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Franco Fabiano
- 15/09/2011 11:15:00
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Carissimo Luca,
sulle note di Bach ed Handel (ovvero di musicisti-autori tra i più grandi, credo...) ho nuovamente letto la tua Opera, la cui bellezza è senza tempo, poiché – nella grandezza dei versi – vi è lintera vita dispensata dai filosofi, quando non è palesemente frutto di alterne “indagini” spirituali.
I componimenti si animano di vita propria, svelando appieno la magnificenza del vissuto... ed altresì dellinsondabile.
Il tuo essere si dona in un amaro chiaroscuro di passioni, emozioni, controversi interrogativi di unesistenza che par volersi affrancare dai tanti dubbi che la affliggono, cercando verità – forse – imperscrutabili per ogni uomo...
Lesistenza umana assume un significato autentico di drammatica caducità, nella quale lindividuo percepisce levanescenza della propria vita, dibattuta tra due tempi (presente e futuro), cosicché si arresta ogni altra concezione di assolutismo temporale, rendendo fuggevole lintera esperienza della vita stessa.
Sottrarsi a questa dimensione diviene ardua incombenza, sebbene appaia sostanzialmente inutile adoperarsi, dato il destino cui luomo, suo malgrado, è designato.
Le liriche assommano imperituri cantici al suono grave di temute tragicità. Questo è il silenzio al quale tornano, ben risonanti, i versi, od anche le brevi attese, gli enigmi tutti!
I tuoi componimenti mi conducono in un altrove, oltre velate Colonne dErcole del mio pensiero, mi fanno strada per gli alti cieli occulti, ignoti, ma silente, affascinato così li scruto...
Parole e versi, strumenti che affinano i cospicui contenuti che ci tramandi, si ergono in un loro proprio vertice di dirompenti stadi didentità. Qui lumano è altro, è ricerca folle e spasmodica...
Leggendo e rileggendo queste pagine è dobbligo interrogarsi, non vè speranza alcuna per ciascun lettore di potersi celare subdolamente in un qualsivoglia rivendicato ultimo oblio!
Vivissime congratulazioni!
Franco
Testo integrativo, riferito al precedente commento-riflessione, riguardante lOpera in oggetto. Linserimento in data odierna avviene previo cortese invito.
monica martinelli
- 08/09/2011 22:35:00
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Mi scuso se arrivo in ritardo a commentare ma volevo leggere con calma e con la meritata attenzione questa raccolta di poesie che devo dire mi ha molto colpita e per certi aspetti mi ha anche (positivamente) sorpresa, pur conoscendo la qualità delle poesie di Luca Soldati ed avendone già lette alcune. In particolare perché l’ho trovata un’opera molto matura e ben strutturata, pur essendo un’opera prima, sia nel contenuto che stilisticamente, un’opera che rappresenta anche una sfida sul filo dell’ironia, un libro all’insegna del movimento e quindi del provvisorio (commovente e dolcissima la poesia “Reparto di rianimazione”), dove c’è una tabula rasa del tempo e dello spazio, dai versi finali della prima poesia (“…l’eternità non è una durata”) a quelli dell’ultima: … “non un approdo sicuro/ sono i miei versi, leviamo l’ancora”! . Ho apprezzato l’originalità del titolo e l’idea di rappresentare i versi in cinque movimenti come in una partitura musicale, con un loro ritmo interno di armonie melodie e contrappunti, che a volte si fa più serrato tra rime, assonanze e calembour (notevoli divertissements le poesie “Divertimento” e “Il vento”). Mi hanno colpita e trascinata nella lettura quel senso di spaesamento e di inquietudine che pervade i testi, la sensibilità del poetare, l’attenzione allo stile, l’uso accurato e elettivo delle parole - ho così appreso il significato di vocaboli che non conoscevo - di un lessico a tratti aulico, con echi di una grecità così presente e fervida da far rivivere quella grande tradizione classica letteraria e poetica - a cavallo tra mitologia e religione - ma in un contesto assolutamente moderno e attuale, e credo che questo non sia per niente facile da realizzare. E’ poesia assertiva ed esortativa quella di Luca, che scava nella religiosità sino alle radici più antiche fin quasi ad esorcizzarla, forse per attutire il dolore della vita e della morte. E’ un libro che scatta in verticale tra cadute, elevazioni (“Inspirò il ritmo del vento/ e spiccò il volo…”) e perdite di memoria “..la coscienza sgretolata/ nello smemoramento di sé/ al di là dell’io al di là di Dio..”, anela alla trascendenza: “S’infranse lo specchio liberando/ identità infinite/…Che sia necessario esistere/ per non essere più?”
