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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 25/01/2021 12:00:00
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Trilogia d’un tormento

di Nicola Romano (Biografia/notizie)

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                                                         Ho dovuto scrivere di nascosto,

                                                         perché non si dicesse

                                                         che non ero donna di casa

                                                         MARIANNINA COFFA

 

 

(a Camille Claudel)

 

Davvero troppo ingrata

l’epopea che ti calò nell’ombra

come una barca fradicia alla cala

e strinse la mordacchia ad un talento

che movimenti dava alla passione

Ferita dagli inganni

e dagli amori instabili e inquieti

donavi la tua anima alle forme

che portavano in seno

il tuo tormento

e forse orgoglio fu la solitudine

che presto avvolse

il corpo e la tua voce

quando un bel sogno poi

diventa inferno

Ma femmina rimani

donna e amante

ora che tardi arriva il tuo dolore

per quella libertà mai rassegnata

fino all’ultima lacrima d’argilla

 

 

 

(ad Artemisia Gentileschi)

 

L’arte era segnata già nel nome

e pronta ti trovò ad una prova

coi toni che brillavano di luce

come lucente giunge quell’ardire

che perturbò le regole del tempo

e ti costrinse a stare fra le mura

come preda che fiuta la cattura

Ma non fu macchia

di tempera quell’onta

del drudo immondo

sporco ed infedele

che profanò il casato e le tue cosce

fino a dare sgomento a tanti giorni

offesi da menzogne ed afflizioni

E forse fu cromatica vendetta

o donna che risorge da una pena

figurare Giuditta su Oloferne

per assestargli una lama in gola

 

 

 

(a Ipazia)

 

Guardando il firmamento

ed ascoltando il moto dei pianeti

ti raccolgo da un angolo remoto

come una fucsia pendula dall’ombra

e non importa se leggenda o mito

quel vago che racconta la tua storia

colma di grazia e di sapienza antica

se donna eri aura irraggiungibile

e ambita sete per gli spasimanti

Eppure altri garbugli

ed altri patimenti

inflitti con il segno della croce

fermarono gli accordi d’un pensiero

fino a ridurre in cenere parole

Vorrei ridarti gli occhi

la tua bocca

e ricomporre vergine il tuo corpo

per ascoltare un ultimo

grido di libertà firmato Ipazia

 

 

[ da Tra un niente e una menzogna, Nicola Romano, Passigli, 2020 ]

 

 


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