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Il sapore della guerra - The taste of war

di Aa. Vv.

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Traduzione e cura di Paolo Ruffilli

 

I poeti:

Eldar Akhadov, Ataol Behramoglu, Pat Boran, Maurizio Cucchi, John Deane, Mimmi Diệu Hương Bergström, Kjell Espmark, Ruth Finlight, Mordechai Geldman, Joumana Haddad, Sungrye Han, Toshiko Hirata, Alexander Karpenko, Christos Koukis, Raquel Lanseros, Sylvie Marie, Luis Garcia Montero, Brane Mozetič, Cees Nooteboom, Fernando Rendon, Paolo Ruffilli, Mamta Sagar, Hadaa Sendoo, Andrey Valerievich Serdyuk, Krzysztof Szatrawski, Tuğrul Tanyol, Willem van Toorn, Jean-Charles Vegliante, Adam Zagajewski.

 

IL SAPORE DELLA GUERRA
30 poeti di diversi paesi del mondo ci ricordano quanto sia aspro ed urticante il sapore della guerra, grondante sangue e sofferenza al di là di qualsiasi retorica. Tutte le guerre, passate e presenti.

 

THE TASTE OF WAR
30 poets from different countries of the world remind us how bitter and stinging the taste of war is, dripping with blood and suffering beyond any rhetoric. All wars, past and present.

 

*

 

Il progetto “Il sapore della guerra” nasce più di due anni fa, dalla convinzione che l’unica opzione per il futuro degli uomini sia la pace. Utopia, certo, vista la realtà opposta delle molte guerre del passato remoto e recente in zone vicine e lontane. Ma la poesia deve la sua potenza al suo essere controcorrente. In questo senso ho ricevuto molti stimoli e risposte leggendo i poeti e, in particolare, sono stato istigato da una breve poesia di Kjell EspmarK nella quale l’autore dice metaforicamente di girare con un coltello in tasca per tagliare la lingua a chi parla della “bella morte” in guerra.
Per liberarsi una volta per tutte dalla mitologia della bella morte e dalla sua vuota retorica, il progetto è andato avanti. Ho interpellato, tutti vivi al momento del confronto, più del doppio dei poeti ora qui antologizzati. La mia intenzione non era quella di spingerli a scrivere qualcosa sull’argomento, per una istintiva e magari sbagliata sfiducia nella poesia d’occasione. L’intenzione era invece quella di sondare la loro opera, alla ricerca di versi che parlassero direttamente o indirettamente della guerra nel più profondo coinvolgimento. Cercavo poesie che abbaiassero e mordessero come cani non solo arrabbiati ma anche in apparente fulminante tranquillità. Da qui le mie scelte.

 

The “The taste of war” project was born more than two years ago, from the belief that the only option for the future of men is peace. Utopia, of course, given the opposite reality of the many wars of the distant and recent past in near and far areas. But poetry owes its power to its being against the tide. In this sense I received many stimuli and responses by reading poets and, in particular, I was instigated by a short poem by Kjell Espmarc in which the author metaphorically says to go around with a knife in his pocket to cut out the tongue of anyone who speaks of the “beautiful death ” in war.
In order to free itself once and for all from the mythology of the beautiful death and its empty rhetoric, the project went ahead. I have consulted, all alive at the time of the confrontation, more than double the poets now anthologized here. My intention was not to push them to write something on the subject, out of an instinctive and perhaps mistaken distrust of occasional poetry. Instead, the intention was to probe their work, looking for verses that spoke directly or indirectly about the war in its deepest involvement. I was looking for poems that barked and bit like dogs not only angry but also in apparent fulminant tranquillity. Hence my choices.

Paolo Ruffilli

 

***

 

 

Eldar Akhadov


È stato ucciso in Guerra

 

Tremavano le ombre sui muri della casa
E tremava il vetro per le esplosioni.
È stato ucciso in guerra
Ma non si era autorizzati, no, a saperlo.
Ai margini di un gran villaggio,
Dove gli usignoli cantano a squarciagola
Su di lui non è arrivato un pezzo di carta,
Non ci sono stati i funerali.
Nella tomba c’è già sua madre,
Ma il mormorio nelle stanze non si ferma:
“E se fosse vivo da qualche parte
E, vivo, non si ricorda magari di se stesso?!”
Oltre l’incrocio delle strade
Contro ogni idea di perdita
Risuona: “Figliolo, ti aspettiamo.
Che non ci fosse carta non lo crediamo”.

 

*

 

He was killed in the war
The shadows on the walls of the house trembled
And the glass shook from the explosions.
He was killed in the war
But you weren’t allowed, no, to know.
At the edge of a large village,
Where the nightingales sing their hearts out
Not a piece of paper has arrived from him,
There were no funerals.
His mother is already in the grave,
But the murmur in the rooms does not stop:
“What if he’s alive somewhere
And, alive, does he not remember himself?!”
Beyond the crossroads
Against any idea of loss
It resonates: “Son, we are waiting for you.
That there was no paper we don’t believe it”.

 

 

***

 

Mimmi Diệu Hương Bergström


Nessuno vuole la guerra

 

La guerra non ha ragioni
Niente luci, niente orizzonti
Solo buio nei rifugi
Niente cibo tra i pianti dei bambini
Sotto le bombe che piovono giù forte
Il colpo di pistola contro i vicini
Milioni di persone che lasciano le case
Un esodo senza speranze
Le madri salutano i figli amati
Corpi sepolti sotto i blindati
Chi ha fortuna in mezzo ai campi
Nessuna mano premurosa, solo il cielo
A pregare per l’anima loro

 

*

 

Nobody wants war
The war has no reasons
No lights, no horizons
Only darkness in the shelters
No food among baby cries
The bombs are pouring louder
The gunshot towards our neighbors
Million people leaving behind their homes
In an exodus without hope
The mothers say farewell to their beloved sons
The corps are buried under amour cars
If luckily in the wheat fields
No caring hands, only free sky
Prays for their souls

 

 

[testi e poesie tratti da Il sapore della guerra - The taste of war, nino aragno editore, traduzione e cura di Paolo Ruffilli]

 


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