Grazie a Luca Soldati per questa sua preziosa opera, e anche per avermi inserita fra i “ringraziamenti”. E Grazie a Roberto Maggiani per questa bellissima proposta poetica. monica martinelli
Roberto Perrino
- 29/08/2011 12:26:00
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Messi qui insieme con sapienza e dose, questi scritti si potenziano lun laltro ed ascendono, elevano. Scrittura colta, ma immediata, commovente per temi e forma.
Domenico Morana
- 27/08/2011 22:24:00
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Luca, compiute cadenze evitasti all’arresto del tempo e pur leggemmo battito per battito il tuo cuore così come volevi pubblicando tuoi pezzi fuggitivi uno alla volta.
Fortissima la colla che li unisce, l’intersezione senza sbavature di gabbie dagli sportellini aperti al vento di prodigi musicali, di scelte sobrietà novecentesche.
Scettico mai, violino celestiale, filosofo poeta, quel ch’è raro di questi tempi asfittici d’aurore, è la lucidità il tuo fiume amaro, amaro non avaro è amore puro.
Votasti un primo libro intonso a Occam; sia il secondo un barocco di cadenze inevitabili ma di fringuelli: cantino pure liberi! se in gabbia il loro amore sarà solo rabbia.
Luca complimenti! Stupendo, elegantissimo libro d’esordio d’un poeta impeccabile.
Franca Alaimo
- 26/08/2011 18:05:00
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"Cadenze evitate", libro ricchissimo di citazioni, che rivelano la coerenza di un itinerario formativo e introducono i motivi attorno cui esso si sviluppa come un brano musicale, nasce nel suo complesso da un senso di rivolta all’ingabbiamento dell’umanità in generale, e da un personale senso di disagio e di rancore nei confronti del Dio del cattolicesimo sentito come un padre potente, ma repressivo, punitivo e malvagio, al quale viene contrapposta l’umana e libera "ilarità" degli dei pagani ( da qui anche i numerosi riferimenti al mito come fiaba ed origine). Questo controcanto spirituale di Luca si snoda tra cadute dolorose ed euforie provocatorie, tra ferite malcelate e necessità di resurrezioni. Magmatico il linguaggio, curato e vario, così come varia è la struttura strofica, che alterna versi brevi ad altri lunghi, andamenti più prosastici ad altri più lirici. Guardo sempre l’età dei poeti, perchè la considero un elemento importante di giudizio: Luca è giovane, ma è colmo di idee e sentimenti, gli ingredienti necessari per andare avanti.
Franco Fabiano
- 22/08/2011 13:30:00
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Carissimo Luca,
talvolta cerco su "La Recherche" qualche tuo verso, qualche testo da leggere, poiché grande e solenne è la tua scrittura, sebbene tu non voglia farne un mestiere, come tu stesso scrivesti.
Ebbene, con inesprimibile piacere ho appreso di un tuo recente e-book (la silloge Cadenze evitate) e, nonostante non faccia più parte del sito, ovvero non sia più tra gli autori che vi scrivono, ho immediatamente "attinto alla sorgente" del tuo Essere Uomo e Poeta, Artista della parola e della musicalità che in essa vi è racchiusa.
Ho così intrapreso questa lettura emozionante e coinvolgente, specialmente nellintento di addentrarmi ed immedesimarmi nella poetica, profetica narrazione...
