:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 22/11/2021 12:00:00
Pagina aperta 533 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Sat Nov 16 12:04:00 UTC+0100 2024

Disteso così

di Danilo Kiš (Biografia/notizie)

« indietro | versione per la stampa | invia ad un amico »
Invita un utente registrato a leggere la poesia della settimana »
# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »


 

Disteso così, con il mento in aria,

mezzo morto, le mascelle rilassate, le labbra pendenti,

con il pomo d’Adamo abbassato

che lasciava uscire un gorgoglio

di consonanti velari, liquide e spiranti,

mio padre suscitava compassione.

Privo dei segni della sua dignità,

lo scettro del bastone e la corona della bombetta,

senza occhiali e senza la rude maschera

della severità e della meditazione,

il suo volto rivelava l’anatomia della sua pelle,

le vene e le pustole del suo maestoso naso virile,

la carta in rilievo delle sue rughe

che fino a quel momento avevo creduto

essere soltanto la maschera

sul volto di un apostolo e di un martire.

Ed era, invece, una dura scorza scabrosa,

butterata e unta come di belletto,

screziata da sottili vene azzurre.

Le sue occhiaie erano molli e gonfie

come vesciche in cui si agiti la linfa.

La sua mano, la sua mano imbalsamata,

pendeva lungo il letto

come una guardia del corpo

addormentata in un gesto osceno;

era l’ultima perfidia di mio padre:

fare un gesto osceno al mondo intero

e ai sogni ai quali non credeva più.

 

 

[ La poesia qui proposta è un libero adattamento in versi della scrittura in prosa tratta da Giardino, cenere,  Danilo Kiš, Adelphi, traduzione di Lionello Costantini, pagina 97 ]

 

 


# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »