Di Gennaro Oliviero
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Antonella Gallo
- 31/05/2015 22:16:00
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Ancora una volta dobbiamo ringraziare Gennaro Oliviero per aver sottratto alla polvere degli scaffali su cui si ammucchiano le Letterature e i libri di critica, un autore antico e moderno, a molti sconosciuto come François Villon. "Villon poeta e martire": nel titolo del saggio, si condensa lessenza di questo poeta, che Oliviero coglie con lacume del letterato, ma soprattutto con lumanità di chi ha saputo trarre dallArte la lezione più vera. Egli, infatti, va oltre la scompostezza delle parole, che talvolta sfiorano loscenità e la bestemmia e che fanno di Villon il genio maledetto antesignano di tutti i ribelli della Storia, e rinviene la fragilità delluomo, il suo tormento e la sua delusione di non essere riconosciuto. In questoperazione, Oliviero, che non a caso evoca Lacan, ci ricorda che il motore dellinconscio é la domanda che ci accompagna in tutta lesistenza: "Cosa sono per lAltro?" Letteratura e psicoanalisi si intrecciano per dirci, cosa è stato Villon un tempo ed ancora oggi per Oliviero e per noi: "un martire della società e di sè stesso, che tuttavia é riuscito a trovare la risorsa (Lacan direbbe lannodamento!) della poesia...Dopo la lettura di queste pagine, quando qualcuno ascolterà la voce di un altro cantore degli ultimi, Fabrizio de Andrè, non potrà far a meno di pensare al Poeta del passato e alla sua vita tormentata...
Enzo Rega
- 02/04/2015 21:42:00
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Il saggio di Gennaro Oliviero ci restituisce un’immagine a tutto tondo di questo irregolare della letteratura, affascinante e intrigante come spesso gli irregolari. Oliviero si muove tra le questioni biografiche, filologiche e contenutistiche con un garbo che cattura l’attenzione del lettore. Ritratto nel proprio tempo, Villon viene ancora visto attraverso la lente dei suoi lettori di oggi. La letteratura si lega alla musica dei moderni interpreti che da Brassens a De André nel loro canto hanno ridato voce a Villon - una voce che Gennaro fa di nuovo rotolare, rimbalzare fino a noi.
Fabrizio Coscia
- 22/03/2015 13:03:00
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Ho incontrato la poesia di François Villon ai tempi del ginnasio. La prima volta che mi ci sono imbattuto è stata con una canzone di Fabrizio de Andrè, "La ballata degli impiccati", dallalbum "Tutti morimmo a stento", che traduceva forse la poesia più famosa di Villon. Mi colpì molto la violenza del testo, delle sue immagini, indistinguibile però dalla misericordia e dalla richiesta di compassione e perdono che emergeva da quei versi. Vi scoprii unumanità intrisa di dolore e alla perenne ricerca di riscatto, che la voce di De Andrè rendeva ancora più cupa e dolente. Comprai ledizione delle Opere della Mondadori, della collana Biblioteca, curata e tradotta da Emma Stojkovic Mazzariol, con Attilio Carminati (oggi in edizione Meridiani), e me la divorai in pochi giorni. Oggi sono andato a riprenderla dopo molti anni che non lo facevo (lho portata con me nelle recenti dislocazioni della mia biblioteca) e ho visto che molte poesie sono furiosamente segnate ai margini da vari tratti di matita. Mi ha fatto una certa impressione e anche tenerezza, vorrei dire, questo mio entusiasmo fanciullesco. Lo stesso entusiasmo fanciullesco che ha spinto Gennaro Oliviero a scrivere questo piccolo e-book su Villon, pregnante, agile, essenziale, diretto e appassionato. La sua lettura, stamattina, è stata come inzuppare la madeleine nel tè dei ricordi. Per questo voglio ringraziarlo qui pubblicamente, non solo per tutto quello che fa normalmente per tener viva la passione per Proust, ma in particolare per avermi restituito, con questa sua impeccabile incursione nella poesia di Villon, un me stesso di ormai diversi anni fa, un me stesso che sto cominciando a imparare, faticosamente, a voler bene.
Anna Grazia Gerardi
- 19/03/2015 08:43:00
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Con attenta puntuale analisi, propria del suo operare, Gennaro Oliviero ha tratteggiato la figura di Francois Villon, evidenziandone i molteplici, spesso contraddittori, affascinanti aspetti. Da appassionata lettrice dellopera di Proust mi hanno particolarmente colpito i frequenti richiami agli aspetti tratti dalluniverso proustiano, sui quali Gennaro Oliviero si è soffermato con quel penetrante acume, che gli deriva dalla profonda conoscenza e dalla viva passione più e più volte dispiegate nella sua alacre attività di studioso. Tra le caratteristiche relative alla figura di Villon artista, quelle che, emerse dallaccurata analisi di Gennaro Oliviero, hanno suscitato in me maggiore interesse, sono la modernità, lattualità, la cultura sterminata, la lingua colta e nel contempo innovatrice, una molteplicità insomma che non ha escluso nemmeno ladattamento ad una versione fumettistica, proprio come è avvenuto, in tempi recenti, per la Recherche! E con questo richiamo, a mia volta, chiudo rivolgendo un grazie a Gennaro Oliviero per averci donato questo illuminante saggio, che, pregnante testimonianza della sua instancabile attività, sarà sicuramente foriero di ulteriori indagini ed approfondimenti da parte di noi lettori.
