FUORI CAMPO
Occorre sai conoscere il perimetro
i punti d’interesse e di sospetto,
disporre col riguardo ch’è prescritto
l’obiettivo alla corretta distanza,
regolare messa a fuoco e diaframma
secondo l’angolo e l’intensità
di luce, dosare attimo e contrasto,
salvaguardare il fulcro dell’azione
perché non si confini a lato o in ombra,
incidere con perizia chirurgica
la regione esatta, fotosensibile,
ricostruire il verso dell’immagine.
Eppure ha un senso sai il fuori campo
quel pulviscolo che sguscia, quel raggio
che si rifrange sghembo, fende il prisma
scompone netto il ganglio delle cose.
Recrimina il suo spazio l’insondato:
succede in quei frangenti di silenzio
che rompe impercettibile una voce
o un labbro si schiude da un volto caro
inabissato al limite del tempo,
con gratuità di mani che confortano
si riconcilia al torto, lo sutura.
Scopri che quanto appare inconfutabile
forma è rastremarne l’ombra, misura
d’assenza, vizio di luce che cura
la capillarità dell’invisibile.
IN PRESSOFUSIONE
Sgarbato solstizio che procombi
sul vetrocemento col tuo ovvio sole
che sghembo vellica di vetro in vetro,
lusinghi al paso doble degli acquisti,
il taglio esatto che ci circoscriva
sull’identico concavo di cielo.
Sobilla l’etichetta a quell’ardore
che occhieggia divertito alle vetrine.
Magliette delavate color sabbia
costumi che aderiscono decisi
colletto alla cubana, sahariana
il cappellino catcher in the rye
il grigio un po’ sfumato dernier cri
nelle sue variazioni impercettibili.
Intatto campionario di doveri
d’assolvere con tutti gli imperdibili.
Primavera estate da collezione
che irreggimenta al corretto stile
d’uomo all’incanto, in pressofusione
calco conforme sempre nelle file.
Tocca aderire, preferire ancora
al taglia e cuci buono della nonna
ai suoi maglioni fatti su misura
un più modesto e lesto copia incolla.
ZERO AL QUOTO
Chi sa come t’immagini, se appanna
la tua linea esatta quel po’ di specchio
dove il vapore reinventa il mondo
mentre t’asciughi uscendo dalla doccia,
chi sa cosa resta di quel te impavido
che si scaglia come una profezia
sulle formule delle celle excel
e tutto inesorabilmente quadra.
Dicevi vizio, estro di simmetria
quello sdoppiare, sfaccettare il senso
quando unica è l’aria che si respira
per gradazioni appena più sbiadite
monocromie di soffocamento.
Così pensavi di quell’infittirsi
dei numeri da interi a relativi
quel loro suddividersi in frazioni
radicali e mantisse logaritmiche,
perché si progredisce tutti ad una
diversa densità degli infiniti.
Nelle fessure della pece algebrica
che appiccica i numeri mosca a mosca
credevi vi fosse un tarlo di spazio
che tira le somme, o almeno conguaglia.
Dicevi, poi si fa piano la conta
ci si rassetta il riccio fuori posto
si bagna il labbro, quieti si ragguaglia
ci si schiarisce in voce e con la mano si
fa buonasera, e più non ci si sveglia.
Si mette zero al quoto, tutto intero.
Si dice vedo: più non ci s’imbroglia.
[ Poesie vincitrici della III edizione (2017) del Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie | scarica gratuitamente l'e-book del Premio: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=217 ]