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Per legge fisica e per dinamica del tempo
dovrà accadere che questo sterminato fiorire di stelle
verrà a riflettersi nel vuoto oscuro
restando sottopelle. La singolarità delle parole dette
riaffiorerà - insieme ai silenzi laboriosi -
dalla polvere smossa dei deserti
con una presenza che affollerà la mente
più di ora che il respiro ci fa forza.
Un nome circonderà le soste
e i segni sulle pietre rimosse
saranno dilaniati, restando ai margini dei volti.
Ci stringeremo in un più breve spazio
e violeremo la nostra segretezza
cercando l'eterno
in ogni fotogramma del ricordo
nell'indaco del cielo che si rinnova agli occhi.
*
C'era sempre una voce che assecondava i passi
e rimuginava ad eco nella bocca fiacca. Farfugliando
si muoveva a strappo, comparendo e scomparendo
all'improvviso
(il viso cancellato dalla barba)
nel percorso dal bar alla fontana
con i secchi d0acqua pieni
e vuoti dopo un walzer non voluto.
Gli scarponi alti di gomma, il berretto verde
di lana, una scia di cani silenziosi al seguito:
era un camaleonte nella nebbia
con l'alito sull'umida corteccia delle case. Un mito
direbbero i tempi se fosse stato un fantasma vigoroso.
L'unico sparviero che attraversava
(avvolto nella lana secca) la fantasia animata di noi bambini
decisi a fermarlo in quell'immagine riprodotta
senza colore definitivo, com'era la realtà
opaca. Una bolla
in cui ci saremmo ritrovati negli anni a venire
in una mezza sosta del ricordo
quando tutto si riannoda, senza il suo contorno.
[ da L'origine, Domenico Cipriano, L'arcolaio ]