Franca Alaimo
- 17/03/2015 23:29:00
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Ho letto con grande interesse questo saggio di Gennaro Oliviero su Villon, poeta francese che scoprii molti anni fa per caso, ascoltando alcune sue poesie recitate, adesso non ricordo più da quale attore, durante un programma di Rai tre. Durante la lettura, una partecipazione singolare e anche una profonda malinconia mi coinvolsero, al punto che volli saperne di più sullautore. E di fatto lo avvertii, come recita il titolo di questo saggio, poeta e martire allo stesso tempo, per quel mix di esplorazione ed espressione del male e insieme di pietà e perfino di tenerezza per se stesso e per gli altri (derivanti dalla consapevolezza struggente della transitorietà di ogni creatura vivente), e per quellalternarsi continuo di realismo e visionarietà, così che volgarità e liricità sono entrambe presenti nei suoi testi. Tutta la sua poesia oscilla tra la vita e la morte e, tra luna e laltra, si accampano il piacere, la bellezza, lenergia vitale. Ma, come sottolinea pure Oliviero, è la sua lingua con il suo impasto originalissimo che ci interessa come amanti della letteratura, e che, sono daccordo, richiama quella dei rapper, ultimi eredi dei poeti maledetti con le loro rime facili, laggressione verbale,la denuncia, la protesta, il desiderio di unumanità migliore. I due capitoletti finali del saggio sono vere e proprie miniere di indicazioni, riflessioni, e notizie sulla storia della critica. Preziosissimi.
Eugenio Nastasi
- 17/03/2015 17:54:00
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Bisognerà ringraziare il prof. Oliviero per la ricostruzione puntuale e fascinosa che fa di Villon, poeta "maudit" fin "nelle viscere" e prototipo di cantore a 360°, capace di lasciare una traccia così marcata e prolungata di sè e del suo tempo, ben delineato dallestensore del saggio. Per chi ama leggere e approfondire questa specie di provocazione ce nè abbastanza per cercare testi e pubblicazioni. Sono completamente daccordo col prof. Oliviero di guardare al personaggio ambientandolo nel suo tempo e solo dopo trarne i lieviti che lo legano ai secoli artistici più vicini al nostro tempo, per non tradirne lo spirito "dantan".
Guglielmo Peralta
- 17/03/2015 10:30:00
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Non può che suscitare interesse questo bel saggio di Gennaro Oliviero su Villon: poète maudit, che da più di cinque secoli esercita una particolare fascinazione sui suoi lettori, ma, soprattutto, sui poeti, molti dei quali possono essere considerati suoi epigoni e, dunque, testimoni della sua attualità. Oliviero ci offre un ampio e dettagliato excursus della vita e dellopera poetica di Villon, di cui mette in evidenza gli aspetti, spesso contrastanti, della personalità e del suo stesso poetare e, al tempo stesso, indaga sulla complessità del personaggio interrogandosi sui motivi che ne determinano la grandezza e limportanza straordinaria che gli viene riconosciuta nella storia della poesia francese trovandone la giustificazione nel valore che Villon attribuisce allavventura esistenziale: quella propria, ma, soprattutto, quella di tutti gli uomini. È questa coscienza di sé, questo meditare sulla propria esperienza personale che porta Villon a interrogarsi sulla condizione umana e che fa di lui un poeta universale, e perciò degno di tanta considerazione, di occupare un posto preminente nel panorama della letteratura non solo francese. Oliviero, in questa sua indagine, non manca di sottolineare gli aspetti sfuggenti che caratterizzano la biografia e la scrittura poetica di Villon. Un quid dirrazionalità, dincomprensione ne pervade, parallelamente, la vita e lopera. Misteriosa è la sua improvvisa scomparsa; difficile stabilire lo stato danimo che gli ispirò "La ballata degli impiccati": se fosse ossessionato dalla paura di finire impiccato o dominato da un sentimento di profonda commozione nei confronti dei miserabili, di cui condivideva sogni e tribolazioni. Misteriosi e impenetrabili restano certi passaggi del "Testament", costituito da componimenti poetici di varia natura (ballate e rondeaux), il cui senso logico è molto sfumato e non sempre di facile interpretazione. Ma, come dice Pascal, "lultimo passo della ragione è di riconoscere che ci sono uninfinità di cose che la sorpassano"!
Maria Giglio
- 15/03/2015 23:05:00
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Buonasera Professore Oliviero, complimenti per la scelta di questo autore, la cui scomparsa avvolta nel mistero, contribuisce alla costruzione del personaggio, che fu "ante litteram"poeta maledetto, ma anche vittima delle atrocità del suo tempo.Grazie per tutti i suoi illuminanti contributi.La leggerò con immenso piacere.
