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Il volto umano di ogni processo spirituale

Argomento: Scienza e fede

di Ninnj Di Stefano Busā
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Pubblicato il 09/09/2013 08:51:31

IL VOLTO UMANO DI OGNI PROCESSO SPIRITUALE

 

di Ninnj Di Stefano Busà

 

Ogni processo umano ha bisogno per sortire alla sua umanizzazione di avere dalla sua un comportamento dettato da etiche del pensiero, non di moralismi sui generis, che influenzano negativamente il patrimonio genetico/strutturale della sua vita interiore.

Non se ne esce da questo empasse se il problema non esamina una sorta di pensiero dominante che deve passare necessariamente da un revisionismo storico, ma anche dalla ormai ossidata forma mentis che ci dà inquietudine e malessere.

L’unico rimedio, senza che andiamo a cercarne altri, è l’indagine storica, l’analisi di se stessi che dentro una sostanziale forma radicalmente controversa e paranoica ci deforma la visuale e ci paralizza.

Questi nostri tempi sono davvero la sintesi di un rifiuto alla normalità dell’etica, al recupero di un capitale storico/individuale che ci dia l’essenza e il valore dell’esser(ci).

Siamo in preda ad un mondo che vortica senza più controllo: l’istinto e non la ragione si è impossessato dell’uomo e lo fa suo schiavo in un delirio vulnerabile e catastrofico che mette a repentaglio l’esistenza stessa degli esseri umani.

Una trappola mortale si rivela ormai il superamento del limite estremo che rischia di soppiantare la coscienza e la morale senza più freni inibitori.

Qui non si dice di tornare al medioevo, ma di dare una impostazione di ordine nuovo all’intelletto pensante, in una luce moderna e in chiave di equilibrio della società del postmodernismo, ormai in crisi per i troppi malesseri che porta in sé.

Occorre sganciarsi dalle zavorre di un malessere ingovernabile e riprendere le redini di un carro che sta correndo verso il precipizio.

Questa società planetaria deve rinunciare al clamore e alla violenza, al protagonismo, all’esibizionismo, all’egoismo delle platee, ai lustrini di un perbenismo becero e ottuso per abbracciare un più equo rapporto con la coscienza dell’essere e del divenire.

Bisogna tornare a sentire il respiro della terra, il germogliare dell’erba, il rosso del tramonto, la preghiera del mattino e del Vespro: la parola di Dio che ci assolva dalle colpe di un peccato originale che il mondo ha tramutato in peccato “mortale”.

Con le sue fandonie e menzogne, col suo ostracismo ed edonismo, con la sua malefica strategia all’utile l’uomo ha trasformato il mondo in un plateale mercato all’aperto, dove tutto si può comprare e vendere, tranne la dignità e il buon senso, la logica e l’onestà dei sentimenti.

Ed è a questi ultimi che dobbiamo fare appello se vogliamo salvare il salvabile, se ancora vogliamo dare un volto umano ad un processo spirituale che si fa sempre più lontano e sfumato.

Al contempo però questo processo di recupero delle coscienze richiede una sorta di allontanamento dalle forze del male, una riossigenazione dei processi che rilancino i motivi della cristianità, (laica, non necessariamente ecumenica e bacchettona) della purezza della Verità senza ipocrisie e infingimenti, un rilancio che  ci liberi dal nichilismo responsabile della caduta dei valori e della crisi delle civiltà del terzo millennio.

  

 

 

 

 

 

 

 

vorrei iniziare questa nuova stagione 2013/14 con un famoso pensiero di Einstein, che diventi per tutti noi una sorta di viatico, ma anche un augurio e un impegno di lavoro: “Non possiamo risolvere i nostri problemi con il pensiero che avevamo quando li abbiamo creati”.

 

Credo che questa intuizione dovremmo applicarla con cura sia alle nostre crisi personali che a quelle della cultura, dello stato nazionale, del governo mondiale, e della stessa Chiesa.

Questo è il tempo infatti in cui i problemi che incontriamo a tutti i livelli possono essere risolti solo se modifichiamo radicalmente le forme del nostro pensiero, anzi se cambiamo proprio la nostra forma mentis.

Questo rovesciamento della mente si chiama in greco metànoia.

La meta-noia universale è oggi l’unica via di uscita dalla para-noia globale, e cioè dalla fissazione mentale sostanzialmente suicidaria in cui ci stiamo paralizzando.

