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ZEN : luci / colori / stagioni / esternazioni

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 14/07/2011 17:22:02

ZEN : luci /colori /stagioni /esternazioni

(Disciplina del Mahajana Buddhism, pronuncia giapponese della parola chinese Chàn, derivata dal Sanscrito dhyana, che approssimativamente è traslata con "meditazione" o "stato meditativo").

Primavera:
o della pietra grigia, ovoidale, perfetta
sospesa sull’ampia campitura del giardino
sfuma dall’intenso al verde chiaro
colpita dalla luminosità dell’alba che avanza

trasparenze di un gioco di specchi
specchiare di cristalli che si rifrangono
nella limpidezza pura dell’aria
virgineo risveglio di lontananze

spirito di pace, di continuo ricongiungimento
germoglio che avanza dentro l’ampliarsi del tempo
ovulo di vita che rischiara
il passo estemporaneo dell’eterno.


Estate:
o del blocco granito, denso, spaccato dal sole
rosso melograno gravido che figlia e si disperde
nei ciottoli disseminati nel giardino
incontinente

linee che si rincorrono avide, curve che si disciolgono
a dar forma a segni, simboli vaghi
geroglifici d’una età mai dimenticata
occultata nella lucentezza del fuoco

metamorfosi, fughe di solidi che si rincorrono
che si contendono l’eterno riproporsi consistente
delle forme
del divenire della materia.


Autunno:
o dell’infinito ritorno, dal giallo intenso al bruno
al rosso sangue della terra che chiama
concretezza di spasimi, di eventi, di volontà affermate
dentro la brace accesa di soliloqui stanchi

patriarca senza legioni, crepitio d’ossa prigioniere
epitaffi di un’attesa che scorre lenta che stenta a venire
foglie uccise ancora vive palpitanti
cadute nel giardino delle rimembranze

scroscio che s’inoltra negli spazi interstiziali
tra i ciottoli arsi, logorio di pietre come di pianto
cimitero di lagrime sparse sopra i misteri del canto
l’ultima come la prima nota dell’universo.


Inverno:
o della trasparenza del bianco, candore dell’acqua vitale
portento della trasformazione
concezione subliminale della spiritualità dell’anima
dentro il risvolto, la falda del cappello del tempo

immensità del giardino, dimensione della neve
vaghi cristalli di ghiaccio per un’estetica dell’infinito
stretta nel pugno che rimpasta, modifica, ricompone
materia d’uomo

trascendenza, inconoscibilità, immanenza degli elementi
bonsai cresciuto tra le rughe intorno alle gote
conoscenza dei capelli bianchi, delle occhiaie che fondono
la dura pietra, il tronco dell’albero spoglio, ricurvo
.   .   .
sotto il peso degli anni, tutt’uno con la vetusta età.




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