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Scrittura a 4 mani
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La bicicletta [Racconto]
Testo iniziato da Valentina Castellani il 23/01/2016 21:16:00
Questa parte di testo è stata pubblicata il 23/01/2016 21:16:00 da
Valentina Castellani
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La vedeva passare ogni mattina, dalla finestra del suo studio, intorno alle nove, con la bicicletta portata a mano.
Tullio si era convinto che abitasse lontanissimo, che pedalasse per chilometri finché, giunta nei pressi di casa sua, doveva essere così stanca che preferiva percorrere l’ultimo tratto a piedi. Sì, doveva essere così, non vedeva altra spiegazione. Era una ragazza intorno ai vent’anni, con l’espressione sempre assorta, chissà a che pensava, chissà se i suoi pensieri erano belli o brutti. Probabilmente era una studentessa, visto che poco distante c’era una sede distaccata dell’università, oppure svolgeva qualche lavoro in zona. Vestiva in modo insolito, sembrava incurante delle mode, indossava abiti, come dire, molto vintage, dall’aria vissuta, ma a lei donavano, le conferivano quel tocco di originalità. Se li avesse portati sua sorella Cristina, si disse Tullio, probabilmente sarebbe stata ridicola, vista la sua aria seriosa, da donna nata adulta, nonostante avesse solo ventisette anni, due più di lui. La ragazza con la bicicletta lo incuriosiva terribilmente, da quando l’aveva notata passare, qualche settimana prima. L'aveva colpito il suo viso irregolare, gli occhi troppo distanti, la fronte troppo alta, la bocca troppo larga, tratti irregolari che miscelati insieme, per qualche misteriosa trama genetica, davano luogo a una bellezza sorprendente.
Decise di fare la posta per capire a che ora tornasse indietro, ma forse sceglieva un altro percorso, in fondo la città offriva molte possibili varianti negli spostamenti.
“Ancora alla finestra?” gli domandò Cristina una mattina. In effetti lo aveva lasciato davanti ai vetri, quando era uscita per andare in ufficio, e lo aveva ritrovato lì, con lo sguardo sulla strada, per paura che lei passasse e lui non se ne accorgesse.
Niente, per alcuni giorni la vide alle nove, mentre spingeva la bicicletta, ma non riuscì a capire se ritornava dalla stessa strada e a quale ora. Indossava talvolta buffi cappellini di lana dai quali uscivano i lunghi capelli castani. Ne aveva di vari colori, probabilmente per abbinarli all’abbigliamento.
Da dietro i vetri della finestra del suo studio, a Tullio ogni volta sembrava un’apparizione miracolosa. La sua casa, al primo piano, dava proprio sulla strada e per lui affacciarsi era un modo per restare in contatto con il resto del mondo.
Questa parte di testo è stata pubblicata il 01/02/2016 16:09:00 da
Rosario Francese
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L’attesa alla finestra divenne un rituale ossessivo a cui Tulio non riusciva più sottrarsi, mentre meditava di scendere in strada e trovare il coraggio per conoscerla accadde che la ragazza con la biciletta non passò più di lì.
Cosa era successo, stava male, aveva avuto un incidente o più semplicemente aveva cambiato strada, non lo poteva sapere e forse anche per questo non riusciva più ad allontanarsi da quella maledetta finestra.
Diversi mesi erano passati e ormai Tulio stava abbandonato l’idea di rivederla quando, in un sonnolento giorno d’autunno, il destino volle che fosse proprio lei a bussasse alla porta del suo studio.
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