Pubblicato il 11/05/2010 16:30:14
In medicina è noto il caso di Maria Teresa Paradies. Divenuta cieca dopo la nascita, riacquistò in gioventù la vista per effetto di un trattamento magnetico praticato dal medico tedesco Franz Anton Mesmer (1734-1815). Le sue prime impressioni visive furono di spavento. La terrorizzava la faccia degli uomini e di più di tutto il naso. Un caso più celebre è riferito dal vangelo di Marco (8,24). Gesù a Betsaida in Galilea prende un cieco per mano e lo conduce fuori del paese. Gli massaggia gli occhi con un po' di saliva, il cieco vede e la prima cosa che riferisce è questa impressione involontariamente poetica: "Sì, vedo le persone, le vedo come alberi che camminano". La definizione mi comuove perchè nel suo fantastico errore contiene una febbre di verità. La statura eretta è l'origine dell'evoluzione della specie, dal momento in cui si rizza definitivamente in piedi non somiglia più a nessun animale ma agli alberi. Si può imparare di colpo qualcosa di visivo da un cieco, dall'ultimo venuto al mondo della luce, che viene a dire un'impressione, un dettaglio sconosciuto sopra una cosa risaputa. Credo che questo sia il mestiere della letteratura, arte di raccontare una storia non nuova, nessuna storia lo è più, con la verginità di un cieco che la scorge per la prima volta, tornando alla luce stordito d'emozione. Allora una vita, che una storia tra le tante, appare di colpo nuova, mai sfiorata prima.
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