo le vie percorse mentre rileggo ciò che scrivo iniziando dalla fine per smascherare gli errori.
Una scrittura che è anche ri-lettura, dunque. Ripercorrere un luogo a distanza, riscriverlo, può rivelare inganni, può far male, soprattutto se si è stati attori della “finzione”. Ricordare e scrivere, scrivere "per" ricordare può apparire una sorta di fuga dalle responsabilità: “I lampi ammettono pochi istanti di temporale il resto è immaginazione. Sono latitante anche in poesia...” (da “Lampi”, pag. 32)
Ci sono persone, oltre che luoghi, in questa retrospettiva e si stagliano quasi desolate sullo sfondo della memoria. Nessun commento, nessun giudizio. Nell’ultima sezione, “Terre”, si ha la sensazione che il confine tra vero e immaginato si sia perso: “come se l’esistere ci costringesse a delle interpretazioni” (da “Un caso di incomprensione”, pag. 49). Stupenda l’ultima poesia, unattonita celebrazione del mistero insondabile della Terra, della nostra “immateriale” materialità.
Grazie, ho apprezzato molto.
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