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Dentro una passione

Romanzo

Antonio Piscitelli (Biografia)
Edizioni Scientifiche Italiane

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 19/08/2016 12:00:00

 

La famiglia è tema assai ricorrente e molto distorto. Molti ne vogliono fare un comodo paravento dietro cui nascondere, ma tener vivo, un feroce razzismo. Tuttavia, la società, o la parte più cospicua e progressista di essa, ha già ben capito che famiglia è semplicemente l’amore che lega le persone, abbattendo così secoli di manipolazioni in favore di coppie eterosessuali ritenute uniche depositarie del nucleo familiare. Ed è in questa visione moderna, progressista, ma in fondo semplicemente libera e reale, che Piscitelli incardina il suo bel romanzo, in cui racconta le vicissitudini di un giovane astro del calcio e dei suoi congiunti, vicini e lontani. La passione che spicca nel titolo è l’autentico ed inimitabile motore che anima le gesta dei personaggi, rendendoli esseri capaci di amore e dedizione al di là degli stupidi ed assurdi steccati imposti dalla società, e dall’onnipresente cono di ombra oscura proiettato dalla chiesa cattolica. Il romanzo ha un ampio respiro, brilla di napoletanità, ma allarga lo sguardo in tutte le direzioni, sia geografiche che interiori, diventando una sorta di romanzo mondiale, trasversale di latitudini e strati sociali, andando a posare lo sguardo sul cuore pulsante di ciascuno e di tutti, di quella massa talvolta indistinta che è la società, rendendola un coacervo di passioni, buone, ottime ma anche nocive ed oscure. Una sorta di Middlemarch tra i vicoli di Napoli, in cui l’osservazione di un ristretto gruppo di persone serve a Piscitelli per descrivere la società occidentale, in cerca dell’autentica passione e delle zavorre che invece la bloccano. Nella seconda parte del libro affiora un’ombra nera e minacciosa giunta dal passato, un passato difficile e con cui bisogna confrontarsi. L’autore, in queste drammatiche pagine, descrive gli avvenimenti con precisione da storico e non esita a tratteggiarli nella loro portata drammatica, senza nascondere le parti di verità che per molti potrebbero sembrare imbarazzanti, ma utili a chiarire anche certe dinamiche moderne.

Alcune domande vengono poste con insistenza, sembrano navigare sotto la superficie del libro, talvolta affiorano, talaltra ottengono una risposta e tengono desta l’attenzione del lettore. Spesso sono i rapporti fra padri e figli ad essere oggetto di analisi; quali colpe i padri lasciano nel futuro dei figli e come i figli possono proteggere le generazioni che giungeranno, dalle colpe dei genitori: con la passione, vivendo le proprie passioni senza timore di guardare in faccia la realtà, perché è solo vivendo nella realtà che lo sguardo si fa lucido e appassionato mostrandoci la via.

Piscitelli è certamente un bravo romanziere, preparato e cólto, riesce abilmente ad inserire fatti reali, la Storia, la cronaca e le proprie personali opinioni nella trama del romanzo senza farlo appesantire, ma rendendolo una lettura cangiante ed appassionante. Lo stile è molto personale, la scrittura procede a volute, avvolge il lettore, con un trionfo di assonanze, termini dotti e popolari, una lingua, oserei dire, barocca, che del barocco ha l’incanto e l’eleganza arzigogolata che fa perdere lo sguardo tra volute, viticci e fiorami ma che stupisce per la bellezza e la ricchezza.

Piscitelli sembra prendere per mano il lettore che spaesato si affaccia al libro, forse un po’ intimidito dall’immagine “importante” della copertina, per accompagnarlo in una lunga passeggiata tra le strade e vicoli di Napoli, raccontando raccontando, come un cicerone, quel che è visibile e quel che si nasconde, quel che è alla luce del sole e facendo notare quel che si cela nell’ombra delle case e della Storia, un viaggio impareggiabile, quasi rapinoso, di un notevole spessore sia intellettuale sia letterario.

 


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