Arcangelo Galante
- 05/04/2020 08:50:00
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Un’adeguata opera lirica dedicata a Vincenzo Gemito, che è stato uno scultore, disegnatore e orafo italiano. Autodidatta, poiché insofferente ai canoni accademici, il Gemito, si formò attingendo dai vicoli del centro storico di Napoli e dalle sculture del museo archeologico. La produzione dell’artista comprende vigorosi disegni, figure in terracotta e un gran numero di sculture, tutte ritraenti, con unelevata intensità pittorica, scene popolaresche napoletane. E tra le sue opere principali si possono ricordare la famosa statua di Carlo V sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli, la Zingara, gli autoritratti, etc. L’autore Alessandro, ha evidenziato soprattutto l’umanità del protagonista, ispiratore di versi calzanti e proprio veritieri sulle capacità creative, rispecchianti ogni sentimento ed emozione che tangevano l’anima dell’artista sopra citato. Il realismo del Gemito trascendeva le mode del periodo, rendendolo all’avanguardia nel possedere una visione assai concreta della vita e delle sfaccettature intime dei personaggi, ritratti nelle sue cromatiche creazioni d’arte. E leggendo il testo, si ha la percezione che il poeta, oltre a sottolineare l’indiscutibile valore dell’artista, con tono introspettivo e confidenziale, inviti anche il lettore a riflettere sulla via giusta da mostrare all’essere umano, il quale, in amore, fatica, “tra molte onde, a ritrovar un porto, dopo tanto amore di bufera”! Applausi e inchini meritati, per lo squisito messaggio contenuto nella pubblicazione.
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