:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 03/02/2020 12:00:00
Pagina aperta 1152 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Fri Nov 15 14:52:00 UTC+0100 2024

Fehlen

di Matteo Galluzzo (Biografia/notizie)

« indietro | versione per la stampa | invia ad un amico »
Invita un utente registrato a leggere la poesia della settimana »
# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »


 

Il tuo telefono

è diventato il mio talismano;

eredità di affetti

tramandata nelle cose.

Lo guardo, ci appoggio l’orecchio

per credere che ci sia

dentro la tua voce,

ancora incastrata tra le valvole.

Silenzio. Nessun miracolo.

Riattacco. Squilla il telefono.

 

 

***

 

Rumore bianco

Trema alla soglia della bocca

il fiato prima di farsi parola.

Moto minimo del corpo,

sussulto biologico

in attesa di consegnarsi

al mondo nella lingua.

Rumore bianco. Nevica intanto

e la neve tiene memoria dei passi.

Ora nessuno è più in salvo,

ora non possiamo nasconderci.

 

 

***

 

Gli scricchiolii della sedia

deserta nell’angolo in attesa.

Il dialogo dei termosifoni spenti

nella calura d’agosto.

Custodiscono il ricordo, le cose,

di atti trattenuti nel fondo della materia.

La verità delle giunture e degli spigoli,

vibrante sotto la scorza ruvida,

nell’assoluta calma del mondo circostante.

 

 

***

 

Non so più se tempo o spazio

mi separano da quei giorni.

La campana ha decretato l’ora implacabile

in cui cammini abbagliata dalla luce

e per sempre dentro quei lampi.

L’ora in cui ti vedo di spalle

e non so se il ricordo o il passo

mi riportano dove stavi - tra le nebbie del tè

salite dalla tazza e altrettanto effimera -

in un altro posto, un’altra ora, in un’altra circostanza.

 

 

***

 

Kintsugi

Kintsugi chiamano i giapponesi

la tecnica di riparare con l’oro

il vasellame crepato. Arte minuziosa

e, insieme, preziosa teleologia del dolore.

Ma le vene celesti sui polsi

che si aggregano e disperdono

in ramificazioni casuali

dicono altro;

di certo che l’uomo non può

rimettersi insieme applicando un metallo.

Lo scandalo di vivere è questo:

rattoppare, mettere punti.

Andare in pezzi senza un collante.

 

 

***

 

Ritorni e slanci

Gli stratagemmi e le astuzie

per spiare, braccare le tracce

dell’assenza spiazzate di colpo

alla fine dell’autunno e dell’alfabeto,

dove si spengono i roghi del nome.

Il sentiero di capre che ho percorso

Mi ha condotto indietro alla mia porta.

Alla fine del rigo. All’inizio del gioco.

 

 

 

[ da Fehlen, Matteo Galluzzo, Giuliano Ladolfi Editore ]

 

 

 


# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »