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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 19/12/2011 12:00:00
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Trittico natalizio

di Paolo Ottaviani (Biografia/notizie)

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[ Le tre poesie sono lette dall'autore, per ascoltare clicca su Play ]



Cleofe…

 

Dentro questo Natale, se Natale…Natale

fosse Natale il giorno di Natale e la sera…

…già respiro la nebbia… della vigilia di Natale,

…e sfioro questa gonna, calda alle mie mani

come cenere azzurra, come gli occhi mai spenti,

dolcemente incavati, mai visti sulla terra

né in cielo… forse in mare solo i gabbiani a sera…

un rapido riflesso di quel viola acceso…

 

Ma tu, semplice grazia, naturale prodigio,

tu, che nessuno al mondo mai ha saputo da dove

e perché eri venuta su questa terra magra,

in questo chiuso cerchio di boschi e vette spoglie,

tra le ciarle dei sassi che raccontano una gloria

lontanissima nei sogni che ci giungono dalla Grecia,

dall’Asia, in quel dolce mistero del tuo nome… Clèofe

Tu dentro questo nostro Natale…se Natale, Natale…

 

[ Già pubblicata su LaRecherche.it il 22/02/2011 ]

 

 

Lontano Natale

 

Quelle oscure cucine di fumo

quelle mani silenziose all’alba

- quanto lavoro di donne in silenzio -

che impastano farina e fatica

quei sorrisi dell’anima a labbra serrate

e quel lavoro ossessivo - né passione né condanna -

ma solo eterno lavoro dall’alba al tramonto

e quel sacro silenzio sulla neve

degli uomini e degli animali

delle piante e delle case

e quel freddo che pulisce l’anima e il cielo

e quel tutto sapere e capire

e quell’amarsi senza parlare

 

oggi ritorna

 

di fronte a questo presepe

che conosce l’anima nostra

così schiva e saggia da non sperare

così bambina da piangere

per questo soffio d’amore

che da lontano ritorna

e lontano ci vuole portare.

 

[ Tratta da Funambolo, Edizioni del Leone ]

 

 

Treccia dei paesaggi natalizi

 

(Per Andrea Zanzotto,

in memoria)

 

Ti ricordi a Natale? Scendeva dalle stelle

un bimbo in una grotta, carbone, caramelle

tra il letto e il davanzale, dalla scaletta rotta

s’intuiva un candore lontano, oltre il grigiore

 

della piazza perduta nel buio delle stelle.

Luminarie, banconi di semi e lupinelle

e il presepio che aiuta santi e costellazioni

a indovinare un filo che guidi ad un asilo

 

oltre la radura

delle inesistenze.

È la fioritura

di fatue evidenze:

 

l’alcol per i geloni, le montagne fatate,

la legna casalinga, le vetrine incipriate,

la ruggine ai ramponi, gli effluvi dell’aringa

nel crollo indefinito di un tempo incustodito.

 

Troppo lenta la neve scende sui teleschermi:

scomparendo riappari per noi attoniti, inermi…

- non ti tradì la neve! - …Natale! Tra gli alari

le inobliate essenze tramano trascendenze

 

naturali, al fuoco

calmo di un camino…

forse…appena un poco…

ti vedo in cammino.

 

[ Inedita ]



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