Guido Brunetti
Frammenti di neuroscienze
Negli ultimi anni, si è notevolmente accresciuto l’interesse per le neuroscienze. Oggi nel mondo ci sono decine di migliaia di studiosi del cervello. Nei secoli, sulla natura del cervello e della mente si sono succedute ricerche ingegnose, ipotesi fantasiose, ricerche strampalate, ingegnose o macabre indagini anatomiche o teorie che nel tempo hanno mostrato la loro inconsistenza e fragilità scientifica.
Il cervello è stato paragonato di volta in volta a un orologio, una centralina telefonica, un computer, a una macchina o a un dispositivo idraulico. Sono state spese ingenti somme nello sviluppo di farmaci per il trattamento della malattia mentale, ma “non è chiaro- precisa Matthew Cobb nel suo libro “Mente e cervello” (Einaudi)- come, e nemmeno se, molti di questi trattamenti, così ampiamente prescritti, funzionano”.
La comprensione del cervello con i suoi cento miliardi di neuroni appare finora la struttura più straordinaria e meravigliosa dell’universo conosciuto. Sembra un sogno “irrealizzabile”, ma la scienza è l’unico percorso in grado di raggiungere questo traguardo. Alcuni scienziati sostengono che non saremo mai in grado di conoscere la natura del cervello e la sua incredibile e misteriosa capacità di generare la mente. Fatto, in realtà, mai provato. Altri autori invece dicono che forse un giorno l’uomo riuscirà a risolvere questo mistero, e comprendere cosa il cervello è, cosa fa e come lo fa. Sono i limiti della ricerca scientifica sottolineati anche da Du Bois-Reymond, quando afferma: “Ignoramus et ignorabimus”, non sappiamo e non sapremo.
Attualmente, le neuroscienze mostrano che la mente è un “prodotto” del cervello, ossia dall’attività dei neuroni. Nel passato, gli scienziati hanno considerato il cuore e non il cervello l’organo fondamentale del pensiero e dei sentimenti. Negli scritti di oltre quattromila anni fa, nella Bibbia e in altre opere la mente- l’anima- era basata sul cuore. Anche Aristotele concepisce il cervello come sede del pensiero e delle emozioni. E’ grazie a Galeno (129 d.C.), uno dei pensatori più influenti della civiltà occidentale, che ci provengono dati ricavati dalla ricerca sugli animali circa il ruolo fondamentale del cervello nel comportamento e nel pensiero.
Uno degli autori più influenti che diede rilievo al ruolo centrale svolto dal cervello e dalla mente fu Cartesio. Gli esseri umani si distinguono dagli animali, secondo Cartesio, “soprattutto per il possesso di un’anima e per l’uso del linguaggio”. Nell’uomo- aggiunge- interagiscono le due parti fondamentali del suo essere: la res cogitans e la res extensa. Sino al XVIII secolo, il ruolo centrale del cervello sembra condiviso da tutti gli studiosi. La mente è considerata “proprietà” del sistema nervoso. A sua volta, Darwin evidenzia una “stretta relazione” tra pensiero e cervello. Ma è il cervello a generare il pensiero. Che viene visto come “secrezione” del cervello, come la bile per il fegato.
Mente, cervello e corpo, per i neuroscienziati, sono "una cosa sola".
In verità, il cervello è fatto come ogni altra parte del corpo di cellule, che lo studioso tedesco Waldeyer chiamò neuroni. Questi sono entità separate. Il cervello ha una natura “plastica” (Santiago y Cajal). E’ come un giardino pieno di un numero infinito di alberi, che possono “generare” molti rami, fiori e frutti “sempre più vari e squisiti”. Dalla rete di cellule vengono generate, secondo R. y Cajal, la mente e la coscienza.
I neuroni si incontrano, c’è un sistema di comunicazione. La comunicazione di un neurone con un altro si chiama “sinapsi”, termine introdotto da Sherrington che deriva dal greco e sta per “abbraccio”. Il cervello è definito da questo neuroscienziato un “telaio incantato”, dove milioni di “sfavillanti navette” tessono un disegno sempre nuovo, un’armonia di variazioni. La vera natura della mente- conclude- è “un mistero”. Non si vede, non si tocca, si aggira nello spazio del nostro mondo.
Secondo il neuroscienziato Paul MacLean, abbiamo tre cervelli. Uno di questi è il cervello “rettiliano”, la parte più antica del cervello, il responsabile dei nostri comportamenti più primitivi. Il secondo è il cervello mammaliano ereditato dai mammiferi inferiori; mentre il terzo è un tardo sviluppo evolutivo che ha reso l’uomo peculiarmente uomo.
Uno dei problemi più grandi e difficili per i neuroscienziati è come il cervello genera la mente e la coscienza. La questione è stata per secoli appannaggio dei filosofi. A partire dalla fine del Novecento, gli scienziati hanno cominciato ad affrontare il tema, riguardante la natura della coscienza. Purtroppo, nonostante centinaia di libri e migliaia di articoli, non vi è “accordo” sul come il cervello produce la coscienza.
La coscienza, per lo scienziato britannico Stuart Sutherland, è “un fenomeno affascinante, ma elusivo; è impossibile specificare che cos’è, che cosa fa, o perché si è evoluta. Nulla che valga la pena di leggere è stato scritto a riguardo”.
All’orizzonte, non vi è il barlume di una risposta, malgrado le immense innovazioni tecnologiche espresse dai metodi di brain imaging. Gli scienziati faticano persino a concepire una definizione precisa di “che cosa è un cervello”. Non sappiamo che cosa fanno i neuroni e nessuno sa ancora spiegare perché l’attività dei neuroni genera la coscienza, come sostengono i neuroscienziati. Tantissime idee, c’è un’ondata gigantesca di dati, ma molte teorie sono vaghe e inutili. Fascino e mistero del cervello e della mente: è il titolo che ho dato al mio nuovo libro.
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