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Dentro questo Natale, se Natale…Natale
fosse Natale il giorno di Natale e la sera…
…già respiro la nebbia… della vigilia di Natale,
…e sfioro questa gonna, calda alle mie mani
come cenere azzurra, come gli occhi mai spenti,
dolcemente incavati, mai visti sulla terra
né in cielo… forse in mare solo i gabbiani a sera…
un rapido riflesso di quel viola acceso…
Ma tu, semplice grazia, naturale prodigio,
tu, che nessuno al mondo mai ha saputo da dove
e perché eri venuta su questa terra magra,
in questo chiuso cerchio di boschi e vette spoglie,
tra le ciarle dei sassi che raccontano una gloria
lontanissima nei sogni che ci giungono dalla Grecia,
dall’Asia, in quel dolce mistero del tuo nome… Clèofe…
Tu dentro questo nostro Natale…se Natale, Natale…
[ Già pubblicata su LaRecherche.it il 22/02/2011 ]
Lontano Natale
Quelle oscure cucine di fumo
quelle mani silenziose all’alba
- quanto lavoro di donne in silenzio -
che impastano farina e fatica
quei sorrisi dell’anima a labbra serrate
e quel lavoro ossessivo - né passione né condanna -
ma solo eterno lavoro dall’alba al tramonto
e quel sacro silenzio sulla neve
degli uomini e degli animali
delle piante e delle case
e quel freddo che pulisce l’anima e il cielo
e quel tutto sapere e capire
e quell’amarsi senza parlare
oggi ritorna
di fronte a questo presepe
che conosce l’anima nostra
così schiva e saggia da non sperare
così bambina da piangere
per questo soffio d’amore
che da lontano ritorna
e lontano ci vuole portare.
[ Tratta da Funambolo, Edizioni del Leone ]
Treccia dei paesaggi natalizi
(Per Andrea Zanzotto,
in memoria)
Ti ricordi a Natale? Scendeva dalle stelle
un bimbo in una grotta, carbone, caramelle
tra il letto e il davanzale, dalla scaletta rotta
s’intuiva un candore lontano, oltre il grigiore
della piazza perduta nel buio delle stelle.
Luminarie, banconi di semi e lupinelle
e il presepio che aiuta santi e costellazioni
a indovinare un filo che guidi ad un asilo
oltre la radura
delle inesistenze.
È la fioritura
di fatue evidenze:
l’alcol per i geloni, le montagne fatate,
la legna casalinga, le vetrine incipriate,
la ruggine ai ramponi, gli effluvi dell’aringa
nel crollo indefinito di un tempo incustodito.
Troppo lenta la neve scende sui teleschermi:
scomparendo riappari per noi attoniti, inermi…
- non ti tradì la neve! - …Natale! Tra gli alari
le inobliate essenze tramano trascendenze
naturali, al fuoco
calmo di un camino…
forse…appena un poco…
ti vedo in cammino.
[ Inedita ]