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Maria Teresa Savino
- 04/07/2015 11:04:00
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Gentile Autrice,sto leggendo il suo romanzo che trovo interessante e ricco di sfaccettature filosofiche.Saprò dirle di più,allorchè la mia lettura sarà completata.Perchè, allora, le scrivo se non sono ancora in grado di inviarle un commento che nasca da cognizione di causa? Ebbene...ho letto più volte la sua presentazione e ho avuto la sensazione di guardare in uno specchio dove fosse impresso tutto il mio essere,tutta la mia ambigua personalità: quella che lei attribuisce ad un "Artista mancato". Ed invece, io son convinta che è proprio la stoffa dellArtista, magari misconosciuta persino da noi stessi, che fa vivere la persona nella condizione psicologica che lei descrive così bene e in cui pure io mi ravviso.Se questo non è chiaro agli altri,se non porterà ad un conclamato successo, poco importa.Del resto,lei stessa ne ha spiegato le ragioni.Un cordiale saluto.
Rossella Cerniglia
- 29/06/2015 18:16:00
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Gentilissimo Luciano Nanni,grazie innanzi tutto per il commento ad "Adolescenza infinita" che ho molto gradito e apprezzato. Vorrei, anche, provare a rispondere, sia pur brevemente, alle sue domande, riguardo alla pag. 24 del mio testo, dove si accenna alla visione complessiva del linguaggio proposta dalla Sofistica. Per quel che mi riguarda, credo che nella parola risieda la funzione determinante, per luomo, di esprimere se stesso. Perciò, anche nel caso in cui questi dovesse mentire, tale menzogna farebbe essa stessa parte del suo essere. Vi sono ragioni inconsce (o solo in parte consapevoli e volute) per cui ciò avviene, e tutti noi, non solamente un analista o uno psicologo, di questo siamo convinti. Ma ancor più chi ha in compito di analizzare la psiche umana è in grado di pervenire, anche attraverso questi sotterfugi della mente, ad una verità di fondo che affiora anche attraverso la "non -verità" o la "verità non esplicita" delle nostre parole. Anche la menzogna, così, viene ad essere una verità di ordine diverso, perché in se stessa, contiene anche le ragioni profonde del nostro mentire. Anche se largomento si presta ad essere attraversato in lungo e in largo,sostanzialmente e brevemente, questa è la mia posizione, che può valere anche riguardo allaltra perplessità da lei espressa e ad essa collegata. Rimane, tuttavia, il fatto che per molti altri aspetti non condivido la posizione dei Sofisti, e, soprattutto, per quel che concerne luso spregiudicato e amorale della parola. Ancora grazie, e un caro saluto.
Luciano Nanni
- 24/06/2015 08:56:00
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Un romanzo dove si incontrano natura e filosofia: quindi non pochi punti interessanti. Però chiedo: veramente (p. 24) la parola rivela l’uomo? non esiste una parte di finzione, o meglio, di estraneità nella scrittura? Accetto volentieri il moltiplicarsi delle idee, anche se “tutto eternamente muore”. Belle le pagine descrittive, raffinate e con un vivo sentimento delle cose.
Rossella Cerniglia
- 09/06/2015 13:00:00
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Grazie Franca, sei gentilissima e molto brava. Un caro saluto rossella
Franca Alaimo
- 08/06/2015 23:58:00
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Avevo già letto questo romanzo di Rossella. Rileggerlo è stato un modo per aggiungere altre impressioni e riflessioni a quelle che già avevo avuto modo di esprimere. Il tema dominante della solitudine e dellincomunicabilità di sé è quello che caratterizza tutta la scrittura dellautrice. Ad esso si affianca quello della bellezza, lunico lenimento per unanima sempre che cerca sempre con ostinazione il senso della vita. Non è un caso che molte delle pagine di questo romanzo contengano non solo delle sintesi efficaci sui sistemi filosofici di alcuni tra i filosofi più amati, ma che tutto il libro sia pervaso da questattitudine filosofico-esistenziale. Di fatto, sebbene venga fuori dalle pagine di questo romanzo anche una trama dolorosa, che vede la protagonista Marida terribilmente ferita da una serie di tragici eventi ed abbandoni, a partire dalla sua prima infanzia, lelemento narrativo dominante è di altra natura: di una natura assai più delicata e complessa, qual è lindagine di unanima condotta con unattenzione, una maestria, una sincerità davvero inusuali e spesso commoventi. E palese come lautrice sia attenta a leggere costantemente la sua dimensione interiore, la sua difficile relazione con il mondo e con gli altri, sebbene mai ella scivoli in un banale protagonismo o biografismo; tanto che ciascuno può identificarsi nella delusione di Marida, nel terribile avvertimento della provvisorietà delle cose e dellincombere della morte pur nellesultanza della vita. La serie di amori vissuti dalla protagonista non hanno nessuno scopo di coloritura erotica. Essi, invece, vogliono sottolineare la non-durevolezza di un sentimento così idealizzato e così erroneamente proiettato verso dimensioni assolute. In fin dei conti è limpossibilità di raggiungere lAssoluto che muove Marida, che la fa soffrire ed allo stesso tempo la tiene in vita, spostando continuamente la sua ricerca oltre il già conosciuto. E questo romanzo un libro difficile e complesso, lontano dai prodotti che più si vendono. Questo è appunto il suo pregio massimo. Siamo tutti stanchi di "leggerezza/e". A noi piace la profondità.
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