Ho sostituito gli occhi alla penna,
la lettura alla scrittura:
per questo i fiori arancioni
sul castello di Lombardia – in Sicilia –
stanno ancora cantando
e così li lascio.
Noi etruschi
non abbiamo alfabeto.
*
Ma cos’è
questo sorridere a occhi chiusi
in mezzo al mattino che non riconosco
la tranquillità improvvisa
che ferisce senza motivo.
Al buio
si comincia ad abitare la casa che c’è data
e la felicità che mi sorprende
è così antica e intensa
sarà forse
perché un giorno di chissà quando
la nascondemmo dietro un mobile
sotto la corteccia di un leccio
nei pressi della spiaggia dell’inizio di me.
Resta la luce primigenia
come se non ci fosse stato peccato - divisione
enumerazione.
Adesso è ombra
attesa
necessità di compimento.
*
Rio Vermelho
All’inizio di me
c’è una spiaggia infinita
che si ritrae spaventata se provo a raccontare.
All’inizio di me c’è un porto di paese
funi di vele che tintinnano di vento.
All’inizio di me c’è una pietra di granito
disseminata di grandi pesci con squame d’argento
polipi viola gusci neri strisce arancioni e azzurre
una grande mano callosa
fa saltare le squame con un coltello lucente
e il manico è di legno consumato.
All’inizio di me c’è una stanza ombrosa
e mia madre che mi lava in una vasca di pietra
poi spalanca la finestra
e mi mostra la luce del reale.
All’inizio di me c’è una vertigine di sole
un meriggio di cicale assordante
un prato verticale e un cavallo
che si rotola nell’erba.
All’inizio di me
ci sono le camicie bianche di mio padre,
la mia mano nella sua che mi mostra l’orizzonte
da qualche ponte di nave
da un tornante di strada.
Questo ho visto di fronte all’oceano
Seduto tra le pietre consumate
dal lavoro antichissimo di pescatori e navigatori.
Scorre l’acqua del Rio Rosso.
L’oceano verde mi accoglie.