Pubblicato il 19/07/2011 13:21:25
Pendolari dell’anima fremente dallo sguardo spento c’incontriamo nella stazione abbandonata dove risuona soltanto il canto del vento.
Vetri rotti, abbandonate panche le nostre mani desiderose d’amore dimenticate e stanche.
In tasca biglietto logoro per chissà dove.
La destinazione ignota anelando ad aurore nuove.
Crolla in petali di cenere all’orizzonte la fosca nuvolaglia.
L’ennesima giornata vacua e vuota si spegne nell’ultimo raggio grigio d’un sole che più non illumina, né abbaglia.
Esuli di giorni amari sul treno delle nostre solitudini in estemporaneo viaggio.
Ramingo il sole nel fremito della tendina dal finestrino il paesaggio in fuga le corse nel prato d’un bambino.
Sul nostro viso il medesimo disincanto la stessa tristezza abbandonata sui grigi sedili.
Corre veloce e malinconico il treno su sperduti binari l'occhieggiare di rossi fanali i nostri sguardi esuli da distanze siderali.
Ci guardiamo senza conoscerci seduti fianco a fianco nella sinfonia dei ricordi d’una lontana fanciullezza all’ombra di fioriti cortili.
Specchi d’inquietudine si riverbera la ruga d’una vita in invalicabile solitudine.
Dalla silente condanna non si evade. Splenderà forse il sole domani sul bianche, calcinose strade e noi saremo in perpetuo cammino esuli e lontani.
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