 

Viviamo infatti questi anni con la sensazione davvero inquietante di un mondo in preda ad una vertigine senza più controllo. Questa società planetaria iperconnessa e delirante ci appare come una sorta di valanga che precipita a valle portando con sé e travolgendo tutto ciò che incontri: case, villaggi, ecosistemi, strutture mentali, codici morali, sacrosante verità.

 

Meno male che possiamo già da ora e in ogni momento spostarci su diverse e ben più alte e aerate frequenze di pensiero rispetto al misto di angoscia, noia, ossessione economicistica, criminal minds, oscenità e pubblicità offertoci notte e dì dalla comunicazione di massa.

 

Non dimentichiamocelo, fratelli, in specie quest’anno, ne avremo bisogno: in ogni istante l’anima può cambiare punto di vista, elevarsi, sganciare le zavorre mentali, tutto il chiasso e la violenza di questo mondo, e lasciarsi assorbire dal Respiro dell’Eterno: anche ADESSO.

 

Il filosofo morale statunitense Michael Sandel dice che siamo passati da una economia di mercato a una società di mercato, in cui cioè tutto ormai è in vendita: i corpi, gli uteri, gli stessi diritti: possiamo pagare per saltare la fila o per tatuare addosso a qualche povero ragazzo spot pubblicitari o per affittare il corpo di una donna indiana e impiantarci dentro un figlio, magari con lo sperma di un “donatore” sudafricano, o ancora per affittare persone che si sottopongano a sperimentazioni farmacologiche pericolose o semplicemente per farci uccidere.

 

Questo mercato globalizzato delle carni umane in realtà sta per deflagrare: ci sono 600.000 miliardi di dollari di ricchezza fittizia in giro, e cioè qualcosa come 12/15 volte il PIL mondiale, che prima o poi manifesteranno la loro natura di buco nero, smascherando i crimini di decenni di speculazione e di consumi istericamente gonfiati.

 

Ma ancor più ci sono ormai milioni di persone fuori di testa, sballottati dentro esistenze economicamente e psicologicamente insostenibili, vittime anch’esse, insieme ai disoccupati e agli emigrati, di un mondo disumano, la cui vera natura è quella di una Matrix vampiristica universale.

 

La nostra civiltà occidentale ha superato da tempo la linea mortale, la deadline di uno sviluppo ancora pienamente umano, ha smarrito da tempo addirittura il senso comune e unificante di cosa sia l’umano.

Viaggiamo infatti da decenni in zone psico-culturali ben poco umane: osservate, vi prego, con attenzione da questo punto di vista il flusso pubblicitario che ingoiamo ogni giorno, la sua minuziosa educazione, rivolta in specie ai bambini, a uscire appunto dalla sfera dell’umano…

 

L’economista francese Serge Latouche arriva perciò ad invocare esplicitamente una radicale conversione: “Noi occidentali dovremmo trovare l’ispirazione per realizzare una metànoia, cioè un ritorno a noi stessi”.

 

Noi, nei Gruppi “Darsi pace”, lavoriamo appunto per questa conversione dell’intera civiltà cristiano-occidentale ai propri stessi ideali obliterati:

la nostra civiltà, infatti, ormai catastroficamente trionfante e planetarizzata, non ha altre vie di evoluzione umana se non quella di riscoprire in modo del tutto originale la propria matrice cristiana, l’ispirazione cristiano-messianica di tutta la modernità, della scienza come della democrazia moderne, e, purificandone le tendenze nichilistiche, proseguirne la traenza storica.

 

Al contempo però questo processo rivoluzionario richiede anche una purificazione rigenerativa ed un grandioso rilancio della stessa esperienza di fede: l’attuale crisi della fede cristiana infatti sta in realtà alla radice della crisi di civiltà in cui stiamo precipitando.

 

Non usciremo mai da questo precipizio nell’inumano e nell’antiumano se non riscopriremo la nostra sostanza spirituale ebraico-cristiana; e al contempo non riaccenderemo mai questo fuoco di luce sulla terra se non rinnoveremo profondamente e seriamente la nostra esperienza di fede, il senso cioè di una liberazione che superi ogni schiavitù, anche quella della morte.

 

Le donne e gli uomini ancora vivi in questo Occidente sconsolato dovrebbero perciò occuparsi con entusiasmo e determinazione soltanto di questo duplice rinnovamento:

della propria cultura (anche politica) e della propria fede.

 

Di questo immane compito devono occuparsi la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane in primo luogo, ma poi anche quei partiti e quei movimenti culturali e politici che non diano per scontato questo progressivo ed estenuante esaurimento nervoso dell’intera civiltà umana.

 


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