Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
L’ordine morale del Paradiso è un romanzo caratterizzato da una struttura complessa e suggestiva, all’interno della quale convivono dialoghi, riflessioni, lettere, pagine di diario, brani descrittivi e narrativi, che si alternano e si intrecciano fino alla strabiliante esperienza vissuta da Daniele (uno dei tre più importanti protagonisti) durante un temporaneo stato comatoso, e che pure vi s’inserisce con tale veritiera immediatezza da non incrinare la serietà delle tesi esposte e la normalità della trama.
Questo episodio, nonostante la sua natura onirica, ha, allora, la funzione di concretizzare narrativamente quell’idea della cosmonità a cui si accenna già nel prologo dove l’Universo viene pensato e definito come la “Casa comune” di ogni essere intelligente che lo abiti. Sempre nel prologo la presenza degli alieni è supportata da Simone, compagno di Daniele, da un suo avvistamento concreto avvenuto in terra di Calabria. Una simile relazione fra realtà e sogno, dentro la quale facilmente si annullano i confini fra l’una e l’altro, proponendo un concetto di spazialità come infinita possibilità di esistenze e di eventi, viene trasferita anche alla dimensione interiore, così che sentimenti, progetti, idee, guidati dal bene dell’amore, possano avervi diritto a pieno titolo al di là di ogni giudizio preconfezionato e schema costringente.
L’extraterrestre sognato da Daniele durante il coma è, dunque, molto probabilmente la proiezione di quella libertà primaria, prerazionale ed onnisciente, di quell’infinito potere dello spirito libero dai suoi legami con le norme terrene, che gli consente di “vedere” altre realtà ed altri mondi, e di essere, a sua volta, percepito da entità diverse. Dell’extraterrestre e del suo compagno potrebbe, allora, dirsi che esistono con certezza, se è vero che (e questo è un altro credo dell’autore), tutto ciò che è immaginabile è reale.
Daniele e Simone sono una coppia di omosessuali: il primo più spontaneo e meno timido, l’altro più riservato e timoroso. Il loro legame viene finalmente messo in luce dall’incidente subito da Simone che si trasforma nell’occasione che persuaderà la famiglia di lui a sciogliere ogni riserva di natura etica nei confronti della coppia.
Nel romanzo è la vita di Daniele, più che quella di Simone, ad essere raccontata con abbondanza di dettagli concreti e stati d’animo attraverso una serie di dialoghi che egli intrattiene (e durante i quali vengono affrontate le più varie e spinose questioni etico-religiose) con un Monsignore. Essi vengono via via registrati allo scopo di fornire materiale ad un progetto di scrittura, appunto, di un romanzo, ma la sbobinatura, iniziata da Daniele, viene poi proseguita da Simone.
Nel racconto di questa ricchissima biografia, Maggiani si ispira in modo evidente a sé stesso, come si può evincere confrontando certe affermazioni con i numerosi materiali messi a disposizione dall’autore su face-book, o con la sua stessa produzione poetica (l’amore per la fisica, il mare, l’esperienza dell’Accademia, i successi sportivi, la passione per la poesia).
Ma, fra tutti i personaggi che affollano questo romanzo, secondo me, il più sorprendente è il vescovo Alphons Retzinger. Immagino che egli non sia mai esistito; ma se davvero si ispira ad un reale rappresentante della Chiesa, bisognerà ammetterne un’apertura mentale difficilmente riscontrabile nell’ordinario, non solo perché egli non pronuncia condanna alcuna nei confronti di Daniele, lasciando che il suo spirito viva in piena libertà la sua scelta affettiva; ma perché, ad un certo punto, anche lui racconterà la sua vita precedente alla vocazione sacerdotale, rivelando a Daniele le sue storie amorose, tanto con una ragazza, da cui avrà perfino un figlio, che con alcuni suoi amici.
Ma forse non importa che un tale monsignore corrisponda ad un uomo in carne ed ossa; quanto piuttosto che si possa ipotizzare un dialogo così umano e aperto fra i fedeli e i rappresentanti della Chiesa. Egli incarna per l’autore quelle qualità che tutto il clero dovrebbe possedere. Ed allora si legge attraverso l’invenzione di questo personaggio un invito accorato alla Chiesa cattolica perché si apra all’accettazione di ogni forma d’amore fra gli esseri umani.
L’assunto su cui si basa una tale libertà è l’innocenza dell’atto sessuale quando condiviso e vissuto con consapevolezza piena: tutti gli amori raccontati in questo romanzo si nutrono di gesti delicati, accadono dentro la bellezza della natura, sono traboccamenti di gioia e di amicizia, sembrano alonarsi di qualcosa di mistico, una volta caduta la separazione fra la realtà carnale e la dimensione dello spirito.
Possiamo seguire passo passo lo svolgersi della tesi coerente, serrata, appassionata, sostenuta da Daniele per innalzare a dignità l’amore omosessuale: la tutela dei diritti naturali, civili e sociali di qualsiasi persona (pag. 6); la differenza fra etica di Stato ed etica cattolica (pag.11); la necessità di una separazione fra esse per evitare il rallentamento del “progresso dello stato sociale” (pag.13); la riscoperta della trasgressività di Cristo, che ha sovvertito con note di “assurdo e follia” “gli usuali punti di vista”(pag.22); la necessità di sottrarre le persone ad ogni discriminazione “in base alla loro affettività” (pag. 100), e di tornare “ad un’umanità decomplessata” (pag.116) per riappropriarsi del diritto alla felicità (pag. 122), che soltanto è ottenibile grazie ad una rinnovata armonia fra corpo e spirito capaci di danzare con la vita (pag.199). Ma la cosa più eccezionale è che lo stesso monsignore Alphons Retzinger (non senza intento polemico è stato evidentemente scelto questo nome!) approvi questi passaggi logici e talvolta li sostenga e li rafforzi con le sue osservazioni.
Bisogna precisare che il racconto per lo più autobiografico di Daniele non segue un percorso strettamente cronologico, ma è, piuttosto, affidato alla spontaneità della memoria e al naturale svolgimento del dialogo con il Monsignore; e che esso va di pari passo con l’analisi delle proprie esigenze interiori, poiché, di fatto, lo scopo principale perseguito dall’uomo è lo scioglimento di ogni dubbio impediente per la comprensione e la scelta consapevole della strada a cui è davvero vocato da Dio.
Il XVI capitolo del romanzo scioglie la curiosità del lettore: Daniele è partito alla volta dell’Africa, avendo deciso di svolgere laggiù l’attività di insegnante per i bambini di un villaggio. Vi resterà – sappiamo – per sei mesi, dopo i quali tornerà dal suo Simone, che gli scriverà di condividere la scelta e di attenderlo con serenità. La lettera è appunto una testimonianza di armonia tra due necessità non oppositive ma complementari: l’amore per un uomo e l’amore per Dio, poiché, infine, questo è il vero fil rouge del romanzo: l’amore con la sua grazia, la sua libertà, la sua funzione formativa proprio in quanto non ubbidiente che a se stesso. L’amore come desiderio ed aspirazione fondante di ogni uomo: l’Amor che move il sole e l’altre stelle.