Pubblicato il 18/05/2024 07:19:57
“DEL PIACERE DI SCRIVERE POESIE”
Una indagine sulla ‘forma’ e sul ‘senso’ dello scrivere che contraddistingue e determina l’andamento evolutivo della ‘poesia’ nel rapporto costante con la natura che la determina, antropica e ambientale, onde avallare un ipotetico quanto possibile ‘futuro sostenibile’ nella comunicazione immateriale, partecipata da milioni di fruitori oggi nel mondo, malgrado nella scuola sia stata pressoché abolita, e che continua a vivere nonostante tutto sui social dove la si incontra negli spazi più insospettati come la pubblicità, e negli sproloqui di logore citazioni, di quanti forse neppure sanno di affondare le mani nella sua tradizione verbale benché estemporanea.
Che la ‘poesia’ rappresenti una delle migliori forme artistiche dell’umano esprimersi è alquanto assodato, per quanto qualche avventato ne abbia determinata la fine, di certo non sono estinti i poeti che imperturbabili continuano a raccogliere le loro dissertazioni, accresciute e maturate negli anni, che vengono pubblicate in antologie e sillogi più spesso in un ambito editoriale di nicchia, che pure ne attestano la sua sopravvivenza. Ne è di riferimento il proliferare di molteplici ‘premi dedicati’ distribuiti a destra e a manca che pur nel lasciare il tempo di una breve stagione, tuttavia affermano il prosieguo di una indiscussa ‘memoria’ mai venuta meno.
Ciò che inoltre alla conservazione di una certa espressiva liricità del verso, assume più che mai oggi un contesto di grande attualità; si pensi alla canzone popolare, all’esercitazione innovativa della lingua, al dare la vertiginosa loquacità espressiva nel dire che tutti conosciamo.
Ecco, la ‘poesia’, a partire dalla ‘rima baciata’, al dunque a permesso tutto questo, all’espandersi della linfa che da sempre ispira i ‘poeti’ e che si riversa nel mondo contemporaneo negli odierni ‘cantautori’ che, come dice un noto ritornello scrivono quelle che “non sono solo canzonette”, bensì autentiche romanze d’amore, inni alla gioia, esaltazioni del dolore e della solitudine dell’anima, che pur rispecchiando i sentimenti dei singoli, tradotte nei diversi linguaggi popolari, volgono in divenire a quell’intimo immateriale che è testimonianza di tutti noi indistintamente, prioritario del nostro esistere e della ‘storia’ che andiamo scrivendo ...
sdoppiamento... se il grido dell’essere frantuma la materia cerebrale resto nel letto delle mie notti insonni come affogato in un mare di scontento che urla che s’agita
se nelle mani stringo la nebbia dei pensieri n’escono lacrime vive dagli occhi stanchi che vorrebbero chiudersi per non assistere all’esplosione dell’anima
per questo quando mi levo lascio nel letto le spoglie del guerriero forse vittorioso morto di niente i pensieri sotto al cuscino
le sue grida scritte sulla carta
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