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Di marzo il temporale ha l’acqua gialla.
Della cassa che si è aperta, luccicare
altro non vedi. Sui vetri
come di lampo si fanno le righe.
Cadendo le gocce stranite
danno mitiche forme, emblemi solari.
Da dietro, per gioco, le mani
incidono un passo alle lastre.
Ne leggi qualcuno ed hai scorto
uguali pensieri, minori animali:
vorrei anche morire in un orto.
Botanico sogno del gatto
tra gerani svasati e ringhiere.
*
Anche stasera le lucciole spendono
i loro soldini in un prato nero,
salgono inerti, le piccole, a scatti
mentre l’aria che è intorno risente
di lampi e di storia.
Il male che fa l’erba a primavera
sulle braccia non è nuovo.
Pure si va, si arriva ancora
per amore tra i giorni
vestiti leggeri, dentro colori.
E pillole, lucciole, manchevolezze
sviate nell’aria per timidezza
nel minimo eloquio a frammenti.
Spezza qualcosa anche tu, ti ripeti,
un rametto magari tra questi
che possa perenne restare
nel cuore ai minori fratelli.
*
Da dove vengono i pensieri mattutini,
che parte del mondo è questa adesso
dove si cammina e guarda tutto ciò che è emerso
dalla luce di una prima ora viva
e splende, splende nella sua statura
ogni cosa vera per sé nel suo destino...
Cerca d’essere un po’ come l’aria
oggi più mite col dolore fatto lucido
privo di ogni rancore, più volatile.
Qui solo una felicità non vista o accolta male
ci può lasciare soli, in fili d’erba,
ciascuno combattendo il proprio vento.
*
E la sera ti trae in errore,
la qualità del cielo. Pioggia
o domani sole. Eppure la luce è viola,
dietro le case c’è ancora un’avventura
azzurra, d’astri. Più in alto è la luna
che libera luce lontano.
*
Piccola la voce non ti basta
per chiamare dai balconi
le persone che più ami.
Ma alla tromba delle scale
quando l’ascensore a tuffo scatta
e illumina radente i piani
anche per te l’urlo è un capace
dolore di chi lascia andare
vuota la sua scatola nel petto.
[poesie tratte da Ombra di viaggio. Poesie (1983-2017) Giometti & Antonello - Macerata]