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Commenti al testo di Paolo Polvani
La carne quando sola

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 Roberto Maggiani - 03/07/2011 12:32:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Questa poetessa, con i suoi versi, non poteva non attirare la mia attenzione - e ringrazio Paolo per averla proposta alla nostra attenzione -, principalmente per un duplice motivo. Il primo è che i suoi versi sono tipicamente liberi dalla risonanza poetica dell’occidente europeo, in particolar modo dell’Italia, dove la poesia spesso versa in condizioni di chiusura atroce su schemi prestabiliti da una sorta di moda che aggrava gli stili e deteriora i contenuti, e si alimenta invece delle vastità, sia quelle spaziali territoriali, tipiche del Brasile sia quelle oceaniche sulle quali il Brasile si affaccia fino ad agganciare il Portogallo, altra terra solare e aperta sulla via di fuga oceanica, e trovando lì una importante sponda di poeti di grandissima levatura quali Sophia de Mello, Herberto Helder, ecc.; inoltre la poetica di Vera sembra risentire del fevore della diversità culturale che caratterizza il Brasile e lo rende terra di gioia e dolore, che lo riveste di contraddizioni assurde ma lo rende anche una terra in cui la mente poetica può frizzare di vera passione per la vita alimentata da una sensibilità tutta particolare sulla "carne" e la solitudine della dei corpi.
Sono bellissimi i versi proposti da Paolo:

quanto era bello il mare azzurro d’estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità

Infatti è qui che risiede il secondo motivo per cui sono attratto da questa poetessa, in semplici quattro versi è riuscita a sintetizzare una esperienza attualissimaper me, che è poi l’esperienza di ogni uomo che vive nel dolore e nella sofferenza, quando le cose stesse, prima illuminate da un sole interiore che le rendeva gioiose, si sformano, sotto la pressione dell’animo umano che vive la sua crisi esistenziale, quasi pentendosi, le cose, della loro felicità.
Tale particolare illuminato rapporto tra il corpo e il dolore, ho potuto leggerlo in alcuni poemi dell’amico poeta brasiliano Heleno Alfonso de Oliveira, ma un dolore centrato sull’incontro di diversità culturali e sulla nostalgia per le proprie origini, ma quella è un’altra storia.