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Loredana Savelli
- 06/04/2013 08:59:00
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"Solo l’uomo fa la rivoluzione. Gli insetti sociali non conoscono la rivolta, la giusta ribellione. Ma oggi l’Italia sembra un formicaio."
Basta questa citazione, secondo me, a riassumere le belle poesie aforistiche di Davide Morelli. Lettura assai gradita, pungente, variegata, assolutamente misurata sì da turbare, ma con discrezione, quasi una anti-poesia. Efficace. Complimenti.
Alessandro Franci
- 03/04/2013 14:48:00
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A dispetto forse del titolo, questa bella raccolta sembra un viaggio attraverso la poesia del nostro Novecento. Oppure il titolo vuole giustificare l’osservazione del passaggio del secolo trascorso. E’ proprio la poesia che dà il titolo all’intera opera che sembra indicare la volontà di starsene a guardare, a costo di lasciare la via maestra. L’operazione però somiglia più a un incedere autonomo, mi pare; a volte quasi da esploratore, come a cercare tra la struttura, le trama, la metrica già visitata, ancora un bandolo di matassa da snodare, qualcosa che sia stato tralasciato. Credo almeno di percepire quanto sia stata ben compresa e assimilata la lezione della ricerca poetica montaliana, secondo me avvertibile in alcuni passaggi, così come quella di Caproni, specialmente in certi brani della prima parte della raccolta.
Davide Morelli
- 28/03/2013 18:44:00
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Ringrazio Roberto Maggiani e tutta la redazione per aver curato e pubblicato questo e-book. Ringrazio anche Michele Nigro e Cristiana Fischer per lattenzione.
Cristiana Fischer
- 24/03/2013 18:40:00
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Parole comuni, rime, versi ritmati per arrivare a quotidianità asciutta, sfrondatura, nudità, banale e comune sostanza: "Amore, morte, cielo e Dio/paralizzano il parolaio mio." Anche politica e storia ridotte allosso dellinsignificanza: "Così ora è arduo sapere/se le teorie del complotto/ci dicono la verità/o sono tautologie elaborate/contenenti cumuli di menzogne/e frammenti di verità." Ma allautore viene anche il dubbio che tanto accanimento a scarnire si faccia sfuggire tutta unaltra possibile lettura, di ricchezza, di fiorire di senso, e di fame: "La vita è un fiume straripante./La vita è movimento incessante." Oppure: "la stella tremula di luce", "questa nostra sera e questi cirri,/che in parte oscurano la luna…" e via fino alla fine di questo bellissimo paesaggio. Così tutto quel togliere è per arrivare a qualcosa di fermo: “Essere tesi alla vera essenza./Eludere l’avere e l’apparire/bisbigli di nuovo sommessamente" e anche "Bisogna abitare l’immaginario,/fare il testamento all’essenza/del fogliame e delle nuvole./Come si sa le cose che non sono/compatte avvicinano al sogno." E addirittura si può porre la domanda (quasi domanda delle domande): "chi è che tiene i fili della memoria?" E stata una bella lettura, interessante.
Michele Nigro
- 23/03/2013 17:57:00
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Ritrovo con piacere i versi di Davide Morelli che alcuni anni fa ho avuto il piacere di pubblicare sulla mia rivista "Nugae". Le sue parole apparentemente semplici e quotidiane contengono sprazzi dinfinito. Il taglio lapidario delle sue poesie apre a riflessioni senza soluzioni facili.
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