Terragno
di terra riarsa e oasi improvvisate,
qualcosa turbò l’aria
cosi forte, così magica
in quel tempo di terremoti e cembali.
Ho immaginato i mulini verdi sull’acqua
le mani colme, fresche
le frasi, i simboli,
i segni sepolti fra le dune.
Si andava di passo alle nuvole
aggrovigliati, come rarefatti
ma a volte anche ruvidi corvi
prima che il tribunale annotasse sentenze,
che fregatura la gente allineata
nelle brevi dimensioni, povertà e ricchezza
tu a sinistra, tu a destra.
Invece ci sono limbi dove stare senza mète
e passaporti, senza gente di confine
luoghi col sonno fra le ciglia, un suono, una parola
un amore da scrivere in poesia
e tutto questo è dolce, è lontano
è terraverde
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