di Ninnj Di Stefano Busà
Viviamo in un mondo di relativismo-nichilismo senza sorgenti di luce, in un’impasse senza presenza divina, proiettati all’interno di una terra brulla e arida che scaraventa ogni giorno di più l’anima in un pozzo nero, senza probabilità di uscita.
Il tempo messianico non ha valore, perché proiettato nel tragico momento della desertificazione spirituale.
La nostra società è in preda al delirio, vince il trionfo planetario dell’assurdo,avendo toccato questa civiltà il minimo consentito dal buon gusto, dalla logica e dagli ideali di vita ispirati dai nostri predecessori.
La matrice cristiana si è allentata fino a divenire un tenue barlume. Vi sono scetticismo e agnosticismo a forgiare anime in pena, perché non trovando gli individui gioia e serenità si piegano ad esperienze e azioni che istericamente consumano incuranti della coscienza e del bene, che sono diventati degli “optional”. Assistiamo ad una crisi dei diritti, prima ancora che ad una crisi d’identità: chi si maschera infatti perde il bene più prezioso, l’ispirazione ad essere se stesso in un contesto naturale di giustizia, di verità, di buono.
Il bene esiste ancora, ma è calato di tono, non rinnova il carattere divino, il senso liberatorio di una condotta esemplare, si perde nei meandri dell’afflizione direttamente provocata da atteggiamenti falsi esperiti sulla base dell’inganno, della speculazione, dell’atteggiamento criminogeno e spavaldo che porta a determinare crimini, malaffare, in una estenuante perdita di valori umani che deteriorano ogni giorno di più il prodotto umano.
Il vero nodo epocale è una sorta d’involuzione socio/culturale che porta ad uno sconvolgimento spirituale e al declino di forme di pensiero che intercettino la bellezza, perseguendo invece un sistema di crisi dolorosa e senza vie d’uscita, materialistica e miope, egocentrica e inumana.
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