*
Otis stava fissando lo specchio,
gli angoli aguzzi affondati nel palmo sanguinante.
Stava sorridendo a suo figlio, disse.
Nessuno gli disse che era solo la luce del portico, nient’altro.
Continuammo a udirlo mentre si allontanava nel buio.
Vedeva suo figlio.
Strillava tanto da farsi sentire dall’intera Breathed,
per farlo sapere a tutti,
e trasformare il chiarore dei lampioni,
le luci delle case, i fari delle auto che si avvicinavano,
in qualcosa di diverso, qualcosa di più.
*
Non ero destinato a essere un uomo violento.
Ero destinato a ereditare il carattere di mio padre.
E di mia madre.
Invece alla fine ricevetti in eredità il carattere di quella estate.
Quell’estate divenne mio padre.
E mia madre.
L'origine della mia violenza.
A volte mi sembra ancora di dover sgomitare
per farmi strada verso le fiamme,
tra quella gente accalcata intorno.
Un cazzotto a destra. Un calcio a sinistra.
Devo dare tutto cio che ho per spegnere quel fuoco.
È stata la battaglia della mia vita.
[ Le due poesie qui proposte sono un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da L’estate che sciolse ogni cosa, Tiffany McDaniel, Blu Atlantide, pagine 200 e 228 ]