I versi parlano, tutti lo sappiamo, della vita tangibile ma ancor più parlano della transitorietà e dellinsondabile, tutto ciò che il pensiero filosofico da millenni ci tramanda con una attuale straordinarietà, talmente radicata nel nostro presente, da non sembrare più soltanto frutto di intuizioni, elaborazioni, ragionamenti di millenni o secoli passati. Mi spiego: le domande che, da sempre, luomo si pone lo rendono unanima pensante che si interroga sul proprio destino, sul proprio ruolo nella storia e nel cosmo, nellinfinito che tutto sommerge e tacita.
I primi componimenti mi hanno impressionato per ciò che evocano, per la visionarietà che richiamano: tutto riconduce alle radici del pensiero angoscioso e tragico della condizione umana, dove vige una speranza che non fosse che riconducibile alla Fede, a quella sete inestinguibile di giungere realmente a risposte certe, oltre lassurdità del vivere in una totale alienazione dal mondo, dalla vita, perfino dal proprio Sè.
Alcuni versi toccano profondamente, senza però turbare negativamente: essi, al contrario, inducono alla riflessione, esortano ciascuno ad interrogarsi con onestà, senza gli ingannevoli "filtri mentali". La silloge rispecchia, inoltre, una vastissima cultura classica che prefigura landamento stilistico-letterario dellopera con toni talvolta inconsueti per la giovane letteratura contemporanea.
Seguiterò la lettura, attingendo dalla tua arte e dalla sensibilità che traspare dalle liriche, posto che ciascun lettore - come me - si lasci condurre per mano, tralasci la propria ottusa ritrosia, e sincarni semplicemente nella tua sofferta parola. Una parola che testimonia la natura stessa dellUomo tra fragilità ed inquietudine.
Un abbraccio affettuoso,
Franco
P.S.: Non mi dilungo, tuttavia sappi che ricordo quotidianamente il dolore degli eventi che stai vivendo. La poesia "Reparto di Rianimazione" ne esprime drammaticamente lintensità.
Testo redatto in data 26 luglio 2011. Pubblicato in data odierna, su cortese invito, sul Sito de "La Recherche".
Maria Musik
- 04/08/2011 07:03:00
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Ah, Luca, Angelo Ribelle ma mai arrogante, Adamo "con le palle" che non piagnucola "...è stata Eva!", Giuda alla forca di ineluttabile "compimento" e potrei continuare ma evito per non tradire i tuoi non detti. Non toffendere, non ti scandalizzare (raccomandazione inutile... non è da te!): cè più Dio in questo libro che in tutte le prediche del mondo. Leggerti/ri è consolante perchè mi restituisce il senso di tutti i miei non senso e mi sottrae alla solitudine svelandomi un senso dappartenenza proprio nella "ri-conoscenza" dellapolide. Un abbraccio ed un grazie.
Francesca Luzzio
- 30/07/2011 08:44:00
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Versi raffinati ed eleganti,dai quali si evince la formazione culturale di matrice classica dellautore.Non solum sed etiam: la tematica esistenziale proposta, rivela profonda sensibilità,unanima pregna del senso della vita.Ciò non evita al poeta di giocare,divertendosi talvolta nella versificazione come, ad esempio, nella poesia sul vento,nella quale attraverso la rima, il poeta coglie,quasi a farne una sinestesia, lessenza uditiva ed emotiva che il soffiare del vento genera. Francesca Luzzio
Loredana Savelli
- 25/07/2011 16:12:00
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Cito dalla prima poesia: “...contorciamo il nostro esserci in divenir sonnambulo tra un presente che non ci appartiene ed un futuro che si staglia lungo viali alberati d’insormontabili semplicità”… Nellapertura di questopera raffinatissima, leggo la visione tragica del poeta Luca Soldati, decantata attraverso il filtro dellarte, della perfezione, dellamore sviscerato per la musica in particolare. Poeta romantico oserei dire, ma so che non è esattamente così, anche se dal Romanticismo discende come un fiume la poetica di Luca (a mio avviso) per poi ramificarsi in affluenti esistenzialisti. Le poesie appaiono tutte perfettamente levigate, di un’essenzialità espressiva quasi tagliente e assai dense nel contenuto: “Abitando il sogno d’una falena desiderar di morire cosi arso dalla fiamma della visione” (pag. 12). La poesia “Panta rei”, tra le altre, evidenzia il distacco sofferto del poeta dal proprio sentire, in rapporto alla potenza del tempo e dell’oblio. Molto apprezzata la sezione Burleske, dove il Luca-musicista si “esercita” nel gioco fonico, mai fine a se stesso. Mi sono soffermata particolarmente anche su “Preghiera”, “Giuda Iscariota”, “Caduta”, “Il violinista” (autoritratto?), “Alla musica”, “La balera di Dio”, “In-finitudine”, “Elevazione”, “Naufragi”, con un messaggio finale spogliato di qualsiasi vanità umana: “non un approdo sicuro sono i miei versi, leviamo l’ancora”!
