Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
Poesia della settimana
Questa poesia è proposta dal 06/07/2015 12:00:00
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Ficco sempre un errore in ogni cosa che faccio. Il primo che ricordo fu in una versione di latino in prima media, per il resto perfetta. Attesi che il professore terminasse di elogiarmi davanti a tutta la classe invidiosa – i duri si voltavano a guardarmi lanciandomi occhiate minacciose – e poi mi alzai con la mia copia del compito in mano, mi diressi alla cattedra e perfezionai la mia versione da vero pervertito facendo notare al professore l’errore che gli era sfuggito durante la correzione. In seguito non mi è più capitato che qualcuno non si accorgesse delle mie preterizioni. Dopo non molto gli interessati mi agitavano in faccia il mio fallo per meritate punizioni. Senza accorgermene ficco sempre un errore in ogni cosa che faccio. Forse sono un alieno esiliato qui per qualche motivo e vengo da un mondo dove non si fanno errori e non voglio che qualcuno cominci a sospettare. O forse voglio solo provare gli altri regalandogli il biglietto vincente che li conduca a me facendoli sentire superiori, giudici, inquisitori. Gli do quello che vogliono, gli regalo una distrazione dalla loro trave. Per un motivo che non so ho questa specie di bontà soave, questa voglia sadica di regali, dono agli altri mie pagliuzze d’oro perché le agitino davanti a me, credendolo il mio fallo, trasformandolo quasi sempre nel loro. [ LaRecherche.it in ricordo di Pietro Menditto, recentemente scomparso ]
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