Ti hanno fatto diventare una Cassandra
Un'eco che non ripete
una sillaba sola
del tuo grido,
un sentore di serpi
che ti gelano il sangue,
un eterno timore
di lontananza,
un inverno eterno
senza primavera,
un non dare mai cibo
alla speranza,
ti hanno fatto divenire
una Cassandra,
un dolore profetico,
urticante.
Un nuovo mondo
Sulla pietra deserta
si pone il nostro cuore,
da cui grondano faville,
scuotendo l'aria,
ad altri cuori smisurati –
un senso di gelo nella carne
penetra
e fa segno di partire –
ci teniamo per mano
con gli occhi,
liberi dai nostri fardelli quotidiani
lungo il mare
che sprigiona luce
turchese da dentro
e che fa capire
quanta sete abbiamo
da svegli.
Le nostre ferite si riaprono,
il nostro lamento è dolce
e strano –
danziamo nei nostri cerchi d'acqua
dove guada il coro dei delfini
mentre il tempo ripara i vecchi torti.
La tua vita
La tua vita la vivi
sopra un altro pianeta,
da te distante, ormai,
milioni di anniluce,
ma non mordi le tue unghie
su una roccia.
Tu non sei l'arida roccia solitaria.
Silenziosa come il grano
sotto il giogo della luce,
canti le costellazioni
pur senza saper leggere le mappe,
e ascolti ti perdi ti ritrovi
con il tuo corpo che sceglie di sbiadirsi
pur di non corrompersi.
E la parola frutto di scoglio
che ti possiede, t'illumina,
ferisce.
[ Da Dolore dei sassi, di Rosa Salvia, puntoacapo ]
