Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
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Commento sul libro
L’intero libro è un continuum in forma di pensieri, parole e corpi. I soggetti sono uomo e donna, alla ricerca di una diversità che possa sfociare nella sintesi che superi tutta la conflittualità di cui i “diversi”, in potenza, sono portatori. L’autrice maneggia con decisione la multiforme materia dell’amore, prova a capire gli uomini, a tratti pare li conosca, li mostra nella loro nudità creaturale, ne rileva l’arroganza, talvolta la miseria, con molta ironia, ma anche amarezza. Gli uomini qui mostrati appaiono tutti appartenere ad un medesimo ceto sociale, quello della borghesia benestante che ha cose e con esse pensa di poter abbagliare le donne: “Abbagli le donne / con qualche anello fasullo / e sorridi / sopra il tuo fuoristrada / due parcheggi d’ingombro / per dire al mondo / se per caso / non se ne fosse / accorto/ che tu nella vita / ti muovi / con ben quattro ruote motrici!” (“Suv…via”, pag. 25). Ma quando l’amore ha dalla sua anche il contesto che lo custodisce, lo amplifica, allora è come vivere una fiaba i cui contoni sono così mostrati: “Il più bel Natale / l’ho trascorso con te. / Nella notte / era caduta tanta neve / disegnando silenziosa / i contorni di una fiaba. / E noi due / più incantati / ad ogni passo / la mia mano / nella tua / dentro la tua tasca…” (“I contorni di una fiaba”, pag. 56).
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