Antonio Sodano
- 14/03/2015 21:02:00
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Mi è capitato recentemente di leggere un articolo di stampa (Corriere della Sera-"La lettura"-8 marzo 2015) dal titolo intrigante: "François Villon è diventato un rapper"e sottotitolo altrettante stimolante:"La Parigi stremata del 400 e la rabbia del Bronx di oggi. Il gesto sovversivo del briccone unisce mondi lontani". Ed ecco che, a distanza di pochi giorni, mi si presenta loccasione di rinfrescare gli scarsi ricordi che avevo del poeta François Villon di cui avevo a mente solo il celebre verso "Mais où sont les neiges dantan? Il saggio di Gennaro Oliviero, autore che seguo attraverso la rivista "Quaderni proustiani" e le attività dell "Associazione Amici di Marcel Proust", ci offre una efficace e godibile sintesi della figura e dellopera poetica di Villon attraverso una lettura moderna, nella quale i riferimenti a tanti personaggi della letteratura, della filosofia, della musica, dello spettacolo,ecc. mi hanno fatto toccare con mano lattualità di un poeta tanto lontano nel tempo e tanto vicino alla sensibilità moderna. Un plauso alliniziativa de Larecherche.it e all Autore, Gennaro Oliviero, che non smette di stupirci per il suo impegno versatile.
Lina Zecchi
- 14/03/2015 19:00:00
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« Saint-Villon, poète et martyr », parafrasando il « Saint-Genet, comédien et martyr » di Jean-Paul Sartre ? Anche se Villon, a quanto sappiamo, da vivo non incontrò mai il suo Sartre che ne consacrasse la leggenda presso i contemporanei, possiamo vedere come da solo - attraverso l’opera in versi, nella sua verità/finzione testamentaria - sia stato capacissimo di diventare il creatore della sua stessa “leggenda”. Non tanto poeta e martire, quanto “comédien et poète”, attore-regista impareggiabile della sua poesia, nella sua poesia. Persona-personaggio, poeta-attore-autore raffinato che intreccia vicende violente e sublimi a meditazioni universali, testi gergali e sottotesti preziosi. E’ stato in grado di sparire misteriosamente dalla vita reale come persona in carne ed ossa a soli 31 anni solo per entrare subito nell’immaginario letterario attraverso la mediazione di una catena ininterrotta di artisti e lettori sempre più vari e numerosi. All’inizio solo nella cultura francese (da Marot a Rabelais, da Ménage a Furetière), Villon procede spedito verso la definitiva consacrazione nella leggenda di “poeta maledetto”che gli viene cucita addosso da Verlaine. E poi, da fine Ottocento fino a questo scorcio di XXI secolo, ecco che Villon “comédien et poète” è diventato per noi un personaggio familiare, che abita un vastissimo immaginario collettivo cosmopolita, non solo occidentale: “modernizzato” e ripreso in film, commedie, canzoni, romanzi, drammi … Per me, una delle più divertenti e lievi riapparizioni di Villon-personaggio è nel racconto di Stevenson "Un tetto per la notte" nelle "Nuove Mille e una notte": la conversazione fra Villon e il vecchio cavaliere che lo ospita in una notte “buia e tempestosa” (Snoopy docet) rimane sospesa in un alone fiabesco, ironico e affettuoso. Un Villon-vagabondo, viandante che appare e scompare…
Emanuele Di Marco
- 13/03/2015 18:48:00
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complimenti per la scelta dellargomento. spero di trovare presto il tempo di leggerlo.
antonio sodano
- 13/03/2015 11:48:00
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Mi è capitato recentemente di leggere un articolo di stampa (Corriere della Sera-"La lettura"-8 marzo 2015) dal titolo intrigante: "François Villon è diventato un rapper"e sottotitolo altrettante stimolante:"La Parigi stremata del 400 e la rabbia del Bronx di oggi. Il gesto sovversivo del briccone unisce mondi lontani". Ed ecco che, a distanza di pochi giorni, mi si presenta loccasione di rinfrescare gli scarsi ricordi che avevo del poeta François Villon di cui avevo a mente solo il celebre verso "Mais où sont les neiges dantan? Il saggio di Gennaro Oliviero, autore che seguo attraverso la rivista "Quaderni proustiani" e le attività dell "Associazione Amici di Marcel Proust", ci offre una efficace e godibile sintesi della figura e dellopera poetica di Villon attraverso una lettura moderna, nella quale i riferimenti a tanti personaggi della letteratura, della filosofia, della musica, dello spettacolo,ecc. mi hanno fatto toccare con mano lattualità di un poeta tanto lontano nel tempo e tanto vicino alla sensibilità moderna. Un plauso alliniziativa de Larecherche.it e all Autore, Gennaro Oliviero, che non smette di stupirci per il suo impegno versatile.
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