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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Commento sul libro

Le lacrime, il dolore vero, ciò che sgorga da dentro ciascuno di noi è quel che serve per curare le ferite del mondo, le brutture ed il dolore che lo pervadono. Questo apprende il protagonista del romanzo, Paolo, dopo la sua morte; il romanzo è infatti – assai singolarmente – la cronaca di quel che accade a Paolo dopo il decesso, quando si ritrova in un luogo sconosciuto, una sorta di enorme sala d’attesa, un luogo di transito prima di giungere al luogo designato per l’eredità. Ma Paolo ha ancora troppi rimpianti, tanti ripensamenti sulla vita che ha appena lasciato, teme di aver vissuto senza aver combinato nulla di buono, pensa che nessuno senta la sua mancanza. [...] L'autore narra in modo divertente ed efficace una storia pregna di elementi fantastici, come dicevo, a volte sembra non curarsi di salvaguardare un minimo di coerenza o verosimiglianza, ma questa è la bellezza – la forza – del libro, l’aver mescolato in un tessuto completamente fantasioso, e quasi inafferrabile (non è forse vero che in fondo il paradiso ci è inimmaginabile?) una storia assolutamente concreta e carica di umanità. Marchese si dimostra bravo romanziere, capace sia di usare gli strumenti romanzeschi, sia di porre la propria fervida fantasia in un’ottica di disvelamento, attraverso meccanismi irreali, di ciò che c’è di più reale e profondo in ciascuno di noi.