“...noi non siamo salvi
noi non salviamo
se non con un coraggio obliquo
con un gesto
di minima luce.”
(A. Anedda)
1
Non si ha cura abbastanza
per le folgori aperte nel nero:
lo spazio è quest’Europa adesso
che langue pingue e non dura
il tempo arriva oscuro e spesso
come attraverso un secolo da fare
verso un altro ancora senza nome.
E pare sempre poco probabile
ogni evento prima che accada
prima che un imprevisto
ce lo consegni a dato di fatto
a cronaca che debutta in Storia
a vetro che porta distanza
come metro di confronto
lontananza che prima non era
o un’altra variazione sulle carte.
Eppure posso sempre immaginare
che l’alzata dei palazzi
i grumi di traffico intercalare
e i passi della gente
si facciano silenzio
fissità maceria.
Non sarebbe poi così strano
se è solo la norma che l’occulta
il dato visto e rivisto
la convenienza lo status
se è davvero il pallore della pelle
a negarlo alla ferita
e gli slogan degli stolti
in quest’aria da fine impero.
2
Qui ci rivolgiamo a oggetti
chiamandoli con nome proprio
esponendoli nel cartiglio personale
anagrafandoli in moglie o figlio
e pesano le tasche
di un peso grave e a fondo
un tanto di zavorra e millibar
che s’avverte sopra.
Abituati alla rimozione
per cui l’analisi non dura
e non dà risposte
che nei vocabolari
non trovi “decadenza”
ma parafrasi dubbia
e sibille da interpretare
guardiamo soldi
seguire rotte sicure
tra le due sponde
ciò che davvero non scompare
sotto la superficie resta
alimenta il grasso e l’odio
che qui sbroda.
Si cova come un cibo dorato
lo stesso che nutrì e uccise Mida.
Se non torno
sai dove anch’io sono
nelle mattine d’arancia nella rosa dei venti
in tutto il niente del cielo e del mare sotto.
A fondo
senza nemmeno la fame a giustificarmi.
3
La verità della Storia
non la si coglie dalle scale
necessita di ben altri occhi
e intervalli oltre la vita individuale
non la vedrai nell’ora presente
e neppure aspettando il domani
né tra un mese o oltre.
Dispone piccoli passi
il tempo confonde
dovresti uscire all’attimo dopo
alla luce del già successo.
Così passò l’anno mille
- mille anni fa -
è trascorso anche il duemila
- sia pur da poco -
e nulla qua è successo
che non fosse
solita vita stentata e morte
- sempre troppa e troppo spesso -
Se tutto non sia già finito
neppure il suo contrario è accaduto.
Ricordami
- così come avvenne per il dopo -
di aumentare il conto di memoria
per continuare indenne
a esorcizzare l’ultimo saluto.
[ Poesie terze classificate alla III edizione (2017) del Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie | scarica gratuitamente l'e-book del Premio: www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=217 ]