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quanto era bello il mare azzurro d’estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità
*
dalla finestra sentiva il rumore del vento
la vita nel ventre pulsava
i rami sul vetro come unghie
appuntite laceravano la luce
convocavano Dio per vedere
la carne quando è sola
*
non aveva vissuto abbastanza?
ora basta voleva morire nessuno
dovrebbe attendere tanto la morte
nessuno dovrebbe contare i minuti
fra fitte più fonde che strappano
alla vita decente che differenza
c’era fra lui e il letto se non
che lui sentiva il dolore?
*
diceva che la vita era bella se presa a piccole dosi
ogni giorno una piccola fiammella che stai lì a soffiare
può darsi che nemmeno Dio si accorga
che sei viva e ti risparmi la morte
*
sui rami spezzati
come dita
senza unghie
mi ero messa senz'armi
il vento malato
staccava foglie dal tronco
scorticava la ferita
mi ero messa in quel
preciso punto
in quell'accanimento
con le parole in bocca
senza saperne il senso
*
aveva una gamba che non ubbidiva più
una gamba malata, non lei, la gamba
sicché la sua anima era un’maratoneta
la sua anima scorrazzava ovunque
questo era il suo dolore, che l’anima
era finita per zoppicare anche a furia
di trascinarsi il corpo come un peso morto
[ Tratte dal libro La carne quando è sola (Self Editrice, Firenze, 2011) ]