Le poetiche oscillazioni di Alberto Toni
Un libro in versi (o in prosa) delinea, già nel suo farsi, una storia a sé, autonoma e disgiunta, per qualità , dalle altre prove del suo autore. Ma costituisce al tempo stesso un termometro − e una verifica − della sua opera complessiva: di un’evoluzione, di un arresto e anche, perché no?, di un’involuzione creativa.
Vivo così, la recente raccolta in versi di Alberto Toni testimonia senz’altro di un’ulteriore importante progressione poetica, di un impegno mai dismesso, tenace e convinto: in altre parole, di un’ostinazione di canto, oggi per certi versi rara, e che implica ricerca e forte impegno di scrittura. Gli esiti, del resto, sono lì a dimostrarlo. Lusinghieri, segnano una delle tappe fondamentali del percorso artistico di Alberto Toni. I temi, la materia poetico-affabulatoria dei suoi versi si risolvono solitamente nell’espressione di istanze sentimentali rese con delicatezza e pudore; con accenti, ora di contenuta (e perciò meditata) indignazione, ora (più spesso) di malinconico accorato “racconto” di una realtà a volte indicibile nella sua irredimibilità; di un sé perturbato che si dilata fino a comprendere le vite degli altri. Nella presente raccolta, quella materia, quel racconto, si fanno più stringenti, si addensano con un carico di maggiore smarrimento e dubbio in presenza di uno scenario umano dominato dal caos e da un’incontrollabile imprevedibilità di eventi. L’attesa, prezioso sentimento del tempo, aperto a ogni possibilità fantastica (e magari a un possibile incanto) si tramuta in angustia, in ansia “su cosa mai può essere”. E intanto vengono a cessare, o quantomeno vacillano, il sostegno, il conforto altrui. Oscilla il lume / la calda mano degli altri./
La partecipazione appunto ai destini altrui e insieme la constatazione dolorosa di una realtà storica e umana sopraffatta dal disincanto − se non dalla rassegnazione −, sono topoi che innervavano già la poesia di Toni, e che in Vivo così riemergono con parole intrise di più sofferta toccante intensità: Ѐ l’umanità mite al bivio, mentre / per noi, carichi di presente, il cielo / è un improvviso transito di tutto ciò / che è stato... /.
In puntuale corrispondenza con quella materia cui si è accennato, un verso compatto, eppure vibrante delle alterne disposizioni del cuore; che registra frequenti oscillazioni tra luce e ombra: qui disteso e terso, là nervoso e densamente aggrumato , e tanto più imperscrutabile quanto più aperto a una molteplicità di interpretazioni.
Luce e ombra, dunque; chiarezza espressiva, e poi l’oscurità che diventa a tratti, e inaspettatamente, più luminosa dell’usata luce dell’evidenza. La poesia, la buona autentica poesia, è questa.