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La triste rondine

di Nadia Mozflower
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Pubblicato il 25/05/2011 11:21:38

Alla professoressa
Dangelo

Sopra gli alti palazzi della città risplende ancora un cielo pieno di speranze. La vita come un treno in corsa, conserva sempre quella sostanza vitale che tutti definiamo in una piccola parola amore. Esso, nonostante tutto, esiste.
L’amore è come un vento! Attraversa le anime e le bea di una musica senza tempo.
In un giorno d’estate una piccola rondine decise che era arrivato il momento di volare via dal suo nido. Il nido che la custodiva si trovava in un palazzo vicino ad un paese la cui bellezza affascinava particolarmente la rondine. Il suo più grande desiderio era poterlo raggiungere.
Per la rondine poter volare lontano significava realizzare i suoi sogni. Sognare era diventato per lei quasi una sofferenza. Quando si svegliava e si rendeva conto di aver solo sognato finiva per piangere e la tristezza l’accompagnava per tutta la giornata.
I sogni, si sa, sono belli, ma ancor di più lo sono se si possono vivere nella realtà.
Nel nido le cose erano cambiate, e la rondine non si sentiva più a casa. Si sentiva a volte prigioniera di chi l’aveva generata. Il tempo poi passava e le pesava dentro il cuore.
Lei sentiva che per crescere doveva andare via dal suo nido. Però c’era una cosa che la bloccava: la paura.
La paura la terrorizzava e le faceva credere che da sola non sarebbe stata in grado di spiccare il volo. Al nido la proteggevano così tanto a tal punto da farle temere il mondo esterno.
Nelle sere d’estate le capitava di sentir freddo, e non voleva che la vita fosse così crudele con lei.
Desiderava amare la vita per quella che era: non temendola ma vivendola.
Mentre una notte pensava e ripensava a come poter prendere il volo, sentì che era giunto il momento di volare via…Non volle salutare nessuno perché sapeva già che potevano fermarla. E allora col cuore che le batteva più forte di un cuore innamorato, cercò di lanciarsi in un volo che mai nessuno avrebbe fermato. Così fece e sembrò perfetto quel volo, ma, poco dopo, qualcosa nella rondine riemerse fuori: la sua paura più profonda. Non sentiva più forza nelle sue ali e per non rischiare di cadere giù schiacciata, cercò di tirar fuori tutta la forza che prima l’aveva animata. Debolmente cadde dentro un balcone e pianse subito perché c’era buio fitto, e si sentiva più sola di quanto mai si era mai sentita.
Le luci dell’alba inondarono di calore la rondine che si era addormentata dopo avere pianto a lungo. Nella sua lunga notte si era distesa a terra tremante in mezzo a dei vasi con varie piante. Si svegliò insieme al nuovo giorno, era fragile ed ebbe tanta sete. Dopo un po’ si accorse che dentro la casa c’era qualcuno. Questa cosa la spaventò, ma sentiva anche che poteva essere aiutata.
Nel balcone giunse una donna che vide quasi subito la rondine. Evidentemente sentì in quegli attimi i suoi timidi lamenti e pensò subito che poteva esser caduta dal suo nido. Vide che muoveva a stento un’ala. Poi andò in cucina a prenderle dell’acqua. La rondine cercò, mentre la donna si era allontanata, di volare, ma non ci riusciva perché si era davvero fatta male ad una ala. La donna tornò da lei e le diede l’acqua. Per la rondine fu un gesto meraviglioso e lesse nel suo sorriso un amore infinito per tutti. Quel sorriso era come un raggio di sole, e si sentì come rincuorata. Tremava ancora, ma per la contentezza. Si trema anche nel provare una gioia. Quando un’emozione attraversa il cuore e l’anima, la vita sembra più viva.
In quel momento la rondine provò una sana felicità. Era come quando da piccina guardava tutta l’immensità del cielo e sognava di volar tra le nuvole di panna con altri amici.
La donna si prese cura di lei e la chiamò rondinella. Cercò di darle del cibo e sperò in cuor suo di guarirla. Desiderava vederla volare.
I giorni passavano e rondinella si sentiva amata e coccolata da una creatura umana con le caratteristiche di un angelo. Dentro di sé pensava che pure la donna possedeva delle ali. Delle ali che servivano per raggiungere chi sembrava distante dalla vita e aveva bisogno di aiuto.
Scoprì che la donna era una professoressa. Lo capì dai libri e dai compiti che teneva sul tavolo dove la vedeva lavorare sempre durante quei magici pomeriggi.
Un pomeriggio rondinella si accorse che c’era un’alunna che ripeteva delle cose con difficoltà alla cara professoressa. Notò che era timida, impacciata e impaurita come lei. E ascoltò dopo il suo pianto, il pianto di chi non riesce a credere in se stessa e nella vita…Era come una triste melodia che strugge il cuore nel buio. Le ricordò il motivo per cui cercò giorni prima di volare via dal suo nido. La rondine così sentì in quell’istante di star meglio. La sua tenera ala sembrava guarita e pensò che doveva riprendere la sua vita e volar via. Però pensò a quanto si era affezionata alla professoressa che amorevolmente l’aveva curata come una bambina trascurata e abbandonata. Rondinella le sarebbe stata per sempre grata di ciò che era riuscita a donarle: fiducia e amore.
Quindi decise che avrebbe di nuovo spiccato il volo. Stavolta scelse di farlo all’alba e non di notte come una fuggiasca. Salutò la professoressa lasciandole una sua piccolissima penna come ricordo e dormì serena.
L’indomani rondinella si sentì pronta per partire, e prima di andare via da quel balcone che era diventato il suo rifugio, espresse un desiderio: che la triste alunna riuscisse a volare come lei! Sapeva bene che la paura era frutto di una realtà fatta di incomprensione e priva di lotta. E aveva così finalmente imparato a superarla. Anche grazie alla vicinanza della dolce professoressa.
D’improvviso, si sentì la rondine leggera, come se una mano la tenesse, e si ritrovò a volare in alto, più in alto di quanto aveva mai immaginato nei suoi giorni trascorsi in solitudine.
Qualcuno da lassù l’accompagnò nel suo viaggio e raggiunse in poco tempo il paese che tanto ammirava da lontano.
Rondinella trovò lì poi degli amici e un amore. E sognò di nuovo, notte e giorno, senza più tristezza.

17 luglio 2008

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