Una stanza vuota, illuminata da una luce violenta.
Un uomo in camice bianco.
Si spogli. Si volti. Si abbassi. Allarghi le gambe.
La permanenza alla Lubjanka comincia con la perquisizione corporale.
L’uomo nudo, toccato, manipolato, umiliato,
smette definitivamente di essere un compagno.
“Anche dopo mesi, anche quando ti sei abituato
all’idea di essere in prigione,”
scrive Margarete Buber-Neumann –
la moglie del dirigente comunista Heinz Neumann –
che fu deportata da Stalin e da lui consegnata a Hitler –,
“capisci davvero che cosa significa
solo il giorno in cui ti ritrovi dietro una porta senza maniglia;
ma cos’è un prigioniero, cosa significa
lasciare che gli altri dispongano del tuo corpo,
lo capisci
solo dopo la prima perquisizione corporale alla Lubjanka.”
[ La poesia qui proposta è un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da Il meteorologo, Olivier Rolin, Bompiani, traduzione di Yasmina Melaouah, pagina 52 ]