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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Commento sul libro

È una fame onnivora, il sentimento che divora Teseo da tutta la vita. Scoppiato in gioventù al tempo della rivolta politica e arrivato fino agli anni più posati del lavoro da ferroviere, il suo appetito di distruzione gli ha bruciato due matrimoni e lo ha fatto andare a letto con troppe donne, scavandolo da dentro, lentamente, come una tenia. Quando decide di abbandonare tutto - perché tutto ha già abbandonato lui - il Byron, locale alla moda in riva a un mare che di notte brilla delle luci di una fabbrica, sembra essere lo scoglio su cui fermarsi e da cui guardare il mondo, finalmente in salvo. La fame si è tramutata in solitudine, e la noia trasforma le nuove notti in esseri tutti uguali, fatti di bevute sorde, di corpi presi e lasciati nello spazio di un sogno. Il sasso che rompe lo specchio arriva - come sempre senza preavviso, senza scricchiolii. Dopo vent'anni Rocco, il grande amico di una giovinezza ormai sepolta, colui che lo ha tradito come nessun altro avrebbe potuto, è venuto a chiedere perdono. Dopo aver detto l'indicibile, Rocco uscirà dal locale e partirà in auto, da solo. In assenza di tutti, la notte toccherà la sua curva, il tempo in cui non c'è più tempo, il viaggio al termine delle umane possibilità di redenzione. Teseo non dovrà far altro che sprofondare, cercando di arrampicarsi come un cane da caccia finito in una trappola destinata alle prede.