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Santa Klaus [Racconto]

Testo iniziato da Rossella Gallucci il 08/12/2011 19:11:00

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Commenti (2)
Sono intervenuti a continuare il testo, nell'ordine, a partire dall'ultimo intervento: Rossella Gallucci :: Lorena Turri :: Loredana Savelli :: Maria Musik :: Rossella Gallucci :: Maria Musik :: Loredana Savelli :: Rossella Gallucci :: Roberto Maggiani :: Loredana Savelli ::

 Questa parte di testo è stata pubblicata il 08/12/2011 19:11:00 da Rossella Gallucci Δ
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Lo chiamavano Klaus per via della sua lunga barba bianca che, ormai da anni, faceva crescere incolta. Ma il suo vero nome era Pedro, come il nonno argentino, anche se i genitori erano entrambi nati in Italia e poi emigrati negli Usa negli anni sessanta, precisamente a Rochester .
Lui era nato lì, ma non era mai uscito dalla sua città. I genitori erano morti quando lui aveva 17 anni e, da allora, si era arrangiato con piccoli lavoretti.
Non aveva una casa, d'estate dormiva nei parchi pubblici e d'inverno cercava ospitalità presso qualche dormitorio. Spesso dopo un'ora di fila, era costretto a rinunciare perché i posti letto erano finiti. E allora si rifugiava sotto qualche ponte.
Quella notte non era una notte come le altre. Era il 24 dicembre e,come tutti gli anni, indossava un cappello rosso e bianco da Babbo Natale e cercava di attirare la gente davanti ad un centro commerciale, suonando un campanellino. Qualcuno, tra un acquisto e l'altro, gli allungava qualche centesimo e lui s'inchinava togliendosi il cappello. Molti bambini lo riconoscevano: “Guarda chi c'è, mamma! E' Klaus, Santa Klaus! E' qui anche quest'anno! Diamogli qualche soldino!”
Sorrideva Pedro, sorrideva sempre. Anche se aveva fame e freddo, soprattutto dentro.
Ma i suoi occhi non ridevano mai.
Non sapeva che quella sarebbe stata una notte diversa e che avrebbe cambiato per sempre il corso della sua vita...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 09/12/2011 07:27:00 da Loredana Savelli Δ
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Dall'altro lato dell'uscita del centro commerciale, un ragazzino con una chitarra a tracolla si esibiva su un palchetto improvvisato. Suonava così virtuosamente che la chitarra sembrava fatata. Subito si creò attorno al ragazzo un capannello di curiosi tale da coprire la sua persona.
A Klaus venne un'idea...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 09/12/2011 18:58:00 da Roberto Maggiani Δ
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A Klaus tornò alla mente il nonno, quando la domenica sera metteva sul giradischi un vecchio disco di tango argentino che gli era stato regalato da un famoso ballerino, perché l'aveva soccorso sotto la pioggia, coprendolo con il suo ombrello in una notte di temporale improvviso, quando stava recandosi, una domenica sera, a teatro per esibirsi in un suo spettacolo. Il nonno, quella stessa domenica, tornato a casa, si era subito messo ad ascoltare il disco, gli piacque così tanto quel tornare col ricordo nella sua terra d'origine, che pensò di dedicare tutte le domeniche a quel rito di memoria. Ballava con la nonna, ma qualche volta prendeva Klaus sui suoi piedi e lo faceva muovere con sé mentre gli teneva forte le mani. Ecco perché quella sera, domenica, pensò di ballare su quelle note strimpellate in 4/4 da quel ragazzo. L'unico problema era trovare la ballerina, una che potesse seguirlo nelle sue esibizioni. Ma nei suoi occhi iniziò a balenare un vago, tenue sorriso, quando vide, lì nei pressi, un pupazzo della Befana, buttato nella spazzatura perché ormai logoro e inadatto alle nuove feste in arrivo.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 09/12/2011 19:15:00 da Rossella Gallucci Δ
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Con i pochi spiccioli rimasti entrò nel negozio di giocattoli per acquistare un'armonica a bocca. Di certo non poteva permettersene una vera. Si ricordava ancora quello che gli aveva insegnato il nonno; lui si che era bravo! Aveva imparato da autodidatta a suonare almeno tre strumenti: armonica a bocca, sassofono e clarinetto. Quando ancora viveva in Italia, lo chiamavano sempre per le feste di piazza e lui ne era molto orgoglioso. Appena uscito dal negozio, si avvicinò al ragazzo con la chitarra facendosi largo tra la folla e, senza esitazione, iniziò a suonare seguendo perfettamente il ritmo e gli accordi della chitarra. Era come se si conoscessero e si fossero esercitati a lungo insieme. La gente intorno era incantata da tanta armonia...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 10/12/2011 07:27:00 da Loredana Savelli Δ
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Klaus e il ragazzo, Piotr era il suo nome, suonavano con una sintonia perfetta. In breve divennero l’attrazione del centro commerciale e il cappello delle offerte si riempì. A completare lo spettacolo c’era quel vecchio pupazzo della Befana, recuperato dalla spazzatura, era un richiamo per i più piccoli, sembrava animarsi al suono della chitarra e dell’armonica. I bambini la fissavano e il pupazzo-Befana rispondeva sorridendo e accennando passi con i piedini di pezza.
Così pareva a Klaus, che cominciava a chiedersi se tutto che quello che stava accadendo non fosse reale. Non si capacitava completamente di questa fortunata occasione: negli intervalli tra un pezzo e l’altro, Klaus scrutava il ragazzo per cercare di cogliere particolari ed eventuali stranezze: non si sbagliava. Notò che la chitarra non smetteva mai di suonare, si abbassava il volume al minimo ma le corde continuavano a vibrare da sole, la chitarra aveva una vita propria e… suonava il tango ad ogni interruzione. Chi era veramente il ragazzo?