Che dire? Complimenti ad un Poeta che parla all’interezza della persona, nonché alla parte “eroica” di ciascuno. Complimenti anche per la misura complessiva dell’e-book, non c’è niente di superfluo. Da leggere e rileggere.
Francesco
- 21/07/2011 21:55:00
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Poesie complesse e ricche di spunti per meditazioni.
Roberto R. Corsi
- 21/07/2011 10:57:00
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Esordio coraggioso, fieramente controcorrente, che mi consegna sensazioni davvero particolari. Mi sembra, si parva licet e se si perdona il "citarsi addosso" di alleniana memoria, che le esigenze espressive alla base del dire dell’Autore siano quelle che mi animavano lungo il mio esordio (2007), e durante la lettura mi sono ritornate più e più volte in mente le parole - dirette od oblique - con cui alcuni critici hanno voluto accompagnarlo. Sensazione curiosa, dicevo, e quasi straniante di vedersi dall’esterno...
1) "Coraggiosa inattualità" [Codazzi] rispetto alla poesia mainstream ("escrescenza del miocardio" [mi autocito] e/o vedutista), questo è certo. Una direzionalità che mi piace: non piegarsi verso il lettore, ma al contrario stimolarlo, pungolarlo ad ac-crescere. Una strada difficile, aspra, che darà fastidio al modello prevalente di "lettore-giurato" (anche autorevole) che non ama essere portato fuori dal sé della sua immediata comprensione, e nel giudizio degraderà (anche con gentilezza, beninteso!) il dire a "erudizione". O peggio a "vezzo". Mettere in conto dunque qualche "luna di fiele". Ma, nel mio piccolo, semaforo verde.
2) "Un libro sapienziale, quasi un’Enciclopedia illuminista" [G.R. Manzoni] tendente alla omnicomprensività , al calderone in cui far confluire il chutney dello scibile.
3) "Ritrovare vecchi amici", come mi disse Alessandro Carrera. Anche seminascosti (il ditirambo spavaldo e strambo, il Trinklied). E come potrebbe essere altrimenti? Toccati dalla musica (come insegnano Caproni, Raboni e tanti altri) il tatuaggio è indelebile e il reflusso nello scrivere altrettanto...
4) infine, qualche "legnosità" [sempre Carrera]: siamo in un ambito totalmente a-confessionale (nel senso della "confessional poetry"), e questo può andare; più attenzione invece va fatta alla circostanza che il dire imponente non si traduce sempre in musicalità ; personalmente poi avrei gradito meno eserghi, font greci (bastava ibridare con qwerty) annotazioni nel testo... oltre a ispessire troppo la cornice, si mettono in atto microspoliazioni dell’io poetico-sovrano-manipolatore (quasi un "non sum dignus"). Una minore devozione e una maggiore hybris (in fondo sei tu che mescoli gli ingredienti, non l’ingrediente stesso!) possono essere salubri. Sono esantemi tipici di un esordio, in cui tipicamente - cfr. punto 2 - c’è tutto il precorso da raccontare; proprio come è affrettata la conversazione di chi telefona a un amico che non sente da tanto. Il tempo aiuterà il riequilibrio vettoriale...
Molto bella la poesia su Giuda, così come certe figurazioni del Preludio.
Per ora complimenti e alle prossime prove.
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