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Che cosa significa essere umano

Argomento: Filosofia/Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 06/06/2022 16:07:53

 

 

Guido Brunetti

Che cosa significa essere “umano”

 

 

Che cosa significa essere “umano” ? Il termine umano o umani ha molti significati. E’ come un grande albero- ha scritto Edoardo Boncinelli nel suo nuovo libro “”Umano” (il Mulino, 2022)- che ha “una molteplicità di radici e di ramificazioni e che non può essere facilmente sradicato né spogliato”. Umano è proprio dell’uomo, è l’essere umano, l’uomo. E’ ciò che deriva dall’uomo. Dal latino “umanum”, proviene da “homo”, uomo, umano. Il tema sulla natura e l’essenza umana è stato avvertito fin dai primi filosofi, a cominciare da Protagora, il quale definisce l’uomo “la misura di tutte le cose”. All’origine, c’è la definizione dell’uomo in rapporto a Dio. La Bibbia scrive: “E Dio disse: facciamo l’uomo a immagine e somiglianza nostra”. Anche Aristotele parla di un “elemento divino” nell’uomo. Sull’uomo come immagine di Dio insistono Calvino e altri pensatori. Spinoza sostiene che “l’essenza dell’uomo è costituita da certe modificazioni degli attributi di Dio”. Da parte sua, Hegel afferma che l’uomo è “essenzialmente Spirito e lo Spirito è Dio. Il cristianesimo, per questo filosofo, è definito come “la posizione dell’unità dell’uomo e di Dio”. Essere uomo, secondo Sartre, è “tendere a Dio; o se si preferisce, l’uomo è fondamentalmente desiderio di essere Dio”. Sono poi numerose le definizioni che esprimono qualità proprie dell’uomo. La più famosa è quella secondo la quale l’uomo è “un animale ragionevole”. Questo concetto esprime la visione del pensiero greco e l’essenza del pensiero di Platone (l’uomo come animale capace dei scienza) e Aristotele ( l’uomo è l’unico animale che abbia la ragione). Socrate e Platone delineano un tipo di uomo volto soprattutto alla conoscenza di sé e a potenziare la natura dell’anima per renderla la “migliore possibile”. Si tratta di una concezione accettata dagli Stoici e dal pensiero medioevale. L’ idea di uomo come ragione è sottolineato anche da altri filosofi. L’uomo- dichiara Pascal- “non è che un giunco, il più debole della natura, ma è un giunco pensante”. Anche Cartesio riduce l’umano al pensiero, a coscienza immediata, spirito, intelletto, ragione. Già Plotino aveva scritto che il posto dell’uomo è “nel mezzo tra gli dei e le bestie ed egli inclina talvolta verso gli uni, talvolta verso le altre; certi uomini sono simili agli dei, altri alle bestie e i più tengono il mezzo”. L’umano è anche capacità di perfezionarsi. L’uomo- dice Kant- ha quel carattere che egli stesso si fa in quanto sa “perfezionarsi” secondo i fini da se stesso derivati, onde come animale fornito della capacità di ragionare “può farsi da sé animale ragionevole”. Questo concetto viene ereditato dalla filosofia contemporanea, soprattutto dall’esistenzialismo americano, quando sottolinea che l’uomo è ciò che egli stesso può o vuole farsi; che continuamente egli progetta il suo modo di essere o di vivere effettivo. L’uomo come possibilità di “progetto” è ammesso anche da Heidegger, Sartre, Dewey e altri autori. Qual è infine la qualità principale dell’essere umano? Un grande umanista, Pico della Mirandola, indicava nella “dignità” la qualità “centrale” dell’uomo, quella su cui puntare per guardare alla nostra esistenza come processo di maturazione. Conclusione. Possiamo definire che cosa sia “umano” un essere vivente dotato di natura e di spirito, di corpo e anima, ragione e sentimento, coscienza e linguaggio. La potenza della nostra mente e le capacità del nostro cervello rappresentano i “tratti essenziali” (Boncinelli) della nostra natura di esseri umani, qualità che ci pongono in posizione unica fra i viventi. La conclusione è che tentare di rispondere all’interrogativo “Cosa vuol dire essere umani”? non si può pervenire a decisioni definitive, poiché “l’umano” è sempre in divenire, e quindi indefinibile.


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