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 10/12/2011 15:05:00 da Maria Musik Δ
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Mentre se lo chiedeva, si diceva che la sua magica chitarra bastava da sola a produrre tutta l’armonia del Tango e che a lui, al solo pensiero di quelle domeniche di ballo, bruciavano i piedi. E continuava a fissare il pupazzo della Befana. Era una Musa ispiratrice perché a Klaus venne una nuova, pazza idea.
Staccò dall’abito rosso che indossava quattro delle spille da balia che gli servivano a chiudere la giacca e a tener su i pantaloni. Prese il fantoccio e ne appuntò le punte dei piedi al risvolto bianco dei calzoni, la mano sinistra dietro alla casacca all’atezza della sua spalla ed, infine, con l’ultima spilla, il petto della logora bambola andò a saldarsi a quello dell’uomo.
E Klaus cominciò a muoversi deciso, prima con passi cadenzati sul posto, poi spingendo in avanti la sua improvvisata compagna, in una camminata, all’apparenza assai naturale ma con un che di solenne, quasi doloroso. Poi, eccolo lanciarsi in una baldosa, in un ocho adelante ed uno par atras.
Gli occhi di Klaus s’erano fatti arditi e quelli della Befana liquidi. La gente, incantata, li gurdava lambire i confini di un’immaginaria pista da ballo mentre dal cielo, cominciava a fioccare, candida, la neve.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 10/12/2011 16:05:00 da Rossella Gallucci Δ
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Era talmente estasiato da non rendersi nemmeno conto che Pitr, il ragazzo della chitarra, non stava più suonando intento com'era ad osservare i due ballerini. Non era affatto sorpreso di vedere il pupazzo che si muoveva come fosse animato. La cosa alla quale nessuno fece caso subito era che, nonostante Pitr avesse posato la chitarra per terra, le note continuavano ad uscire, aumentando il ritmo in un tango sempre più struggente.
E all'improvviso nessuno parlava più: non si percepiva neanche il minimo sospiro o colpo di tosse. Gli occhi di tutti erano fissi sul volto della Befana. Non potevano crederci, pensavano di aver avuto un'allucinazione collettiva: da una parte la chitarra che suonava da sola, dall'altra il volto di un vecchio pupazzo di stoffa rigato di lacrime..


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/12/2011 11:54:00 da Maria Musik Δ
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Klaus, in quel momento, sentì un rumore ritmico, profondo e veloce ma non erano le sue orecchie a percepirlo. Lo sentiva in mezzo al petto, rimbombava contro il suo sterno: era il cuore della Befana. Allora, il nodo che teneva stretto un lurido fazzoletto a quadri intorno al capo di pezza del fantoccio si sciolse, una folata di vento lo portò via e, sulle sue spalle, ricadde una lunghissima chioma di ondulati capelli corvini.
I fiocchi di neve vi s’appuntavano e l’adornavano, luminosi, come un manto regale tempestato di diamanti e perle di fiume. Klaus cambio bruscamente direzione e la Befana alzò all’indietro una gamba, lasciando che il suo piccolo piede volteggiasse leggiadro nel vuoto.
Le spille erano scomparse e solo l’abbraccio, ormai, li teneva insieme.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/12/2011 13:10:00 da Loredana Savelli Δ
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La chitarra di Piotr, sempre più sommessa, passava ad un ritmo di valzer.


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/12/2011 14:23:00 da Lorena Turri Δ
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Era il valzer delle candele e all'improvviso, su quelle magihe note, tutta la città si illuminò, come si usa ancora in certi paesi quando si festeggia Santa Lucia...


 Questa parte di testo è stata pubblicata il 11/12/2011 16:17:00 da Rossella Gallucci Δ
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E tutti, uno dopo l'altro, come se fossero manovrati da un filo invisibile, iniziarono a volteggiare vertiginosamente al ritmo del valzer.
Nel frattempo Piotr aveva preso la chitarra tra le braccia, come fosse una donna, iniziando anche lui a volteggiare sulla sua musica.
La neve continuava a scendere sempre più forte, imbiancando oltre al paesaggio anche i capelli, le spalle e le braccia dei danzatori. Le luci intermittenti degli addobbi natalizi e le candele si riflettevano sul bianco creando un gioco di luci irreale.

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