Pubblicato il 12/01/2014 23:44:04
Il 3 settembre è una di quelle date rimaste aggrappate al bordo di un cratere. E’ un buco senza fine connaturale al genere umano. E’ il luogo all’interno del quale terminano la loro corsa sogni e avvenimenti – personali e collettivi - per poi trasformarsi inesorabilmente in ricordi. Sempre più sfocati. Sempre più lontani. Questa data non è mai riuscita a farsi risucchiare. Non ha raggiunto quella zona d’ombra, presente in ognuno di noi, dove i fatti della vita sono macinati, dimenticati e svuotati della loro importanza. Non l’ha fatto, forse, perché, i numeri ed i codici che sottendono quella data, richiamano un fatto lontano ma sempre vivo, sempre presente: socialmente, geograficamente, culturalmente. Un fatto che ha radici nel passato ma rimanda ad eventi futuri. La data è quella del 3 settembre 1982. Il luogo è via Isidoro Carini a Palermo. Il fatto è il brutale assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta. Ciò che popola questo episodio di intensità emotiva è, l’ormai nota, scritta trovata su un muro della stessa via nei giorni successivi all’assassinio: “qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Spesso ho pensato che quelle parole fossero un epilogo drammatico della maratona della speranza: un fine corsa inatteso ma troppo evidente per non essere tenuto in considerazione. Una sorta di Waterloo della continua battaglia tra lo stato e la mafia; una Caporetto della giustizia o, ancora, l’atto pubblico della resa incondizionata al cancro del poter criminale. Poi la vita prosegue, prende pieghe inattese e bellissime e ti accorgi che non è vero che l’avanzare dell’età spegne sogni e appassisce ideali. Ti accorgi anche che gli eventi che “colorano” il mondo (la crisi, il lavoro che manca, il vuoto di progettualità, la corruzione della classe politica, la pace sempre da riconquistare …) non sono altro che una cornice, reale e fosca –certamente-, ma non la vera sostanza. Non il capolavoro della vita! E ti accorgi anche che tu non sei semplicemente lo spettatore di un brutto spettacolo da osservare con passività. Ma puoi incidere su quel copione che non ti piace. E addirittura puoi provare a cambiarlo. Puoi modellare il mondo secondo i tuoi sogni. Incredibile! Solo circa due anni fa ho avuto la fortuna di imbattermi in un meraviglioso uomo che risponde al nome di Danilo Dolci. Lui, in una sua poesia, tra le altre cose, sosteneva che “ … C'è pure chi educa, senza nascondere l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d'essere franco all'altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato” (D. Dolci) Tutto ciò mi ha aiutato a comprendere che, nonostante ciò che ci raccontano sia vero e drammaticamente pericoloso, è anche vero che la battaglia non è completamente persa. Che, nonostante sia vero che i destini del mondo siano condizionati dai giochi di potere dei narcotrafficanti e dei criminali di varia entità, da politici traditori e funzionari corrotti, è altresì vero che esistono valori non in vendita nella coscienza di ciascuno ai quali appellarsi di continuo per non cedere. Di tale certezza dobbiamo sentire la responsabilità di diffusione; essa va proposta a chi verrà dopo di noi per evitare una resa di massa incondizionata. Questo è il momento della resistenza. Fatta ed organizzata da coloro che, nonostante un ventennio di narcotizzazione cerebrale e culturale, continuano a pensare, a progettare e sognare un mondo diverso; da coloro che, nonostante l’infinita crisi della cultura, che ha impoverito l’animo prima del conto in banca, continuano a credere a valori intramontabili; da coloro che, nonostante la diffusione della cultura del “si salvi chi può”, progettano e pensano un futuro migliore per gli altri. È il tempo della resistenza. E’ il tempo di non rinunciare a far governare le relazioni dalla sincerità e dalla lealtà. È il tempo di fare questo sforzo per chi nasce ora; per poter loro consegnare un mondo che non ha rinunciato alla speranza del cambiamento. Forse solo così su quel 3 settembre di tanti anni fa continuerà a non calare il sipario e la tragicità di quegli eventi non avvallerà più rese incondizionate al male. Si coglie un fermento di cambiamento. Basta ascoltarlo e seguirlo.
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