Pubblicato il 30/06/2011 15:30:56
Parlami di Te, novello Ulisse.
Con occhi profondi e colmi d’amore tua Penelope dipingerò la tela della sera d’indaco.
Delle lacrime degli achei, incastona il diadema incandescente della nemesi, culla nel bacio del placarsi i tuoi occhi nei miei.
Sussurrami della vita, della guerra, della morte e dell’amore nel mormorio misterioso degli alisei.
T’ascolterò per infinite ore ed il vespro avrò la cascata di fanciullesco riso di Telemaco.
Narrami d’epici perigli d’un uomo che nella selva tenebrosa del dolore fece rinascere nell’alba d’audacia il suo cuore lacerato da rovi di disincanto e menzogneri artigli.
Nella burrasca dell’esistere sfidò il fortunale e sopravvisse.
Guardami negli occhi, malinconico Ulisse. Della tristezza remota Lenisci nel mio sguardo la cupa nota, respira l’estate, il sogno nuovo, nella marina brezza.
E narrami la profezia ombrosa che l’oracolo di Delfi ti predisse. Narrami il trionfo dell’uomo scaltro e d’ingegno che i troiani sconfisse.
Sussurrami del tuo coraggio che spezzò delle velleità e della ipocrisie l’arrugginito, antico ancoraggio.
Inebriami nella fragranza della tua voce soave carezza il tuo sguardo di mare nell’ estiva luce.
Cantami della melodia segreta dell’amare, portami con Te nel sogno di libertà alla deriva.
Lenisci nei miei baci il dolore bruciante dell’ abbandono, il sapore di salsedine d’amara solitudine incantati nell’armonia dell’argenteo ondoso manto che s’estenua alla riva.
Cantami di Te Ulisse, nel bacio della notte nella fragranza del sogno, nel fulgore del purpureo vespro emozionante.
Orienta Tu le vele, disegna le affascinanti arcane rotte all’aureo sestante.
Stringimi nell’abbraccio che sfuma i sogni di cobalto nello sciabordio del mare.
Indicami il lido, l’approdo, il faro dell’abbandono dove torniamo esuli a naufragare.
Sii Tu mio malinconico Ulisse nella tenebra della tempesta accecante il rifulgente incanto, il sorriso di sospirata stella di levante.
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