Un saluto da Brescia
Tu non sai cosa dico, ti avvicini
in maniera sbagliata: hai corso troppo,
avanzi troppo il passo, la fatica
che fai l'ha resa vana
il passare del tempo, che surclassa
generazioni pestandone i cadaveri,
e pure le mie lacrime di gioia
quel giorno a Brescia, quando stavo insieme
ad una folla in ghingheri col naso
tutti quanti all'insù, e pure insieme
a Puccini e a D'Annunzio, due impossibili
fonti di meraviglia anche per me,
venuto in treno a vedere gli aeroplani.
Figùrati
che puoi capire tu, da un altro secolo.
La corona
Così eri tu che ti pavoneggiavi
coi piedi sporchi e i bracciali di ferro,
ubriaca di vividezza, mentre il giorno
trascolorava in notte
inteminabile, per aver contato
tutti i denti che battono,
le unghie che affondano,
i peli che orripilano
ad uno ad uno, e ciascuno
si muore di paura e se la ride.
Così eri tu nel giallo, in mezzo al fioco
spingere dell'oscuro nella stanza,
tu nel bel mezzo di piume nello sguardo,
accovaciata in reggiseno e mutandine
su una corona di spine.
Laura, tu fingi ... Metamorphoseon liber I
Laura, tu fingi, non sai la cosa
che fugge, il calcagno che batte. Altre
le tue durezze. Neppure te la immagini,
la spina che ti lacera la carne.
Sei tu che buchi l'aria, tu che graffi
il polpastrello rosa, che pungi
l'addome fremente delle api.
[ Poesie tratte da mimetiche, oèdipus ]