XI
Se questo silenzio è l’eco di polvere
sul disordine di abbandoni inspiegati e delle colpe-
se le madri anche avessero sbagliato
nella bontà, se nella semina
avesse avuto radici storte il seme
e il tropismo della terra non ne avesse corretto
il verso, servirebbe ora sfasciare
- invocato, dei semi maturi, il dio - per ricostruire a norma,
a norma sgusciare come il giorno
nella chiarità- origine, distesa arata, solco.
XVII
Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo.
Iosif Brodskij
Comunque guardarsi intorno
da un punto distante, avvertire
nella fatica d’argine- agitarsi il fondo,
acqua anarchica nel ribaltamento.
Sarà questo gonfiarsi d’anse rabbiose
a condurci dove si rammendano le colpe,
inconsapevoli di cosa rimarrà
nell’iride della mancanza,
quando spossati torneremo
-nel nulla, nel tutto - che siamo.
XVIII
Ogni singola cosa, già era in nuce
e tutto comprendeva.
L’anima se c’è nasce già pronta,
mia amata Cvetaeva. Ogni parola un’eco
ridondante la viva presenza,
anche del silenzio
se nella distanza intercostale era
-il perdurare del lampo - interstizio d’ala,
luce solenne di vita nascente,
come d’albero, da dentro.
D’albero e non casa.
[ Opera III classificata al Premio Letterario Nazionale Il Giardino di Babuk - Proust en Italie, VI edizione 2020, sezione Poesia ]