Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
Poesia della settimana
Questa poesia è proposta dal 29/03/2010 12:00:00
Pagina aperta 2063 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Fri Mar 14 07:00:00 UTC+0100 2025
a minha páscoa / la mia pasqua
« indietro | versione per la stampa |
invia ad un amico »
# 6 commenti a questo testo: Leggi |
Commenta questo testo »
Tragam-me do Oriente un traje muito quente, um perfume raro e caro para o corpo, dose dupla de ópio para a noite, eu quero festejar a minha páscoa. Tragam-me as brechas e as réstias que no breu dos cadernos escreví qual um Orfeu escuro amedrontado, eu quero festejar a minha páscoa. Tragam-me Madalenas sem Jesus e rodas as perdidas sem remédio, as que cantam fora das muralhas, eu quero festejar a minha pascoa. Tragam-me todas as blasfêmias ditas por prazer e os esconjuros, ais e gritos do amor enfurecido, eu quero festejar a minha páscoa. Tragam-me os satélites caídos no mar assim como os pobres caídos nas ruas do meu tempo rico de destroços, eu quero festejar a minha páscoa. Tragam-me a retórica do divino, as várias fantasias dos profetas, toda palavra sem eira nem beira, eu quero festejar a minha páscoa. Se não bastar tragam-me o silêncio dos que não falam roucos de temor, os que nunca beijaram a Palavra, eu quero festejar a minha páscoa. E se depois de interpelar heróis ninguém vier, tragam-me brotos de Ipanema, os putos magros do Brejo da Cruz, eu quero festejar a minha páscoa. Se brilhar ao vivo a minha morte hei-de ver os anjos no azul entre setas e raios rumo ao Sol quando passar a minha páscoa? E ao singrar serei um ou todos como a poesia quase soletrou, hei-de saber de mim e do universo quando passar minha páscoa? Se não souber o que será, um outro sopro há-de contar quem é uno e trino e uno quando passar a páscoa?
* la mia pasqua Portami dall’Oriente un indumento caldo, un profumo raro e caro per il corpo, una doppia dose d’oppio per la notte, che voglio festeggiare la mia pasqua. Portami le ombre e gli squarci che ho scritto nel buio dei quaderni come un Orfeo oscuro ed impaurito che voglio festeggiare la mia pasqua. Portami Maddalene senza Cristo e tutte le perdute senza rimedio, quelle che cantano fuori dalle mura che voglio festeggiare la mia pasqua. Portami tutte le blasfemie dette per far effetto e gli scongiuri, sospiri ed urla dell’amore infuriato, che voglio festeggiare la mia pasqua. Portami i satelliti caduti in mare e i poveri caduti nella strada del mio tempo ricco di disastri che voglio festeggiare la mia pasqua. Portami la retorica del divino, le varie fantasie dei profeti tutte le parole senza peso e storia che voglio festeggiare la mia pasqua. E se non basta, portami il silenzio di quelli che non parlano, rauchi di timore quelli che mai baciarono la Parola che voglio festeggiare la mia pasqua. E se dopo aver cercato eroi non venisse nessuno, portami le ragazze di Ipanema, i bimbi magri di Brejo da Cruz, che voglio festeggiare la mia pasqua. Se la mia morte splenderà dal vivo potrò vedere gli angeli nell’azzurro fra saette e raggi verso il sole quando passerà la mia pasqua? E quando andrò sarò uno o tutti come la poesia quasi ha rivelato, potrò sapere di me e dell’universo quando passerà la mia pasqua? Se non saprò cosa accadrà, un altro soffio racconterà chi è uno e trino e uno quando passerà la pasqua?
(Tratta da "Oropa França e Bahia", Edizioni della Meridiana, Firenze, traduzione di Andrea Sirotti)
# 6 commenti a questo testo: Leggi |
Commenta questo testo »
|